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Il Covid beffa gli sposi Prima il rinvio, poi il numero chiuso

Promessi sposi: Andrea Debortoli e Martina Benin
Promessi sposi: Andrea Debortoli e Martina Benin
Promessi sposi: Andrea Debortoli e Martina Benin
Promessi sposi: Andrea Debortoli e Martina Benin

Il Covid li ha sbertucciati per due volte. Si sarebbero dovuti sposare a Belfiore lo scorso 6 giugno Martina Benin e Andrea Debortoli, 30 anni lei e 35 lui, ma le disposizioni che erano in vigore a causa del Covid li ha spinti arinviare il matrimonio: 140 invitati, già tutto prenotato da un anno, chiesa e villa per il pranzo. Hanno trovato la disponibilità degli organizzatori dello sposalizio nella medesima villa per sabato 24 ottobre: data fissata e 140 inviti rispediti. Martedì scorso, un regalo inatteso: possono partecipare al loro matrimonio solo 30 invitati, con il... biglietto di auguri firmato dal premier Giuseppe Conte. Crisi di pianto per la sfortunata sposa. Poi la domanda: che fare? «Dopo un bel percorso di fidanzamento di cinque anni, abbiamo deciso con gioia di distribuire le partecipazioni di matrimonio: il 6 giugno scorso doveva essere il nostro giorno di festa», raccontano Andrea e Martina. «I mesi che ci separavano dalle nozze sono stati impegnativi, belli ed emozionanti: un giorno desiderato, curato e pensato nei dettagli. Nulla lasciato al caso. Una pianificazione studiata, attenta». Uno stile raffinato che fa trasparire la personalità degli sposi. Ma d’un tratto il sogno si interrompe e il lockdown congela per la prima volta i loro cuori d'innamorati: l’ultima partecipazione è stata consegnata il 7 marzo, è il giorno che segna l'inizio anche della quarantena obbligatoria per la «peste». L’impotenza, la distanza forzata tra loro (Andrea non è di Belfiore), il clima di incertezza, il martellamento di notizie poco rassicuranti dal Tg: i fiocchi bianchi già pronti sul tavolo, pronti per essere appesi alla cancellata, non sono stati più motivo di gioia per i due giovani ma di angoscia. «Trascorrono settimane difficili, increduli nel vedere spazzare via il nostro giorno di felicità», ricordano i due promessi sposi. «Consapevoli della gravità della situazione e nel rispetto delle vittime, pian piano ci rassegniamo con infinita tristezza all'idea di posticipare la data. Così rimettiamo in campo con determinazione idee ed energie e, sostenuti da una grande squadra di familiari, amici e professionisti del settore, riprogrammiamo le nuove nozze per sabato 24 ottobre». Una data certa. Un investimento di tempo, energie, forze e denaro ma finalmente Martina e Andrea tornano sereni. Tutto viene da loro rimodulato, riorganizzato perché si tratta di trasformare un matrimonio estivo in uno sposalizio autunnale. Rimettono in moto la macchina organizzativa e mese dopo mese, settimana dopo settimana, il traguardo si avvicina. Le partecipazioni vengono stampate con la nuova data. Infinite telefonate e mail per avvisare i parenti e gli amici del cambio giorno, del cambio di menu, una nuova scelta dei fiori (perché quelli estivi non ci sono ad ottobre), modifiche pure all'abito da sposa, adattato alla stagione. Spese su spese. La coppia procura anche le mascherine chirurgiche per tutti gli ospiti, organizzano tavoli distanziati: per fortuna la villa è grande e può ospitare fino al doppio degli invitati. Raggruppano gli ospiti per gruppi familiari, in modo da non far entrare in contatto persone estranee. Si raccomandano con i fornitori di procurare e predisporre gel igienizzanti. «Stanchi, ma siamo pienamente soddisfatti perché tutto verrà fatto nel rispetto delle norme previste anti Covid», assicurano i futuri coniugi, «mancano 15 giorni e tutto finalmente è pronto e noi vediamo il nostro obiettivo vicino. E invece la notizia improvvisa che ci lascia senza fiato: matrimoni ridotti a 30 persone. Ci sembra uno scherzo di cattivo gusto, una burla del destino. Ma le informazioni da ufficiose diventano ufficiali. Una decisione improvvisa, senza preavviso né rispetto, nei confronti di chi da mesi e mesi lavora e fa progetti di vita insieme». Con quale criterio ora Andrea e Martina dovranno sorteggiare le 30 persone fortunate che parteciperanno al pranzo nuziale? Chi escludere? Sembra una tombola, un penoso enalotto. «Letto il decreto, ci siamo chiesti perché i matrimoni con 30 persone mentre, al chiuso, il limite per gli spettacoli è di 100 partecipanti. Qual è la differenza?», si domandano i due futuri sposi. Profondamente delusi, amareggiati, tristi, arrabbiati per scelte che impongono di rinunciare a parte del loro sogno. Inutile negare il danno psicologico, emotivo ed economico che si trovano a gestire. Martina ha inviato una mail persino al governatore Luca Zaia affinché modifichi queste ultime disposizioni. Ma pare che nemmeno Zaia stavolta, possa alcunché: solo variazioni più stringenti, semmai. Forse solo un invito al Don Rodrigo (ah no, è un... Conte) di turno affinchè possa vedere con i propri occhi la realtà che devono affrontare i promessi sposi, Che non sono Renzo e Lucia, bensì Andrea e Martina. •

Zeno Martini

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