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Donne e viaggio L’omaggio di Maffeo d’Arcole

Si intitola «Il viaggio (io ce l’ho fatta)» l’ultima installazione realizzata da Maffeo d’Arcole per la festa della donna. L’ha allestita nel parco che accoglie alcune sue opere, davanti al suo atelier, in via Padovana, località Cavalòn. Si potrà visitare per tutto marzo dalle 9 alle 19, senza assembramenti. Fin dagli inizi della carriera, Maffeo Burati ha portato avanti alcune battaglie quali la difesa dell’ambiente, il recupero della civiltà contadina, le lotte sociali e ha sempre condannato la violenza alle donne. Un tema cui si è reso attento lo scorso anno, in occasione dell’8 marzo, quando ha allestito in piazza Bra a Verona la performance «La Gabbia»: ora un docufilm per le superiori. Ciò che ha ispirato Maffeo quest’anno è che ogni 72 ore in Italia, una donna viene uccisa. Ed ecco una figura femminile con un volto grazioso, vestita da mamma di tempi addietro. Una donna con il volto di oggi, nei panni di ieri. Sotto di lei una catasta di sedie rosse, «che rappresentano la famiglia», spiega l’artista, «dove molto spesso avvengono violenze contro le donne e femminicidi. Sono sedie vuote, sulle quali si sarebbero dovute accomodare le donne». Accanto alla donna – modella quattro valigie, simbolo del suo lungo viaggio. Quel cammino che la donna ha percorso dal medioevo ad oggi per le conquiste sociali e civili. Sotto le valigie, Maffeo ha scritto alcune date simboliche: dal diritto di voto (le prime donne a votare furono le finlandesi nel 1906) alla concessione di frequentare licei e università liberamente (avvenuta in Europa nel 1874), dalla prima donna che ha conseguito la patente (nel 1907), alla legge sull’aborto in Italia, dalla legge sul divorzio e sulla riforma del diritto di famiglia (1974), fino all’abrogazione del delitto d’onore, in Italia nel 1981. «Le donne hanno compiuto un lungo percorso per ottenere diritti fondamentali», conclude Maffeo, «e con questa mia opera voglio rendere omaggio e fare memoria di tutte quelle donne che hanno combattuto per rendere le donne libere». •

Z.M.

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