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Mezzane: nel 2020 erano morti in 25

Focolaio in casa di riposo, 19 positivi. Sintomatici due dipendenti non vaccinati

La casa di riposo di Mezzane di Sotto
La casa di riposo di Mezzane di Sotto
Focolaio Covid a Mezzane

Mezzane si risveglia di nuovo con l’emergenza Covid 19. Alla casa di riposo Sacro Cuore, infatti, dopo la primavera orribile del 2020 c’è un nuovo focolaio. In attesa dell’esito dei tamponi molecolari che in queste ore sono stati eseguiti su tutti, ospiti e personale al completo, il primo bollettino è comunque preoccupante: 19 positivi al Sars Cov-2, con ogni probabilità variante delta, di cui 14 ospiti anziani e 5 operatori.

Con una importante distinzione: tra gli anziani uno non è vaccinato e un secondo ha una vaccinazione parziale; tra il personale non si sono mai sottoposti a vaccino un operatore socio sanitario e un dipendente non sanitario. Il centro servizi Sacro Cuore durante la prima ondata era arrivato ad avere 70 ospiti - accertati ma secondo fonti interne anche un centinaio sui 105 presenti nell’ala della struttura colpita - e 19 dipendenti positivi. Il prezzo in termini di vite umane era stato molto alto: l’Ulss 9 ha registrato 25 anziani deceduti, di cui 12 in struttura e 13 dopo il ricovero in ospedale. Questo scenario dovrebbe però rimanere confinato tra i ricordi da incubo dell’emergenza Covid 19 di un anno fa.

Il nuovo focolaio infatti presenta dinamiche diverse: innanzitutto mostra l’efficacia del vaccino visto che gli ospiti positivi sono asintomatici o paucisintomatici; in secondo luogo pone però il problema concreto nelle conseguenze della presenza di non vaccinati tra chi accudisce una popolazione fragile.

Sul caso Mezzane  interviene Manuela Lanzarin, assessore regionale alla Sanità e al sociale. «Noi continuiamo a monitorare tutte le Rsa del Veneto che sono 330 con circa 30mila ospiti. A metà di questa settimana avevamo 32 ospiti positivi. Quella di Mezzane è la prima struttura con focolaio numeroso, 19 positivi. Le persone sono tutte asintomatiche, nessuna ha bisogno di ricoveri» L’assessore sottolinea poi un dato importante: «In tutta la regione non si registra alcun ricovero proveniente da casa di riposo. Dunque l’infezione circola, ma la situazione al momento è fortunatamente sotto controllo».

Impossibile però risalire al paziente zero. Potrebbe essere uno dei dipendenti non vaccinati, come anche il Sars Cov-2 potrebbe essere stato introdotto dall’esterno dal momento che le visite - per quanto con mille cautele - sono comunque ricominciate. Rimane il fatto che nonostante vi sia una norma che impedisce a chi non si è sottoposto a profilassi vaccinale di lavorare a contatto con ospiti o pazienti, qui ancora non era applicata. Precisa sempre Lanzarin: «Non sappiamo qual è il caso indice. Vero che c’è l’articolo 44 che prevede l’obbligo vaccinale per tutti i sanitari, ma le procedure che portano alla sospensione dal lavoro per sei mesi o allo spostamento a mansione diversa sono in itinere, nelle strutture territoriali siamo un po’ in ritardo. Teniamo conto del fatto che al termine della scorsa settimana in Veneto avevamo ancora 16.400 persone del comparto sanitario (compresi i farmacisti) non vaccinate».

 

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Entra nello specifico il direttore generale dell’Ulss 9, Pietro Girardi, che prima di tutto torna alle condizioni degli anziani: «L’allarme è iniziato nel fine settimana, abbiamo trovato gli altri positivi a distanza di un giorno, per fortuna stanno tutti bene. I due operatori non vaccinati sono sintomatici ma nessuno è ricoverato. Uno degli ospiti è stato sottoposto alla terapia con anticorpi monoclonali in Azienda ospedaliera». Intanto prosegue il monitoraggio: «Abbiamo eseguito fino a ieri 261 tamponi molecolari, cioè a tutti». L’Ulss 9 ha al lavoro una commissione con medico legale, infettivologo e altre figure collabora con il Sisp e decide sui casi del personale non vaccinato. «Alle dirette dipendenze dell’Ulss ne abbiamo un centinaio», precisa Girardi. Sta poi al Sisp avvisare i datori di lavoro quando vi sia necessità di far rispettare l’articolo 44 e quindi ai datori di lavoro stessi far partire i provvedimenti del caso. «Certo questo focolaio ci deve far riflettere. Ormai abbiamo imparato cosa fare e cosa no, sono i nostri comportamenti che fanno la differenza. Lo ripeto: mascherina, distanziamento, gel igienizzante e lavaggio frequente delle mani», afferma Girardi con lo sguardo puntato soprattutto all’arrivo dell’autunno, alla ripresa delle scuole e all’uso dei mezzi pubblici.

Francesca Mazzola

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