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L'impresa di un veronese

Cristiano sulle strade di Dante: 400 chilometri a piedi da Ravenna a Firenze e ritorno

Cristiano Torreggiani e il suo cammino di Dante
Cristiano Torreggiani e il suo cammino di Dante
Cristiano Torreggiani sul Cammino di Dante

«La prima cosa che avrò voglia di fare quanto tornerò? Ripartire!». Cristiano Torreggiani ai lunghi tragitti a piedi è abituato, ma questa volta si sta superando: da ieri infatti sta affrontando il Cammino di Dante, 400 chilometri ad anello da Ravenna a Firenze e ritorno, 7.500 metri di dislivello e, grosso modo, mezzo milione di passi. È il decimo cammino che affronta nella sua vita, il più lungo: conta di completarlo in 18 giorni. Lo fa nell'anno in cui si celebrano i sette secoli dalla morte del Sommo poeta, nei luoghi che Dante ha attraversato durante il suo esilio da Firenze.

«Ma io sono un po' più avanti rispetto al “mezzo del cammin di nostra vita”», scherza Cristiano, 52 anni. Operatore sanitario all'ospedale di San Bonifacio, abita nel punto più alto della frazione più alta di Mezzane, Castagnè. Per trent'anni il paesaggio l'ha visto scorrere velocissimo dal finestrino, come navigatore di rally. Appassionato di medioevo, fa parte di un'associazione di Montagnana che organizza rievocazioni storiche. Ha già affrontato, fra le altre, la via Matildica, il Cammino dei Briganti, la via di San Francesco (due volte) e il Cammino di San Benedetto, finora il più lungo completato con i suoi 320 chilometri. Il cammino di Dante l'ha spuntata sul cammino Balteo, in val d'Aosta: a decidere sono stati i sostenitori di Cristiano sulla pagina Facebook sulla quale racconta i suoi pellegrinaggi, «La via di Francesco».

 

Ieri dunque Torreggiani è partito dalla tomba di Dante, che è anche la tappa finale, salutato da un rappresentante dell'associazione Cammino di Dante: alla fine del percorso gli consegneranno una «dantesca», una pergamena che attesterà la sua impresa. Ma non basterà consumare le suole per guadagnarla: dovrà anche dimostrare di saper recitare a memoria tre terzine della Divina Commedia. Strada facendo, ci sarà tempo per farlo. La prima tappa, pianeggiante come quelle di oggi e domani, l'ha portato in 19 chilometri a Pontevico.

Da adesso tutte le tappe si faranno più lunghe, man mano che si avvicinano gli Appennini: «E farò anche qualche piccola deviazione per vedere castelli e monasteri», spiega Cristiano. Sulle spalle uno zaino di otto chili (più due di acqua), sulla strada a dargli riparo per la notte parrocchie, monasteri, ostelli o bed and breakfast, con l'organizzazione quest'anno complicata dalla pandemia.

Ma chi glielo fa fare? «Me lo chiedo anch'io», ride, «la verità è che amo stare in mezzo alla natura, ai boschi, mi piace scoprire eremi e castelli abbandonati. E poi», confessa, «con un lavoro come il mio, ogni tanto ho bisogno di staccare, di isolarmi in mezzo alla natura. Quando cammino penso, canto, scrivo. La strada mi ispira. E in giro ho sempre trovato persone curiose e ospitali».

Qualche volta l'ha accompagnato la moglie Giulia, ma quasi sempre ha affrontato le sue imprese da solo. «Forse questa volta mi raggiungeranno per qualche giorno delle colleghe», spiega, «di sicuro ci sarà Ernesto». Che altro non è che... un ramo di carpino, raccolto nel bosco dietro casa e divenuto protagonista di un libro per bambini («Il bosco racconta») che il poliedrico Cristiano ha pubblicato lo scorso inverno, dedicato al tema della conservazione dell'ambiente. «Ernesto lo porto sempre con me», si congeda al telefono, «a lui almeno non vengono le vesciche!»..

Riccardo Verzè

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