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«È un immondezzaio, siamo stufi»

Camion in sosta nella Zai di SoaveLa pulizia settimanale dell’area davanti alla Midac: non è sufficiente
Camion in sosta nella Zai di SoaveLa pulizia settimanale dell’area davanti alla Midac: non è sufficiente
Camion in sosta nella Zai di SoaveLa pulizia settimanale dell’area davanti alla Midac: non è sufficiente
Camion in sosta nella Zai di SoaveLa pulizia settimanale dell’area davanti alla Midac: non è sufficiente

Bello, elegante, tirato a lucido. Il centro storico di Soave sembra un quadro senza sbavature: chi negli anni si è succeduto nell’amministrazione lo ha sempre saputo e sempre si è speso nel mantenerlo così, splendente. Tuttavia basta andare una manciata di chilometri più in là, nella zona industriale del paese, per trovare immondizie, rifiuti organici e non abbandonati per terra, cartoni, bottiglie vuote, plastica. E pure questa situazione va avanti da anni. «Sembra che ci siano cittadini di serie A e di serie B», afferma Filippo Girardi, presidente e amministratore delegato di Midac Batteries Spa, che per dimensioni è una delle aziende più grandi del Comune, con un fatturato consolidato di gruppo superiore ai 200 milioni di euro. E che ha sede proprio nel cuore di questa zona industriale «che come molte altre è un po’ abbandonata a sé stessa», aggiunge. E spiega: «Ci sono molti camionisti, soprattutto dall’estero, che hanno la necessità di fermarsi qualche ora durante la notte per dormire, nella maggior parte dei casi nelle loro cabine. Siccome le aree adibite a questo scopo evidentemente non sono sufficienti, vanno dove possono sostare, come il parcheggio pubblico che si trova proprio davanti alla Midac». Che è comodo, a un tiro di schioppo dal casello di Soave e lungo la Regionale. «Il problema», prosegue Girardi, «è che quando se ne vanno lasciano di tutto per terra», perché mancano cassonetti oltre che bagni pubblici. Da due anni l’imprenditore segnala al Comune la questione «che negli ultimi mesi è andata peggiorando, probabilmente perché altre amministrazioni hanno chiuso delle aree nei dintorni e quindi i camionisti si sono riversati qui». Tanto è il degrado che spesso Girardi è costretto a mandare un gruppo di suoi operai a pulire l’area, per renderla presentabile non solo a chi, ogni mattina, la attraversa per andare a lavorare, ma anche a clienti e potenziali tali che sono attesi in azienda. E che, ancora prima di entrare, si trovano immersi in una situazione di degrado. Perché questa strada è il primo biglietto da visita che si trovano davanti: pessimo, nella maggior parte dei giorni. Ed è un problema, perché il fatturato della Midac, come quello di molte altre realtà della zona, dipende da diversi aspetti: da quanto un’azienda appare presentabile, con i suoi prodotti, la sua affidabilità, con le sue risorse ma pure con l’immagine che è in grado di trasmettere. Un’immagine condizionata dall’ambiente che la circonda. «Anche quest’area, come il centro storico, produce ricchezza», commenta Girardi, «eppure il centro è sempre pulito, questa zona sembra invece dimenticata: ma noi paghiamo le tasse al pari di tutti gli altri cittadini. E allora non dovrebbero esserci aree di serie A e altre di serie B». Girardi è ben consapevole che questo problema non riguarda solo Soave «ma accomuna un po’ tutte le zone industriali». Con il sindaco Gaetano Tebaldi c’è stato un confronto anche nei giorni scorsi, nel tentativo di trovare una soluzione per eliminare, o quantomeno ridurre, il degrado nella Zai. «Che non solo è in una posizione strategica», puntualizza Tebaldi, «ma garantisce a chi sosta numerosi servizi, a partire da alcuni supermercati: un elemento che fa prediligere questa area ad altre». Il problema è che tutto ciò che si compra in questi negozi la sera, una volta trascorsa la notte, viene abbandonato lungo la strada. «La questione era stata affrontata anche con il mio predecessore», prosegue il sindaco, «avevamo interdetto anche alcune zone di sosta, ma i camion hanno iniziato a fermarsi lungo la strada, procurando oltre che sporcizia anche disagi per il traffico. Ora ci sono tre operai che vanno una volta a settimana a pulire, ma evidentemente non è abbastanza». Che fare allora? Dall’incontro dei giorni scorsi con Girardi qualche idea è nata. «Con l’avanzo di amministrazione estenderemo a questa zona la la videosorveglianza. Stiamo inoltre ipotizzando la creazione di un parcheggio servito al quale accedere pagando una piccola somma, e dove mettere a disposizione raccoglitori di rifiuti, bagni igienici, una doccia». E Girardi assicura: «Io credo che, a fronte del risultato, anche gli imprenditori saranno disponibile a dare un contributo». •

Francesca Lorandi

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