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VAL D'ALPONE

Passato da «lupo», futuro da pastore (di anime): l'ex bullo diventa prete

Tutti lo conoscono come «Costina»: domenica, il giorno dopo l’ordinazione, padre Costalunga ritornerà a Castelvero per la sua prima messa
Davide Costalunga prima e dopo: fino a 33 anni una vita spericolata, sabato sarà ordinato sacerdote
Davide Costalunga prima e dopo: fino a 33 anni una vita spericolata, sabato sarà ordinato sacerdote
Davide Costalunga prima e dopo: fino a 33 anni una vita spericolata, sabato sarà ordinato sacerdote
Davide Costalunga prima e dopo: fino a 33 anni una vita spericolata, sabato sarà ordinato sacerdote

Da giovane sbandato fino all’altare per essere consacrato sacerdote, sabato prossimo alle 10.30 in cattedrale a Verona, dal nuovo vescovo monsignor Domenico Pompili. È il cammino da un passato da lupo a un presente da pastore (di anime) di «Costina», alias Davide Costalunga, che tornerà a Castelvero, suo paese natale, il giorno dopo l’ordinazione sacerdotale per celebrare nella chiesa parrocchiale la sua prima messa, sempre alle 10.30.

La trepidazione e i preparativi in paese

Nel paese dell’alta Val d’Alpone fervono i preparativi per l’accoglienza di padre Davide Costalunga: «La nostra chiesa è piccola, ma non c’è problema, mettiamo tendoni sul sagrato», dicono i compaesani. «C’è trepidazione, gioia e orgoglio per la sua totale conversione, qui gli vogliamo tutti bene».

Da oltre dieci anni Costina è nella famiglia Passionista di Caravate (Varese) dove è rinato e nel 2021 ha fatto la professione perpetua e il diaconato nel duomo di Como. Da una vita spericolata fino a 33 anni a pastore di anime in un crescendo di dipendenza da alcol, difficoltà a lavorare, bagordi notturni, socialità azzerata e senza più futuro.

Dalla gioventù «bruciata» alla svolta

«Ho cominciato a lavorare a 14 anni e sbattuto nel mondo degli adulti ho percorso l'unica strada che ho conosciuto: birra, discoteche, night… e tutto ciò che mi ha fatto morire dentro», racconta il religioso. Il 7 febbraio 2012 la svolta, fulminea e inaspettata.

«Erano vent’anni che non andavo in chiesa e mia mamma stava molto male. Non potevo e non dovevo perderla. Era rimasta solo lei ad amarmi. Solo lei a versare lacrime per me». «Costina», ridotto a un relitto umano, si lasciò trascinare dalla sorella Barbara in un pellegrinaggio.

Sulle prime se l’è spassata: «Lì a Medjugorje la birra costava poco e mi dicevo: è questo il paradiso. Poi mi sono avvicinato alla confessione. Sono stato ascoltato, amato, aiutato. E sono scoppiato in un pianto liberatorio».

«Costina» guardava il mondo con occhi sbagliati e una «luce» glieli aveva riaperti. Ora è un’altra persona e lui stesso parla di «Costina» come altro da sé. Quel corpo oltraggiato da bagordi quotidiani, adesso emana tutta la felicità che ha dentro.

La scoperta di Gesù

«Ora mi piace tutto quello che faccio e se c’è qualche mezz’ora libera via… Bcs (decespugliatore, ndr), orto, galline. Non ci si ferma. Noi viviamo di Provvidenza». «Ad agosto sono stato quattro giorni a Castelvero, in famiglia, e di sera alla sagra è stato bello incontrare gli amici di un tempo, fare battute. Con loro c’è una bella amicizia», racconta e non si turba: «Sì, c’è anche chi dubita. Chi non ha colto la bellezza e lo splendore di quello che sto facendo e allora pensa che sia una burlata. Invece, da quando ho scoperto la fede, ho scoperto Gesù che è venuto a prendermi nel mio inferno. Io ero morto dentro».

Sorride: «Ora la sera non vedo l'ora di addormentarmi per svegliarmi al pensiero di tutte le cose belle che devo fare, donandomi. Il mio passato mi fa apprezzare tantissimo la vita. Prima quando mi svegliavo mi chiedevo: ma perché un'altra giornata? Io voglio sparire, scomparire».

Qualche settimana fa padre Davide è tornato a casa in contrada Costalunga e si è preso una pausa per raccontarsi sul sagrato della chiesa di Vestenanova, dove i parroci don Michele Valdegamberi e don Alessandro Scandola sono stati per lui un importante punto di riferimento.

Con padre Marco Panzeri, suo superiore e responsabile, ha incontrato i gruppi del nordest veronese per il progetto che lo porterà nella Casa passionista in Tanzania dal 20 novembre al 10 dicembre («Lì abbiamo un asilo, un ospedale e una stalla con 300 mucche per insegnare il lavoro alla gente del luogo»).

Un futuro da dedicare ai giovani sbandati

Nel suo futuro ci saranno i giovani soggiogati da tossicodipendenza, alcolismo, pornografia, violenza, stupri. «Ci sono ragazzi stanchi e confusi. Si rinchiudono in se stessi e quando chiedo Perché ti fai le canne? mi rispondono Perché sono stressato. Non hanno una meta. Cellulare e divano sono il loro orizzonte».

Negli eccessi degli altri Davide rivede se stesso e sente forte il dovere di aiutarli a risollevarsi: «Ci vado giù pesante con i ragazzi, cerco di svegliarli, di scuoterli». La figura di sua madre, spentasi nell’anno della rinascita, lo guida: «Mia mamma era una roccia, non si è mai arresa fino alla fine, non posso dimenticare le sue lacrime simili a quelle di tante madri di ragazzi disfatti».

Conosce bene le sfaccettature del disagio giovanile: «Bisogna essere capaci di “spiazzare” un giovane sull’orlo del baratro. Una mamma che va in camera del figlio, gli dà un bacio, gli mostra il suo affetto, il suo amore… che insomma non si arrende, ecco può fare il miracolo».

Non ha dubbi Davide: «L’amore vince su tutto». Ha fatto tesoro del «Costina» che era. «Ho un’emozione fortissima e non vedo l'ora di fare questo passo. C'è a volte una voce che mi dice “Fermati. Dove stai andando?” Io ne sento tutto il peso. È una grande responsabilità. Ma devo aiutare tante persone, perché ho fallito e voglio essere un faro».

«Già. Il Passionista», spiega Padre Marco Panzeri, «ha il carisma, un dono soprannaturale, della passione di Gesù. La solidarietà è la nostra missione nelle parrocchie e all'estero. Siamo presenti in 62 nazioni del mondo».

Mariella Gugole

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