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Cacciatori, l’assemblea fa cadere Framarin

Due cacciatori durante una battuta: l’incarico di Framarin rimesso ora nelle mani della Regione
Due cacciatori durante una battuta: l’incarico di Framarin rimesso ora nelle mani della Regione
Due cacciatori durante una battuta: l’incarico di Framarin rimesso ora nelle mani della Regione
Due cacciatori durante una battuta: l’incarico di Framarin rimesso ora nelle mani della Regione

Imboscata all’assemblea dell’Ambito territoriale di caccia (Atc) Vr2 «Dei Colli» convocata a Soave in Borgo Rocca Sveva per l’approvazione del bilancio preventivo 2020-21. Dei 2.300 associati si sono presentati in 337, ma alcuni con in tasca anche fino a 50 deleghe per un totale di 128 deleghe di altrettanti associati non presenti e, grazie al voto per procura, è stato bocciato il bilancio, senza che a verbale fosse messa una motivazione particolare. Ma l’effetto del voto contrario è stato devastante, perché ha portato alle immediate dimissioni del presidente Giorgio Framarin, in carica dal 2010 e della decina di consiglieri del direttivo. L’incarico è stato immediatamente rimesso nelle mani della Regione, che ora avrà due strade: nominare un commissario straordinario che nell’arco di tre mesi convochi nuove elezioni e ricostituisca un nuovo direttivo, oppure prorogare la scadenza dell’attuale direttivo dimissionario fino alle prossime elezioni regionali, visto che non ci sarebbero motivazioni serie per la bocciatura del bilancio. In entrambi i casi comunque, l’effetto del colpo di mano di un gruppo di dissidenti, ha ottenuto di paralizzare l’attività dell’Atc Vr2 in piena stagione venatoria, fermando la gestione dell’Ambito, «e proprio alla vigilia della distribuzione dei cinghioli, cioè delle fascette in plastica messe a disposizione dei cacciatori di cinghiali perché siano applicate al garretto della preda, per contrassegnare la carcassa come regolarmente abbattuta secondo le direttive previste dalla normativa. Se non mi fossi attivato con il socio Gilberto Castagnini per andare nella sede della Provincia a distribuire i cinghioli, azione fatta solo per puro scrupolo di coscienza, tutto ora sarebbe bloccato, comprese le girate al cinghiale che dovevano iniziare il 1° novembre», dice Framarin. È deluso il presidente, non tanto per essere stato costretto alle dimissioni, «perché in realtà avevo dato la mia disponibilità per un anno e mi sono trovato ad essere in carica da nove, ma perché in questa maniera e senza motivo si è voluto sfasciare il miglior ambito di caccia d’Italia, per delle beghe non inerenti all’attività venatoria, ma di carattere politico», aggiunge. C’era del malumore per l’aumento della quota associativa, ma non sembra sia stata questa la causa scatenante. «Anche perché lo stesso colpo di mano è stato operato una decina d’anni fa, anche allora costringendo il presidente alla dimissioni e la Regione a nominare un commissario», denuncia Framarin. «Io sono arrivato all’incarico proprio dopo questi fatti e quindi conosco bene queste strategie: sono anni che il solito gruppo ci prova sempre confidando nella legge dei numeri: per le volte precedenti è sempre andata male, questa volta, anche per l’abitudine non proprio corretta di tanti soci di non presentarsi alle assemblee quando le cose vanno bene e non ci sono problemi, in questo sbagliando di grosso, è arrivata questa sorpresa». Che sorpresa poi tanto non è, se già dieci anni fa lo sgambetto riuscì sempre grazie alle stesse persone e con lo stesso sistema dell’imboscata, che a quanto pare viene ritentato ogni anno al momento del bilancio. «Sono solo ripicche di persone che si divertono a sfasciare le cose costruite da altri. Il nostro ambito è invidiato ovunque, vanta la presenza di cervi, caprioli, cinghiali, daini e mufloni», conclude Framarin, già alla guida del maggiore fra gli Atc, con ben 2.300 associati, ma dei quali, poco più di un centinaio partecipa alle assemblee. •

Vittorio Zambaldo

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