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«Ho la soluzione
per abbattere
i Pfas nell’acqua»

La manifestazione di mercoledì dei sindaci veronesi e vicentini, a Lonigo, contro i Pfas
La manifestazione di mercoledì dei sindaci veronesi e vicentini, a Lonigo, contro i Pfas
La manifestazione di mercoledì dei sindaci veronesi e vicentini, a Lonigo, contro i Pfas
La manifestazione di mercoledì dei sindaci veronesi e vicentini, a Lonigo, contro i Pfas

La soluzione dell’inquinamento da Pfas sta nei microorganismi. Questo, quantomeno, è quanto sostiene un ricercatore toscano specializzato in biotecnologie volte al risanamento dell’ambiente, Domenico Prisa, che ieri ha spiegato la conclusione a cui è giunto con i suoi studi nell’ambito di una conferenza stampa tenutasi a Venezia, in Consiglio regionale.

Un incontro organizzato dal gruppo consiliare del M5S che al termine ha chiesto alla Giunta di attivare immediatamente una sperimentazione su larga scala (e la Miteni, la fabbrica sotto accusa per l’inquinamento, si è detta disponibile). «Dopo che per anni gli assessori ci hanno ripetuto che avevano fatto il possibile, ora portiamo a conoscenza di tutti che c’è una soluzione a un problema a causa del quale 350mila veneti rischiano la vita», ha detto il capogruppo Jacopo Berti.

Prisa, nel suo esperimento in laboratorio, ha inserito in acqua contaminata da Pfas che era stata prelevata nel Vicentino, precisamente nel Comune di Sarego, una selezione di microorganismi che è formata da 83 ceppi diversi di batteri e che è la stessa che viene usata in altre attività di decontaminazione. «Il mio obiettivo», ha spiegato lo studioso intervenendo in videoconferenza da Pescia (Pistoia), «era sapere se i microorganismi, che in questo caso si alimentano degli inquinanti perché non li riconoscono, potessero avere un qualche effetto positivo ma certo non mi aspettavo di vedere una riduzione delle sostanze inquinanti così forte».

La presenza di Pfas nell’ acqua, secondo quanto riferisce, è diminuita di cento volte nel giro di un mese. Nel primo campione testato si è passati da un dato di 50,6 microgrammi per litro a 0,88 e 0,56, a seconda dell’introduzione di microorganismi nella percentuale del 5 o 10 per cento. Nel secondo, con analoghe condizioni, da 44,7 a 0,76 e 0,40 microgrammi».

«L’uso dei microorganismi non ha alcuna controindicazione, visto che si tratta di esseri normalmente presenti in natura, è facilmente realizzabile da chiunque ed ha un costo che è dieci volte più basso di quello che viene usato per decontaminare i terreni con le tecniche tradizionali», ha precisato il ricercatore. Secondo il quale è possibile da subito effettuare un utilizzo esteso di questo metodo di disinquinamento.

«Di solito quello che viene verificato in laboratorio si ripete poi anche sul campo, al massimo possono essere necessari degli aggiustamenti», ha sottolineato; prima di spiegare che i costi possono essere ridotti creando strumenti specifici di riproduzione dei microorganismi e di dirsi convinto che essi possano eliminare completamente la contaminazione. Stando alle parole di Prisa, quindi, quella soluzione all’inquinamento che giusto l’altra sera una cinquantina di sindaci ha chiesto con una manifestazione silenziosa e una preghiera davanti alla centrale idrica che alimenta gli acquedotti del Basso Veronese e Vicentino sarebbe già a portata di mano. Non solo: a suo avviso è probabile che gli stessi microorganismi che mangiano i Pfas eliminino altre sostanze contaminanti. «Mettiamoli già da domani allo scarico del tubo che porta a Cologna i reflui dei depuratori vicentini», hanno commentato gli amministratori presenti.

Luca Fiorin

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