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Cluster di contagi nell’Rsa Un caso tra gli ospiti di Bolca

Interni della casa di riposo di Monteforte, in uno scatto di qualche mese fa
Interni della casa di riposo di Monteforte, in uno scatto di qualche mese fa
Interni della casa di riposo di Monteforte, in uno scatto di qualche mese fa
Interni della casa di riposo di Monteforte, in uno scatto di qualche mese fa

Quindici ospiti positivi alla Rsa di Monteforte, positivi otto lavoratori (cinque dei quali sono operatori) e positivo anche un ospite della casa San Camillo di Bolca: dopo una prima fase in cui il Covid-19 era rimasto fuori dalle strutture della Fondazione Don Mozzatti d’Aprili, la seconda ondata ha invece già fatto capolino. «Gli anziani stanno tutti bene, alcuni presentano qualche blando sintomo, altri nessuno. Nessun sintomo nemmeno per i lavoratori», ha comunicato ieri Carlo Bergamasco, presidente della Fondazione che a Monteforte si occupa di una Rsa con 92 posti, dei 25 anziani autosufficienti della Barchessa e dei 27 disabili adulti alla comunità Corte Scolette, mentre a Bolca di Vestenanova gli anziani ospiti sono 32. La situazione anomala sembra esserci qui per via di una singola positività: il dubbio di un falso positivo c’è e per questa ragione la Fondazione attende le indicazioni dell’Ulss 9 Scaligera, per programmare quanto prima un nuovo tampone per la persona risultata positiva ma anche il suo compagno di stanza. Il presidente Carlo Bergamasco si dice sereno: fosse stato per lui la notizia l’avrebbe data già sabato sera, poco dopo aver informato dei contagi i familiari, «perché ho sempre parlato di trasparenza. Siamo sereni perché abbiamo messo in campo tutto quello che potevamo ed ora che lo scenario è cambiato non possiamo far altro che attivarci di conseguenza», spiega. Le positività sono emerse tra sabato e domenica, mano a mano cioè che arrivavano i risultati dei tamponi mensili ai quali ospiti e lavoratori sono stati sottoposti tra giovedì e venerdì scorso. «Una doccia fredda», ammette Bergamasco, «ma abbiamo subito preso la situazione in mano. La scelta di mantenere separati i tre nuclei della Rsa è stata vicente perché uno dei tre non presenta alcuna positività: abbiamo dunque riunito nel nucleo dove se ne sono registrate di più gli ospiti positivi del nucleo che ne presentava di meno. Il nucleo è isolato, ha personale dedicato che ha iniziato a lavorare con tutti i previsti dispositivi di protezione individuale e che si muove secondo gli approntati percorsi differenziati: sporco e pulito». La notizia ai familiari è arrivata sabato pomeriggio ed è stata subito aperta una linea telefonica che anche domenica ha permesso ai familiari di avere notizie di dettaglio sui propri congiunti. «Da sabato i familiari degli anziani positivi vengono chiamati quotidianamente da un operatore per aggiornarli», aggiunge il presidente della Fondazione. Da due settimane tutte le strutture erano tornate a chiudere le porte: visite consentite ma con i familiari all’esterno e gli ospiti all’interno della struttura separati da porte a vetri. «Il nuovo scenario ci costringe allo stop per ridurre la mobilità interna e non rischiare contaminazioni tra percorso sporco e pulito», annuncia. La Fondazione pensa ad una gestione dinamica, legata cioè all’evoluzione del contagio: venisse confermata al prossimo tampone la negatività alla Barchessa, questa struttura tornerebbe a consentire le visite, sempre e comunque senza alcun accesso in struttura. «Abbiamo già potenziato le videochiamate, con un tablet ad uso esclusivo di ogni nucleo e inoltre il calendario visite aveva comunque previsto di lasciar liberi due giorni per potenziare l’attività di animazione: proseguiremo in questa direzione», aggiunge. E il morale della truppa? «Non mi viene riferito nessun impatto particolare tra gli ospiti, non è facile invece quello per gli operatori, ma va detto anche che qualcuno di altri nuclei si è già proposto volontariamente se ci fosse necessità». •

P.D.C.

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