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«Farmaci per ridurre i Pfas nel sangue»

Pfas e salute: potrebbe esserci un rimedio all'orizzonte, per quanto riguarda la presenza di queste sostanze nel sangue. «Una delle priorità delle nostre ricerche è finalizzata a verificare la possibilità di abbattere i Pfas con metodi che siano di semplice attuazione e di utilizzo generalizzato», ha spiegato durante un incontro pubblico svoltosi a Montagnana, Padova, il professor Carlo Foresta. Foresta è professore di endocrinologia all'università di Padova, oltre che membro da qualche tempo del Consiglio superiore di Sanità, ed è al gruppo di ricerca che lui guida che si devono recenti studi pubblicati su riviste internazionali grazie ai quali è stato scoperto come i Pfas interferiscono sul sistema ormonale e produttivo sia dei maschi che delle femmine. Carlo Foresta è anche a capo di una fondazione che porta il suo nome. «Abbiamo già presentato un progetto sanitario e spero che presto si possa intervenire in maniera farmacologica per quanto riguarda la presenza dei Pfas nel sangue», ha affermato il professore. Il quale, peraltro, ha ribadito che la prima cosa da fare è proprio quella di ridurre le quantità di queste sostanze nel plasma sanguigno. «Si tratta di demoni piccoli, duri ed invincibili, che causano problemi con meccanismi che in parte sono ancora sconosciuti», ha aggiunto l'endocrinologo. Secondo il quale il ricorso alla plasmaferesi, che era stato attuato dalla Regione e che è poi stato fermato in seguito ad un intervento del Ministero della Salute, ha costituito un tentativo «ardito». «La plasmaferesi può essere ancora utile in casi di emergenza, ma servono modalità di intervento più maneggevoli, che spero arriveranno presto», ha sottolineato Foresta. Secondo lui, d'altro canto, quella di abbattere i Pfas nel sangue è l'unica via percorribile per affrontare le conseguenze della contaminazione. «Queste sostanze agiscono usando anche dei meccanismi ulteriori rispetto a quelli noti, perché non si spiegherebbe altrimenti l'insorgere di una serie di patologie in maniera rilevante fra le persone esposte alla contaminazione», ha spiegato il ricercatore. Il quale ha avuto parole di elogio per il lavoro fatto a livello ambientale dalle Regione, ma ha anche sottolineato che «l'aspetto sanitario del tema-Pfas continua a essere l'anello debole» e che lui sta cercando di far sì che questo problema diventi un tema di interesse nazionale. Va detto, infine, che all’incontro Francesco Bertola, di Isde medici per l'ambiente, ha compiuto una disamina degli studi esistenti, mentre Elisa Dalla Benetta, medico di base di Zimella, ha raccontato la sua esperienza, mettendo in luce i tanti casi strani, e a volte difficilmente spiegabili, che ha riscontrato fra i suoi pazienti. •

LU.FI.

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