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I ricoveri dei bimbi ridotti del 70%

La donazione del monitor di ultima generazione alla  Pediatria dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio
La donazione del monitor di ultima generazione alla Pediatria dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio
La donazione del monitor di ultima generazione alla  Pediatria dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio
La donazione del monitor di ultima generazione alla Pediatria dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio

La pediatria smart? Si può, se si rafforza la rete tra il reparto dell’ospedale e i pediatri del territorio. La dimostrazione arriva dall’ospedale «Fracastoro» di San Bonifacio, che durante la fase dell’emergenza Covid-19 non si è fermato un giorno e dove sono stati ricoverati solo il 30 per cento dei bambini rispetto alla norma. «Merito dell’isolamento», esordisce Mauro Cinquetti, primario della pediatria del presidio ospedaliero dell’Ulss 9 nell’Est veronese, «perchè il numero di patologie in atto è crollato del 70%, ma merito soprattutto del rafforzamento dei percorsi clinico-assistenziali definiti in strettissimo rapporto con i pediatri di libera scelta». Da certi punti di vista l’emergenza sanitaria ha fatto piazza pulita dei ricorsi impropri all’ospedale ritornato ad essere il presidio dove trovare un livello più elevato di assistenza, un po’ come è accaduto nei pronto soccorso, riportandoli nell’alveo della vera urgenza. «Il ruolo del pediatra di territorio ha assunto un ruolo cruciale nell’ottica della gestione domiciliare più spinta possibile: è il medico che conosce meglio il bambino e che dunque può valutare, anche in stretto collegamento con il reparto, se come e quando ricorrere all’ospedale. Nel caso in cui non si possa fare diversamente, è lui a prendere contatti col reparto, presentando il caso e concordando le modalità di accesso del bambino con sospetta patologia di qualsiasi tipo», spiega Cinquetti. Si mette in moto così la proceduta di accoglienza secondo percorsi dedicati pensati a salvaguardia del rischio infettivo per il piccolo ma anche del genitore che lo accompagna: «L’accesso è dal pronto soccorso dove partono diversi percorsi a seconda della sintomatologia del piccolo. Durante l’emergenza, abbiamo assistito un solo bambino Covid positivo, ma la differenziazione dei percorsi è cruciale per ridurre al minimo i rischi». È così anche per l’ingresso in reparto dove, oltre ad un accesso dedicato, è stato approntato un mini reparto Covid: si tratta di due stanze che, grazie all’ingegneria clinica, sono anche videosorvegliate con telemonitoraggio da remoto. «SONO AMBIENTI ISOLATI dove vengono avviate tutte le procedure diagnostiche da parte di personale dedicato e protetto dai previsti di dispositivi di protezione individuale. È la zona dove l’approccio rasserenante al piccolo e al suo vissuto, che è tipico di chi lavora coi bambini, viene spinto al massimo», dice il medico. Basta anche solo giocare agli astronauti per togliere ansia quando davanti ti ritrovi persone «sigillate» nelle tute bianche. «Grazie al lavoro rilevantissimo del laboratorio analisi nel giro di due ore al massimo abbiamo l’esito del tampone e possiamo così sciogliere in brevissimo tempo le riserve disponendo il ricovero oppure l’invio a domicilio», dice Cinquetti. Dal tampone passano tutti i bambini che approdano in reparto e, nel caso di ricovero, anche il genitore che per il periodo di degenza si occuperà di loro in ospedale. Un monitoraggio molto stretto «che tutela tutti e che è perfettamente in linea con quello periodico che interessa gli operatori del reparto», spiega Cinquetti, «dove i Dpi non sono mai mancati e dove l’unica positività che abbiamo registrata, e che è stata superata, era conseguenza di un contatto intrafamiliare». •

Paola Dalli Cani

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