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Davide, il rombo d’addio delle Rosse

La benedizione del parroco, don Tiberio Adami, ai funerali dell’operaio FOTOSERVIZIO PECORALe Ferrari dei soci del club di Caldiero schierate addossate ai gradini della chiesa per l’addio a DomaschiAnche gli alpini all’addio a Domaschi, che era delle penne nere
La benedizione del parroco, don Tiberio Adami, ai funerali dell’operaio FOTOSERVIZIO PECORALe Ferrari dei soci del club di Caldiero schierate addossate ai gradini della chiesa per l’addio a DomaschiAnche gli alpini all’addio a Domaschi, che era delle penne nere
La benedizione del parroco, don Tiberio Adami, ai funerali dell’operaio FOTOSERVIZIO PECORALe Ferrari dei soci del club di Caldiero schierate addossate ai gradini della chiesa per l’addio a DomaschiAnche gli alpini all’addio a Domaschi, che era delle penne nere
La benedizione del parroco, don Tiberio Adami, ai funerali dell’operaio FOTOSERVIZIO PECORALe Ferrari dei soci del club di Caldiero schierate addossate ai gradini della chiesa per l’addio a DomaschiAnche gli alpini all’addio a Domaschi, che era delle penne nere

Il rombo delle Ferrari, sei rosse e una gialla, ha preceduto il feretro di Davide Domaschi, l’operaio cinquantaquattrenne di Caldiero morto per un incidente sul lavoro giovedì, all’inizio del turno del mattino, precipitando dal tetto di uno stabilimento dove stava eseguendo operazioni di bonifica dell’amianto su incarico della ditta di cui era dipendente. Tantissimi gli amici, i colleghi di lavoro, i concittadini presenti alle esequie, ma solo in 140 sono potuti entrare nella parrocchiale dei santi apostoli Pietro e Mattia, nel rispetto delle norme anti Covid-19. L’assolato sagrato, su cui il parroco don Tiberio Adami aveva installato un sistema di amplificazione, è stato così il secondo tempio su cui si sono affollati i fedeli, accanto alle Ferrari parcheggiate al limite dei gradini. Davide era molto conosciuto proprio per la sua attività di volontariato e lo spirito organizzativo con la Scuderia Ferrari Club Caldiero, di cui era presidente da tre anni. Il sodalizio, fondato nel 1977, lo aveva accolto negli anni Ottanta, come gli altri 240 soci che costituiscono il gruppo di appassionati del marchio del Cavallino, appassionati di Formula 1 e della Ferrari in particolare, di cui Domaschi possedeva il modello 348, il suo sogno. Il parroco don Tiberio ha preso spunto dalle presenze della Rossa e di tanti associati alla Scuderia Ferrari con la loro casacca rossa tra i banchi per ricordare che «oltre al rosso tanto amato da Davide e dai suoi amici ferraristi, c’è anche la luce del cero pasquale, una luce che vince sempre sulle tenebre». Ha sottolineando poi nell’omelia, come la presenza di tante persone renda evidente che la vita di Davide non ha riguardato solo le persone con cui ha avuto stretti rapporti di sangue, ma l’intera comunità nella quale era inserito. Commentando la pagina di Vangelo dei discepoli di Emmaus che hanno scoperto la presenza di Gesù risorto allo spezzare del pane, ha invitato a guardare a Davide «come un riflesso di quel viandante misterioso che anche noi abbiamo al nostro fianco. Se camminiamo con la compagnia di Cristo arriveremo alla meta con gioia e speranza». Parole di conforto per i familiari, la moglie Zauzsanna, di origine ungherese, la mamma Anna, il fratello Luigi, sono arrivate oltre che dal sacerdote anche dal capogruppo degli Alpini di Caldiero, Giovanni Vesentini, che al termine della messa, dopo la recita della preghiera dell’Alpino, ha ricordato l’appartenenza di Davide al sodalizio, «e il progetto da portare avanti insieme e di cui ci parlavamo spesso, ma ti dobbiamo un grazie per averti avuto come nostro associato». Anche gli amici della classe 1973 lo hanno ricordato per la sua voglia di organizzare la festa di classe, la gentilezza, la cordialità, la disponibilità per i più bisognosi: «Ci tenevi tanto a fare del bene e da lassù proteggici con tuo sorriso silenzioso e sincero». Sono parole che anche il sindaco Marcello Lovato si sente di sottoscrivere. Era presente in forma privata alla cerimonia, con il collega di Isola della Scala Stefano Canazza, che era stato compagno di naja di Davide fra gli Alpini: «Siamo desolati per la perdita di una persona generosa e gioiosa ed è davvero un vuoto per il paese. Le parole dette non sono state di circostanza ma vere perché Davide era sempre disponibile in ogni occasione, sorridente e gioviale, capace di farsi benvolere da tutti. Con l’assessore allo sport stava programmando la festa di fine estate alle Terme e si era già impegnato a portare delle Ferrari», assicura il sindaco Lovato. Orfani della sua guida restano gli associati della Scuderia che si ritrovano al Bar Europa. Il vicepresidente Angelo Zambelli e il segretario Maurizio Meneghelli si organizzeranno con il direttivo per l’elezione di un nuovo presidente, «ma Davide lascia un vuoto incolmabile. Per noi è una grande perdita», dicono mentre gli associati sfilano a toccare la bara. Le Ferrari hanno acceso i motori per accompagnare il feretro al cimitero: «Tutto quello che faceva era destinato in beneficenza, a sostegno dei malati di distrofia muscolare, e per ogni iniziativa che si inventava c’era sempre la finalità benefica prima di tutto», concludono. •

Vittorio Zambaldo

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