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Donne e anziane i nuovi poveri

Volontarie Caritas preparano pacchi di alimenti da inviare ai più bisognosi DIENNE FOTOL’arrivo di beni di prima necessità alla Caritas di via San Paolo X a Zevio
Volontarie Caritas preparano pacchi di alimenti da inviare ai più bisognosi DIENNE FOTOL’arrivo di beni di prima necessità alla Caritas di via San Paolo X a Zevio
Volontarie Caritas preparano pacchi di alimenti da inviare ai più bisognosi DIENNE FOTOL’arrivo di beni di prima necessità alla Caritas di via San Paolo X a Zevio
Volontarie Caritas preparano pacchi di alimenti da inviare ai più bisognosi DIENNE FOTOL’arrivo di beni di prima necessità alla Caritas di via San Paolo X a Zevio

«I nuovi poveri del comune? Principalmente vedove o donne anziane che vivono sole. Donne abituate a non sprecare neppure un euro perché provenienti da una cultura sobria, magari messe in crisi dal non percepire più i quattro soldi guadagnati facendo le pulizie o stirando i panni per conto terzi. È questo l’identikit di chi è più in difficoltà, secondo la presidente della Caritas parrocchiale, Marisa Turazzi. Il centro di via San Pio X ha riaperto i battenti il 18 maggio, dopo due mesi di chiusura. Ma dietro le quinte i volontari dell’organismo fondato dalla Cei, non sono rimasti fermi. Anzi. «Nel rispetto delle normative, abbiamo lavorato telefonando a quanti sapevamo in difficoltà», dice Turazzi, a capo di una trentina di volenterosi, principalmente donne. Nella squadra, anche una religiosa sempre in prima linea quando c’è da aiutare il prossimo: suor Luigina Schiavetti. «Il cuore generoso del paese ci ha consentito di dare risposte a tanti nuovi utenti. Alcuni li conoscevamo, altri ci sono stati segnalati dai Servizi sociali del Comune, con cui collaboriamo da tempo. Le richieste sono innanzitutto alimentari o pagamenti di bollette. Ma siamo andati anche oltre l’emergenza più immediata». La presidente allude alla Parmalat di Santa Maria: la ditta ha donato prodotti e i suoi dipendenti, autotassandosi, hanno dato un contributo alla Caritas. L’azienda alimentare Aia ha regalato una fornitura di precotti. Con altre è stato comperato un computer portatile, indispensabile a uno studente per superare l’esame di maturità. Un giovane ha beneficiato di un prestito per acquistare un motorino che gli serviva per andare al lavoro. Con un altro anticipo, un secondo ragazzo ha potuto iscriversi alla scuola guida per prendere la patente. «Gli interventi che escono dall’ordinario, sono i più gratificanti perché consentono alle persone di emanciparsi, di mettersi al passo con gli altri", commenta Turazzi. «Emergenza e urgenza ci ha costretti a saltare le procedure burocratiche per capire le condizioni economiche dei richiedenti, prendendo il carico segnalazioni del Comune». Durante il lockdown, il Comune ha distribuito buoni pasto a 200 famiglie. Alla Caritas dà man forte la San Vincenzo, grazie anche ai proventi ricavati con la raccolta di ferro vecchio e le offerte raccolte la domenica delle Palme. Altri importanti aiuti arrivano dal Banco alimentare di Verona e da Betania, l’associazione di Bosco di Zevio considerata un «gigante» nel rifornire di cibarie e altri generi di prima necessità, a costo zero, quanti navigano in cattive acque. «In questi due mesi abbiamo visto più italiani che immigrati, forse perché, lavorando nei campi, non sono rimasti disoccupati», osserva la presidente. Alla pandemia Turazzi attribuisce il merito di aver reso evidente come la Caritas operi per tutti, immigrati e italiani. Per motivi di sicurezza sanitaria, l’associazione apre due giorni la settimana, il lunedì e venerdì, dalle 9.30 alle 11. Indispensabile la prenotazione contattando lo 045.6050799. Non si sa quanto ancora potrà durare la pandemia. Di certo ha assottigliato le scorte alimentari del Centro. Per cui l’appello ai generosi rimane di donare pasta, tonno, olio, farina, scatolame in genere, passata di pomodoro, zucchero, formaggio, verdure, pannolini per bimbi e cose essenziali. •

Piero Taddei

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