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Case di riposo, i parenti non entrano

La riunione per decidere se rinviare le visiteSventola il tricolore davanti alla casa di riposo di Monteforte d’Alpone FOTO PECORA
La riunione per decidere se rinviare le visiteSventola il tricolore davanti alla casa di riposo di Monteforte d’Alpone FOTO PECORA
La riunione per decidere se rinviare le visiteSventola il tricolore davanti alla casa di riposo di Monteforte d’Alpone FOTO PECORA
La riunione per decidere se rinviare le visiteSventola il tricolore davanti alla casa di riposo di Monteforte d’Alpone FOTO PECORA

Abbracci ancora rinviati ma dal 15 giugno gli ospiti delle strutture della Fondazione Don Mozzatti d’Aprili di Monteforte d’Alpone e Bolca di Vestenanova potranno rivedersi a tu per tu attorno ad un tavolo in cui saranno separati da una parete di plexiglass. Lo hanno deciso, congiuntamente, consiglio di amministrazione dell’ente e familiari degli ospiti che lunedì per due ore hanno definito la strategia che consentirà di restituire alle famiglie un po’ di normalità. Tanto le strutture di Monteforte, cioè la Rsa, la comunità alloggio Barchessa e i gruppi appartamento delle Scolette quanto il Centro servizi San Camillo de Lellis di Bolca hanno superato indenni l’emergenza Covid-19 ma né il presidente Carlo Bergamasco né i familiari sono minimamente intenzionati ad abbassare la guardia. I nuclei rimarranno inibiti, saranno gli anziani a muoversi per raggiungere le aree individuate per gli incontri e cioè l’auditorium della Rsa nel caso di Monteforte e la palestra o il salone al piano interrato nel caso di Bolca. Percorsi separati, guanti, mascherine, igienizzanti obbligatori, mezz’ora tra una visita e l’altra per consentire le operazioni di igienizzazione: gli appuntamenti si svolgeranno su prenotazione, tre per volta e con la presenza di un operatore e, con la tabella di marcia abbozzata, dal lunedì al venerdì saranno possibili 24 incontri complessivi ai quali aggiungerne 12 nella mattinata del sabato. Il protocollo riguarda i 90 posti della Rsa ed i 30 della San Camillo oltre agli ospiti della Barchessa che vivono al primo piano e non possono dunque approfittare delle finestre del piano terra per rivedere i propri cari. Alle Scolette gli incontri saranno all’esterno, sempre contingentati. La linea privilegiata è che gli incontri si svolgano all’aperto ma «serve grande cautela perché i nostri ospiti sono fragili e basta uno sbalzo di temperatura a creare un pericolo. Meglio essere prudenti oggi perché», ha detto più volte Bergamasco, «sono certo che le cose non possano far altro che migliorare». L’abbraccio di sguardi non sarà negato a nessuno: «Alcuni ospiti sono allettati e non sarebbe stato giusto privare loro di questa possibilità», ha aggiunto Bergamasco ai sette rappresentanti delle famiglie, «ragion per cui, compatibilmente con le loro condizioni di salute, chi non potrà essere trasferito in sedia a rotelle lo sarà col suo letto». Al tavolo, lunedì, c’erano anche il direttore Emilio Tessari e Mirko Zenari, delegato dalla Curia scaligera a rappresentare la parrocchia di Monteforte, membro di diritto del Consiglio di amministrazione. Era la seconda volta che Cda e familiari si incontravano per definire la strategia di graduale riapertura e se la data è slittata al 15 giugno lo si deve sia ai tempi necessari per attrezzarsi sia perchè si confida che nei prossimi giorni dalla Regione Veneto arrivino i chiarimenti su alcuni aspetti indeterminati, che riguardano chi va in visita, e sui quali tanto i familiari quanto il Cda nutrono grandi perplessità e cioè la misurazione della febbre, i questionari-autocertificazione, il test sierologico e la formazione obbligatoria per chi va in visita. Di sicuro c’è che i tablet messi in servizio quando scattò la sigillatura delle strutture rimarranno in servizio e che per stare in piedi la Fondazione dovrà trovare a breve la via migliore per poter accogliere altri 12 ospiti destinati ad occupare altrettanti posti rimasti «freddi». •

Paola Dalli Cani

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