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Chiude il nido «Il girotondo» «Ci sono difficoltà insostenibili»

Bambini in un asilo nido
Bambini in un asilo nido
Bambini in un asilo nido
Bambini in un asilo nido

Dopo 32 anni, cala il sipario sulla storia dell’asilo nido paritario «Il girotondo». «Le difficoltà c’erano già, ma ciò che viene richiesto dalle normative legate alla prevenzione del Covid-19 è uno sforzo troppo grande e troppo alto è il rischio per noi: a queste condizioni non possiamo più andare avanti». A parlare è Eugenia Danese, la donna che 32 anni fa si inventò letteralmente il nido e che ha visto passare dalla struttura, dal 2000 ospitata in uno stabile di via Beggiato, generazioni di bambini. Per cercare di tamponare le criticità economiche de «Il girotondo», il Comune di Montecchia di Crosara era intervenuto con un contributo di 2 mila euro e davanti alla difficilissima situazione dell’asilo, in Consiglio comunale, qualche settimana fa, era stato lanciato anche per un SOS dai consiglieri della Lega. Il limite dell’intervento pubblico, aveva spiegato il sindaco Attilio Dal Cero, è che si tratta di una scuola privata. Ora l’annuncio della chiusura, affidato da Danese alla pagina Facebook de «Il girotondo»: «Con tristezza comunico la chiusura del nido. Ci abbiamo messo tutto l’amore e l’impegno che avevamo e con altrettanto affetto vi salutiamo». Con questa chiusura a Montecchia scompare un servizio importantissimo di supporto alle famiglie, ma si crea anche un problema in termini di occupazione: sono quattro, compreso quello di Danese, i posti di lavoro che, così, vanno persi. «Sono sempre stata abituata a lavorare, anche dodici ore al giorno, perché l’asilo è sempre stata la mia casa», confida Danese, «ma una situazione, già difficile dopo la diffusione del Covid, è diventata insostenibile. Per andare avanti dovrei aumentare moltissimo le rette mensili o farmi carico di un rischio economico, e non solo economico, altissimo: non ho le energie per tutto ciò», spiega la donna al limite delle lacrime. Gli ultimi anni sono stati difficilissimi «perché hanno pesato il calo delle nascite ed anche le aperture di sezioni Primavera in molte scuole dell’infanzia, che hanno ridotto il numero dei bambini iscritti. Avevamo trovato un minimo equilibrio, andando da un minimo di 14 ad un massimo di 27 bambini nella nostra struttura, ma le difficoltà c’erano eccome, tanto che avevo chiesto aiuto anche qualche anno fa: non l’ho mai chiesto a salvaguardia del mio posto di lavoro, ma proprio per mantenere un servizio e garantire l’occupazione. Poi c’è stato il Covid». La chiusura dell’asilo nido, protrattasi per mesi, l’incertezza, aiuti rivelatisi coperte troppo corte e poi le regole assolutamente stringenti per ripartire: il problema è serio, anche per le famiglie alle prese con richieste di iscrizione nelle strutture limitrofe anch’esse impegnate in adeguamenti e conteggi di iscrizioni e qualcuno potrebbe restare fuori. •

P.D.C.

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