<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Colpo in casa dello scultore I carabinieri studiano i video

Lo scultore Giancarlo Chiaralunzi, la vittima della rapina
Lo scultore Giancarlo Chiaralunzi, la vittima della rapina
Lo scultore Giancarlo Chiaralunzi, la vittima della rapina
Lo scultore Giancarlo Chiaralunzi, la vittima della rapina

Stanno sviluppando le indagini, i carabinieri. Stanno verificando i filmati di qualche telecamera sul territorio per capire qualcosa in più della rapina messa a segno ai danni di Giancarlo Chiaralunzi, lo scultore settantacinquenne che venerdì scorso è stato vittima della rapina di Mezzane. I carabinieri, sia di San Martino Buon Albergo che di Verona si sono messi subito al lavoro per cercare di raccogliere qualche traccia, qualche indizio che li possa far risalire agli autori del colpo. Sono partiti dalla descrizione dell’auto utilizzata da quella che si presume fosse una complice dei banditi: quell’auto di colore blu con i fanali distrutti. Così era stata descritta l’auto della donna con i capelli a caschetto nero. Che però poteva indossare una parrucca. Inoltre, dato più allarmante, nelle mani di quei rapinatori c’è l’arma posseduta dall’uomo, una pistola Luger, che i malviventi si sono portati via durante il colpo. Cercavano «oro, Rolex», i due banditi, con il volto coperto da un passamontagna che sono entrati nell’abitazione dell’uomo che è adiacente al parco della locale casa di riposo, affacciata sulla Provinciale. La stradina a fianco all’abitazione, dove l’uomo vive con la compagna e che va in collina è molto stretta. È stata quella tutto sommato la fortuna che ha impedito ai banditi messi in fuga di risalire sull’auto della complice e scappare via. L’arrivo di un’altra auto in senso contrario li ha costretti a scappare a piedi attraverso i campi. Secondo quanto raccontato dalla vittima infatti, fuori dalla sua abitazione c’era la complice dei due malviventi. «Una donna con i capelli neri, tagliati a caschetto», ha detto Chiaralunzi, «che quando ha visto rientrare la mia compagna è risalita in auto, impedendo il passaggio anche a un falegname che abita in questa via». Doveva essere una rapina o un furto quello messo a segno nella casa di Chiaralunzi? Forse il palo ha notato la compagna dell’uomo uscire di casa e ha supposto che nell’abitazione non ci fossero altre persone. Forse. Oppure i banditi hanno atteso che lo scultore fosse da solo in casa e sapendolo anziano e malato hanno deciso di entrare in azione per svaligiare la casa? Ma si tratta di una supposizione. «Ero a letto», ha detto l’uomo ai carabinieri, «ho sentito dei rumori nella zona giorno. Ho ipotizzato che la mia compagna fosse rientrata a casa perchè mi aveva detto che stava fuori mezz’ora per fare la spesa». E invece l’uomo s’è ritrovato in camera da letto due uomini con il passamontagna in testa e una pistola in pugno, oltre ad una mazza da baseball che poi hanno lasciato sul posto. Attorno alla mazza, una calza da donna avvolta. I militari hanno sequestrato quel legno, sperano che ci siano sopra delle impronte digitali. La casa dell’artista che aveva posseduto per un periodo l’Art cafè qui in città è ricca di opere d’arte, ma i malviventi non le hanno portate via, nè, in un moto di stizza, non trovando contanti, si sono accanite contro di esse. «Confido molto nei carabinieri, sono stati attenti a tutti i dettagli, spero che con le loro indagini arrivino a scoprire i responsabili. In questa zona ci sono stati tanti furti, puntano alle case isolate, rubano sempre contanti e oro, oppure orologi di marca, quelli che avevano chiesto anche a me, ma non ne avevo. Di certo così si vive male. Sentirsi puntare una pistola alla testa è un’esperienza devastante. Soltanto chi l’ha vissuta può capire di cosa stiamo parlando». •

Alessandra Vaccari

Suggerimenti