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Così il virus è giunto in Val d’Alpone

Una ragazza si sottopone al test del tampone
Una ragazza si sottopone al test del tampone
Una ragazza si sottopone al test del tampone
Una ragazza si sottopone al test del tampone

«Ragazzi vi scongiuro: se fate il tampone, nell'attesa dell'esito state a casa ed invitate i vostri contatti più recenti e stretti a fare lo stesso!»: lo grida Anna, nome di fantasia, una delle mamme dei ragazzi coinvolti, a Montecchia di Crosara, nel boom di contagi da Covid-19. «Ho colto la grande preoccupazione del sindaco Attilio Dal Cero, il suo richiamo alla responsabilità che ognuno ha ma ritengo giusto spiegare che il Covid-19, a Montecchia, ci è tornato arrivato dritto dritto da Rimini», esordisce la donna, «e le cose vanno raccontate perché sono la cronaca di un focolaio quasi evitato, perché puoi essere asintomatico ma sei assolutamente infetto. Non criminalizzo né la vacanza, né le feste, né la discoteca: il problema è il comportamento perché se non c'è senso di responsabilità quello che è successo si ripeterà chissà quante volte quando, tra poco più di due settimane, i ragazzi torneranno ad incontrarsi a scuola». Nel caso specifico, comunque, la storia inizia nella prima decina di agosto col rientro dalle vacanze sulla riviera romagnola di un gruppo di dieci ragazzi: «Uno di loro, dopo qualche giorno ha accusato perdita del gusto e dell'olfatto. Una fortuna perché, diversamente, la catena dei contagi non si sarebbe potuta fermare e avremmo cinque positivi in giro per il paese, bombe a orologeria. Il 13 il gruppo si ritrova di nuovo in un bar e alcuni di loro partecipano ad una partita di calcetto assieme ad altri ragazzi». «Nel frattempo», racconta la donna, «il ragazzo sintomatico viene spedito a fare il tampone e a Ferragosto, benché in attesa di risposta, decide di partecipare a una festa dopo aver chiesto ai compagni di vacanza se può andare indossando la mascherina. Solo in due gli dicono di no, gli altri acconsentono e lui partecipa: ci sono una ventina tra ragazzi e ragazze e due di queste, nel corso della serata, si spostano a un'altra festa. L'esito del tampone arriva il giorno dopo: è positivo». In molte famiglie si scatena il panico e i genitori si attivano coi propri medici di base: va fatto assolutamente il tracciamento dei contatti e ci si riesce grazie ad alcune famiglie e ai medici di medicina generale. «Partono i tamponi ma il problema preoccupa anche i contatti secondari, per i quali viene previsto solo l'isolamento fiduciario: alcune famiglie hanno dovuto interrompere il lavoro, prolungare le vacanze dei dipendenti, chiudersi in casa. Il 20 agosto arrivano i referti: quattro positivi asintomatici a Montecchia, uno a San Giovanni Ilarione, quattordici casi sospetti che, ad oggi, sono fortunatamente tutti negativi ma sarebbero una ventina le famiglie in isolamento. Alcuni dei contatti secondari, non riuscendo a gestire la preoccupazione, si sono sottoposti a tampone privatamente, risultati fortunatamente negativi». Il racconto di Anna rivela tutta l'angoscia di quei giorni, «perché ti rendi conto di poter essere stata una inconsapevole fonte di contagio: cominci a far mente locale su chi hai incontrato e visto, ti manca il respiro al solo pensiero di aver cagionato danno a qualcuno». Condanne? «È stato un comportamento sconsiderato e incosciente da parte di più ragazzi ma non mi interessa dar colpe quanto far riflettere e ringraziare, manifestando tutta la mia solidarietà, le famiglie che essendo state a contatto diretto o indiretto con i positivi hanno deciso di isolare i figli e di isolarsi per rompere la catena. Io sono sfinita, l'angoscia che ho provato e l'attesa per l'esito dei tamponi sono snervanti». Poi l'appello: «Ci vuole solo buon senso, da parte dei ragazzi e da parte delle famiglie. Di tutti. Se uscite per divertirvi pensate a chi vi aspetta a casa e a chi tenete di più: ci vuole testa e rispetto per se stessi e gli altri», conclude, «e dopo una cosa del genere mi lascia senza parole sentire che in paese si discuteva più sulla foto di una piazza gremita uscita sul giornale che sulla gravità di quel che è successo!». •

Paola Dalli Cani

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