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Giro di vite sui locali, è protesta

Montecchia di Crosara: pannello riporta l’ordinanza del «coprifuoco» FOTO PECORA
Montecchia di Crosara: pannello riporta l’ordinanza del «coprifuoco» FOTO PECORA
Montecchia di Crosara: pannello riporta l’ordinanza del «coprifuoco» FOTO PECORA
Montecchia di Crosara: pannello riporta l’ordinanza del «coprifuoco» FOTO PECORA

Stop per tutti a musica e rumori dopo mezzanotte e stop anche a fermarsi a bere fuori dai locali dall’1. Sul doppio divieto imposto a Montecchia di Crosara dal sindaco Attilio Dal Cero, valido per un mese ovvero fino ai primi di agosto, la bocciatura da parte dei titolari degli esercizi pubblici è totale. «Stando col piede in due scarpe, il Comune compie una scelta fortemente limitante e gravemente penalizzante per il paese: non ci si è resi conto che per colpa di pochi a rimetterci non sono solo le attività, ma un paese intero», dicono praticamente all’unisono i cinque esercenti interpellati sull’ordinanza. Tra loro, solo uno ha acconsentito a comparire con il proprio nome. Ad unire i gestori di locali, c’è anche un altro fatto: «Una decisione di questa portata, doveva almeno essere preceduta da un incontro con la categoria. Invece, oltre al passaparola su annunciati provvedimenti», dice Renato Danese, titolare della bruschetteria Re di Fiandra, e con lui tutti gli altri, «tutti ci siamo visti arrivare direttamente il sindaco poche ore prima che fosse emessa». A motivare il provvedimento, come ha spiegato Dal Cero e come recita l’ordinanza, sono stati gli eccessi di caos fuori da alcuni locali (c’è anche ci tiene aperto 24 ore su 24): eccessi che hanno spinto 35 residenti a chiedere al Comune provvedimenti a salvaguardia della quiete e del riposo notturno. Eccessi che, per Dal Cero, spesso sono legati all’uso smodato di alcol: per questo il doppio divieto. «Se i problemi li creano solo alcune attività, è su quelle che bisogna agire, con controlli mirati e, se servono, sanzioni, per far rispettare le regole: è inaccettabile che si colpisca tutti. Io non subirò forti ripercussioni», sottolinea l’esercente Danese, «perché ho molto spazio interno. A mezzanotte spengo tutto e all’1 faccio entrare tutti e continuo a lavorare. Ma come la mettiamo coi miei colleghi che hanno spazi limitatissimi all’interno?». Su questo tasto battono in molti, soprattutto alla luce del via libera ai plateatici concesso ai locali per poter lavorare, salvaguardando le distanze di sicurezza: l’ordinanza, di fatto, ne rende impossibile l’utilizzo dall’1 in poi. Quindi ci sono i rumori: «Cosa devo fare? Incerottare la bocca di chi dopo l’1 esce a fumarsi una sigaretta e a far due chiacchiere? Spengo anche la macchina del caffè?», dice un’altra barista. «Mi sembra di essere tornata a scuola», le fa eco una collega, «quando a fronte di uno che disturbava, la punizione la prendevano tutti». Il punto critico sta nel fatto che lo scorso fine settimana, gli esercenti si sono visti molti clienti andarsene, allontanarsi, dopo aver ricevuto la comunicazione della doppia limitazione: «Si sono spostati a San Giovanni Ilarione e se va avanti così voglio vedere chi metterà piede a Montecchia, posto che in molti casi a far confusione è gente che arriva già su di giri», dice un altro. «Possibile bloccare un paese per 10 firme?», si chiede uno degli esercenti, sostenendo che è probabile che i firmatari siano soprattutto residenti in centro, «si rispetta tutto quello che si deve, ma non si può tappare la bocca ai clienti: i maleducati ci sono, per i quali non posso farci niente, ma a Montecchia c’è anche chi si lamenta del rumore di chi lava i piatti in cucina al pomeriggio!». Più di qualcuno la porta l’ha chiusa in anticipo, dopo l’ordinanza, e sarà così anche nelle prossime settimane: qualcuno parla di perdite del 50 per cento ma a preoccupare è cosa accadrà il trentunesimo giorno. «Gira voce che l’intenzione vera sia di chiudere tutto a mezzanotte e concedere ai locali al massimo tre feste al mese: così Montecchia muore». •

Paola Dalli Cani

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