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San Bonifacio

Bimbo di 6 anni fuggito dallo studio medico
La madre: «Ringrazio chi l'ha aiutato»

San Bonifacio
Un bimbo vicino a un'auto dei carabinieri (Archivio)
Un bimbo vicino a un'auto dei carabinieri (Archivio)
Un bimbo vicino a un'auto dei carabinieri (Archivio)
Un bimbo vicino a un'auto dei carabinieri (Archivio)

Il caso del bambino di sei anni che è stato trovato venerdì pomeriggio a camminare in pigiama e calze antiscivolo sulla strada che da San Bonifacio porta a Monteforte si è chiarito.

Non era uscito dall’ospedale Girolamo Fracastoro, dove non era ricoverato, ma lo aveva fatto da uno studio medico privato. L’Ulss 9 Scaligera, come avevamo già specificato ieri in mattinata, è totalmente estranea a questa vicenda.

 

IL RACCONTO

 «Che ci fosse qualcosa di particolare in quello che è accaduto verso le 17.30 di venerdì, giusto davanti alla mia officina, lo abbiamo notato sia io che un mio cliente con cui stavo parlando in strada», racconta Gianmarino Lorenzoni, che fa il meccanico nel montefortiano in viale Europa. «Mentre stavamo conversando, il mio cliente mi ha detto che c’era un bambino in strada», dice. «Mi sono girato a vedere», continua, «e in effetti il bimbo era sull’altra carreggiata e stava parlando con una persona a fianco di un’auto che era stata messa di traverso, alla presenza di una pattuglia dei carabinieri».

«Ho guardato il piccolo perché mi sembrava di conoscerlo, ma poi, visto che invece non sapevo chi fosse, sono entrato in officina per riprendere il lavoro», conclude Lorenzoni. Lorenzoni solo ieri, una volta saputo cos’era accaduto, è andato a rivedersi le immagini riprese dalla telecamera che è installata davanti alla sua attività. Immagini che, in maniera piuttosto confusa, mostrano il bambino che tenta di superare, lungo il bordo esterno della carreggiata, l’auto ferma sulla strada e una persona che gli parla e lo fa tornare indietro.

 

L'«ANGELO» ANONIMO

Quella persona è un automobilista che stava cercando da tempo di aiutare il piccolo. Lo aveva notato più di un quarto d’ora prima, mentre stava viaggiando lungo la provinciale che dallo stadio Tizian di San Bonifacio porta a Monteforte, poco prima del ponte che si trova sulla confluenza dei torrenti Chiampo e Alpone. Subito si era fermato per chiedere al bimbo se voleva aiuto, quasi in contemporanea con altre due persone che provenivano in macchina da direzioni diverse. Come loro, però, ha dovuto fare i conti con un secco rifiuto. L’anonimo soccorritore, però, non ha desistito, tanto che si è messo scortare da dietro il piccolo, viaggiando alla sua andatura. Dopo un secondo tentativo infruttuoso fatto poco più avanti, è stato solo in viale Europa che è finalmente terminata la fuga in pigiama del bambino che ha ceduto solo di fronte alla lusinga di poter salire sull’auto della Benemerita, una cui pattuglia ha avuto un ruolo determinante nella soluzione di questa vicenda. 

 

IL «GRAZIE» DELLA MADRE

«Grazie a quel papà, a quegli automobilisti e grazie ai carabinieri: senza saperlo hanno realizzato il sogno di mio figlio. È appassionatissimo dell’Arma e ha una collezione di automobiline dei carabinieri lunga così». Luisa (la chiamiamo con un nome di fantasia) quando ieri abbiamo bussato alla sua porta ci ha accolto cordialmente: «Non me l’aspettavo che questa storia diventasse pubblica», ha esordito, «e devo dire che sono più preoccupata per le eventuali conseguenze che per il fatto in sé. Giacomo (anche in questo caso usiamo un nome di fantasia, ndr) è un bambino fragile che venerdì pomeriggio, per un colpo di rabbia irrefrenabile, ha mollato il terapista che lo stava accudendo ed è uscito». Giacomo non è nuovo a scatti del genere, tant’è che si è preferito lasciarlo solo dandogli il tempo di acquietarsi. Peccato, però, che il bimbo non si sia limitato a uscire all’aperto: «La strada sulla quale si è incamminato la facciamo tutti i giorni, non si è posto il problema, si è sentito sicuro: è molto bravo, gli ho insegnato a cosa deve stare attento ed è molto preciso. Questo spiega anche perché non abbia dato confidenza alle persone, per lui estranee, che lo hanno visto per strada in tutina e calze e si sono fermate per aiutarlo». Il grazie sta tutto nello sguardo di questa mamma che rivive i brutti momenti di venerdì e non nasconde la sua montagna di preoccupazioni: Giacomo, dal canto suo, alterna rabbia a entusiasmo perché lui, di sicuro, un momento bellissimo nelle stesse ore lo ha vissuto.

 

«IMPOSSIBILE SCAPPARE DA PEDIATRIA»

«Il reparto di pediatria dell’ospedale di San Bonifacio è strutturato in maniera tale che i bambini che vi sono ricoverati siano sotto costante osservazione». A fornire questa assicurazione è il primario Mauro Cinquetti. «In questa struttura«, spiega, «dove ci sono i bimbi ci sono sempre anche i genitori, i quali, se hanno l’esigenza di spostarsi, devono sempre avvertire medici o infermieri; anche la porta di ingresso, inoltre, viene aperta solo dopo le verifiche del caso». Per questo il medico esprime, a nome anche dei suoi collaboratori, la sua amarezza per alcuni commenti negativi relativi alla sicurezza della pediatria che sono stati espressi in questi giorni sui social network. «Tutti qui lavoriamo per garantire un servizio ottimale, controllando accessi e dimissioni anche per quanto riguarda il pronto soccorso pediatrico e curando anche l’aspetto relazionale, che riteniamo importante se si vuole offrire un servizio positivo ed efficace», conclude Cinquetti. Ieri, intanto, c’è stato anche chi ha utilizzato i social per dare la sua testimonianza in merito alla presenza di venerdì pomeriggio del bimbo solitario lungo la strada che va da San Bonifacio a Monteforte. «L’ho visto e destava preoccupazione perché andava nel senso opposto di marcia, noi tutti automobilisti abbiamo rallentato, increduli di vedere questo bimbo solo», scrive una lettrice che spiega di non essere intervenuta perché tratta in inganno da una signora a piedi a 10 metri da lui».© RIPRODUZIONE RISERVATA

Luca Fiorin

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