Un attimo, questione di un secondo, e poi quel volo nel vuoto. È ancora forte in città il dolore per la tragica morte di Chiara Pajola, la ragazza di 19 anni caduta, neanche un mese fa, per sei metri nel vuoto a Castel San Pietro, che l’altro giorno si è temuto potesse accadere lo stesso anche ad un bambino di sei anni, nell’Est veronese.
Stava giocando sul terrazzino di casa, calciava la palla contro il muro mentre mamma e papà, in cucina, stavano cominciando a pensare alla cena. La palla è andata troppo in alto, oltre il poggiolo e lui, inconsapevole a quell'età dei rischi, s'è sporto per prenderla, per non farla cadere di sotto. È volato giù: sette metri a capofitto, urlando, chiedendo aiuto, ma i genitori dentro non l'hanno sentito. Sono stati gli inquilini del piano di sotto a vedere il piccolo cadere a precipizio e a dare l'allarme. Di corsa all'ospedale di San Bonifacio dove il bimbo è stato stabilizzato e sottoposto ai primi accertamenti. Sotto choc ma sempre cosciente, è stato portato poi al polo Confortini, a Verona, per maggiore sicurezza. Alla fine se l'è cavata con poco: un braccio rotto, niente più. Ma tanta, tanta paura.