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I sindaci della Val d’Alpone mettono a disposizione dei medici spazi pubblici

L’iniezione del vaccino antinfluenzale a un anziano
L’iniezione del vaccino antinfluenzale a un anziano
L’iniezione del vaccino antinfluenzale a un anziano
L’iniezione del vaccino antinfluenzale a un anziano

La vaccinazione antinfluenzale estesa è pronta a partire in spazi pubblici praticamente in tutti e cinque i paesi della Val d'Alpone: i primi cittadini hanno sostanzialmente risposto in modo affermativo alla richiesta di collaborazione che alla fine di agosto era stata avanzata dai medici di medicina generale attivi nella valle. I vaccini, stando alle ultime notizie a riguardo, dovrebbero essere disponibili dopo la prima metà di ottobre, con qualche ritardo dunque sui tempi attesi dai medici di famiglia, ma l'organizzazione delle vaccinazioni fuori dagli ambulatori sembra per lo più cosa fatta. L'istanza dei medici si spiega con «il numero più elevato di persone che dovranno essere sottoposte a profilassi antinfluenzale perchè l'obbligatorietà si amplia ai 60-64 anni, e non più dai 65 anni in su, e oltre a persone fragili comprende anche chi le assiste», spiega Claudio Betteli, coordinatore dei medici di medicina generale della valle, «e ciò si traduce in un 30% in più, almeno, di pazienti». Persone che non possono essere assembrate e che, secondo i medici, difficilmente potrebbero essere vaccinate in ambulatori che funzionano tutt'ora solo su appuntamento: uno spazio più ampio, stando agli stessi camici bianchi, semplificherebbe anche l'igienizzazione degli spazi. A Monteforte d'Alpone il sindaco Roberto Costa ha messo a disposizione sia il palazzetto di via Consolini che quello di Brognoligo-Costalunga per agevolare il più possibile la popolazione di capoluogo e frazioni. Lorenzo Ruggeroni, a Roncà, sta approntando gli spazi dell'ex centro diurno per anziani Le Querce, in via Garibaldi, mentre a Montecchia di Crosara il sindaco Attilio Dal Cero ha detto sì alla richiesta di poter utilizzare l'atrio del Centro convegni. A Vestenanova il sindaco Stefano Presa sta definendo la questione con i medici del paese mentre a San Giovanni Ilarione la questione è praticamente all'inizio: «Dai medici operanti in paese ho ricevuto solo la nota che il dottor Betteli aveva inviato loro invitandoli ad attivarsi. Non ho mai sentito nessuno», dice Marcazzan, e così ho scritto io chiedendo loro di farmi sapere quante persone saranno coinvolte, per quanto tempo ci sarà bisogno di questi spazi extra e con che caledandario, quanti di loro saranno coinvolti visto che alcuni hanno ambulatorio fuori paese, le caratteristiche degli spazi a cui pensano ma anche di quanti volontari avranno bisogno per organizzare il servizio. Solo così sarò in grado di rispondere compiutamente».

P.D.C.

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