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Bosso e Morricone nelle tele di Maffeo

Maffeo d’Arcole tra le tele dedicate a Morricole e a Bosso DIENNE FOTO
Maffeo d’Arcole tra le tele dedicate a Morricole e a Bosso DIENNE FOTO
Maffeo d’Arcole tra le tele dedicate a Morricole e a Bosso DIENNE FOTO
Maffeo d’Arcole tra le tele dedicate a Morricole e a Bosso DIENNE FOTO

L’Italia e il mondo hanno salutato per l’ultima volta, a distanza di pochi mesi, due grandi della musica italiana: il maestro Ezio Bosso, scomparso lo scorso 15 maggio, ed Ennio Morricone, deceduto lunedì 6 luglio. Maffeo d’Arcole ha voluto onorare i due grandi della musica alla sua maniera, con due sue creazioni artistiche, due tele realizzate di getto, ma che accomunano i due grandi direttori e compositori italiani, ai quali Maffeo è particolarmente affezionato. «Quando dipingo», confessa Maffeo Burati, «ascolto sempre musica, di tutti i tipi. Molto spesso mi sono ritrovato a creare mentre ascoltavo Ezio Bosso ed Ennio Morricone, soprattutto le sue immortali colonne sonore: da quelle composte per i film di Sergio Leone, fino a quelle di Mission, piuttosto che di Nuovo Cinema Paradiso e del Pianista sull’oceano». Alla notizia della scomparsa di Morricone, a 91 anni, compositore e direttore d’orchestra che ha fatto la storia del cinema con le sue colonne sonore, Maffeo d’Arcole ha ripreso in mano un dipinto di quando il maestro ha conquistato l’America, prima con l’Oscar alla carriera e la stella sulla «The wolk of fame», la via che ricorda con una incisione sul selciato i più grandi del cinema. Tra l’altro, Morricone, rivinse l’Oscar anche per il film «The Hateful eight», di Quentin Tarantino, nel 2016. «In quegli anni di successi oltre oceano», racconta Maffeo, «ho dipinto la statua della libertà, la meta di tanti italiani immigrati negli States, mentre canta come un cantante lirico. Canta le note di Enrico Caruso, di Beniamino Gigli, di Maria Callas, di Luciano Pavarotti. Accanto a loro, i grandi interpreti famosi negli Usa, anche Morricone ha conquistato la sua America, imponendosi non solo come compositore di colonne sonore, ma anche di musica pop». Quella statua della libertà sta cantando le canzoni degli immigrati italiani, sta cantando la «La Califfa» di Morricone, sta cantando le note di «C’era una volta in America», ma anche canzoni italianissime come «L’Italiano» di Toto Cutugno, «Nel blu dipinto di blu» di Domenico Modugno, «Italia» di Mino Reitano, ovvero le canzoni più amate dagli emigrati italiani che, quando scorgevano dalle navi la statua della libertà, piangevano per aver raggiunto la meta e per aver lasciato un altro mondo alle spalle. L’altra opera di Maffeo si intitola «Sogno» e l’artista l’ha dipinta sotto l’effetto della commozione per la scomparsa di Ezio Bosso, musicista, pianista, compositore e direttore dell’Europa Philarmonic Orchestra, finché le forze glielo hanno permesso. «Mentre ascoltavo le sue note al pianoforte, appena ho appreso della sua dipartita», svela Maffeo, «quelle atmosfere, quei toni, quelle sensazioni mi hanno suggerito quale colore dovevo usare in quel momento. Mi capita spesso, infatti, che siano le sensazioni ispirate dalla musica che sto ascoltando a suggerirmi quale colore prendere. Così dipinto e musica in quel frangente, diventano una sola arte». «Per me, note e pennellate diventano spesso un tutt’uno», conclude l’artista arcolese, «sono quei grandi compositori che mi suggeriscono ed ispirano cosa stendere sulle mie tele, con la loro grande arte». Ezio Bosso, nell’interpretazione pittorica di Maffeo d’Arcole, è imbavagliato al centro, costretto dalla sua infermità, rappresentata dalla prigione in ferro attorno a lui. Ma lì in mezzo alle sedie, potrebbe esserci ciascuno di noi, mentre sta sognando, mentre ascolta musica. Una musica piena di colori. Una musica che non smetterà mai di suonare e di regalare emozioni. •

Z.M.

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