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Gara al Consorzio di bonifica, assolto

I lavori svolti di recente dal Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta
I lavori svolti di recente dal Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta
I lavori svolti di recente dal Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta
I lavori svolti di recente dal Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta

L’imprenditore Giancarlo Bertelli ha concluso il suo calvario giudiziario iniziato cinque anni fa: è stato assolto in questi giorni con la formula del «fatto non sussiste» dall’accusa di aver tentato di truccare una gara d’appalto, promossa dal Consorzio di bonifica Alta pianura veneta tra l’aprile e l’agosto del 2013 a San Bonifacio. La sentenza è stata letta a Venezia dal presidente della Corte d’appello Luisa Napolitano a quasi due anni di distanza dal verdetto di primo grado. Il 13 maggio 2019, Bertelli era stato condannato in primo grado a Verona ad un anno di reclusione e 500 euro di multa con la sospensione della pena. ATTI ALLA PROCURA. In realtà, la sentenza della Corte d’appello lascia uno spiraglio aperto nell’inchiesta. Nel dispositivo, i giudici lagunari rispediscono gli atti e la sentenza del processo di secondo grado in procura a Verona «per quanto di eventuale competenza in ordine alla violazione dell’articolo 353 bis». Alla luce di quanto emerso sia nel processo di primo grado che in quello d’appello, ritengono i giudici, l’ipotesi di reato da accertare non è tanto quello della regolarità sullo svolgimento della gara ma quello legato al contenuto del bando della gara così come stabilisce la norma penale approvata nel 2010. In pratica, sostiene la Corte d’appello, se irregolarità ci sono state, queste riguarderebbero non tanto l’assegnazione dei lavori decisi dalla commissione di gara, nominata dal Consorzio di bonifica quanto il contenuto del bando di gara. «La condotta eventualmente attribuibile a Bertelli», scrivono i giudici della Corte d’appello nella motivazione della sentenza, è riconducibile «all’esito della perquisizione della sua società» durante la quale sono emerse le bozze proprio del bando di gara «che lì a poco sarebbe stato pubblicato». E questa condotta rispecchia la violazione di una norma diversa rispetto a quella contestata nei due processi a Bertelli. Inoltre i giudici della Corte d’appello sottolineano come questa ipotesi sarebbe già comunque sulla strada della prescrizione e, quindi, non si arriverà mai a sentenza neanche se la procura di Verona decidesse di avviare una seconda inchiesta così come chiesto dai colleghi veneziani. I FATTI. La vicenda ha inizio l’undici febbraio 2012 quando il Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta pubblica il bando della gara di appalto per la costruzione del bacino di laminazione del fiume Agno Guà. Si tratta di un’opera certo non di poco conto: costa all’ente sambonifacese la bellezza di più di 17 milioni di euro. Agli inquirenti, però, c’è qualcosa che non quadra. L’allora presidente del Consorzio, poi deceduto, insiste con i dirigenti e componenti della commissione d’appalto perchè i lavori vengano assegnati all’Associazione temporanea d’imprese, rappresentata proprio da Bertelli. Una circostanza giudicata anomala da alcuni testimoni, sentiti nel processo di primo grado, celebratosi a Verona due anni fa. Gli inquirenti raccolgono così sufficienti elementi per indagare Bertelli che viene indicato nel capo d’imputazione come istigatore della gara truccata oltre al presidente del Consorzio poi deceduto. Nei guai finisce anche il presidente della commissione di gara, Luca Pernigotto che, però, è stato assolto già davanti al gup Luciano Gorra il 20 ottobre del 2017. GENERICITÀ DELL’ACCUSA. Iniziano così i processi e fin dal giudizio di primo grado, il difensore di Bertelli, l’avvocato Francesco Delaini, rileva che nel capo d’imputazione non è descritta la condotta del suo assistito. Il legale ha poi insistito che nè durante le indagini nè nel processo, è mai emersa la prova che l’ex presidente del Consorzio abbia agito d’accordo con lo stesso imprenditore veronese. Questa tesi è stata accolta dai giudici di secondo grado che la riportano nella motivazione della sentenza. «La difesa», si conclude il provvedimento della Corte d’appello, «ha cercato di provare come l’impresa di Bertelli avesse presentato il progetto che meglio si atteneva allo stato dei luoghi». L’ex presidente del Consorzio, quindi, «caldeggiava l’aggiudicazione al gruppo di imprese guidato dal Bertelli», perchè «era effettivamente il migliore». •

Giampaolo Chavan

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