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Monteforte d'Alpone

«Batista», il più amato tra i tifosi: un «mito» in Curva e in paese

Giovanni Battista Dian in piazza a Monteforte con la maglia dell’Hellas: numero 1
Giovanni Battista Dian in piazza a Monteforte con la maglia dell’Hellas: numero 1
Giovanni Battista Dian in piazza a Monteforte con la maglia dell’Hellas: numero 1
Giovanni Battista Dian in piazza a Monteforte con la maglia dell’Hellas: numero 1

Semplicemente, un mito: che di lui si parli nel suo paese, cioè Monteforte d'Alpone, o sotto la curva dell'Hellas, il nome di Batista, al secolo Giovanni Battista Dian, per chiunque fa rima solo con una parola, mito appunto.

Si è spento alle prime ore di ieri Battista, in punta di piedi come contrappasso di tutto quel che è stato nei suoi 72 anni di vita: coscritto del Carnevalon de l'Alpon, Battista (o Tita, o Bati come lo chiamavano a Monteforte) è stato uno di famiglia per tanti.

Cresciuto assieme al fratello Flaminio tra le strutture della Fondazione Don Mozzatti d'Aprili, si è ritrovato parte di tante è famiglie, quella della Barchessa (la comunità della Fondazione), quella della cooperativa Il Fiore e, in cima a tutte, quella dell'Hellas.

«Dalle origini e fino alla morte io sarò sempre qua»: lo ha ripetuto per sessant'anni al Bentegodi diventando una vera e propria istituzione conosciuta in mezza Italia. I primi anni allo stadio ci arrivava a piedi, partendo da Monteforte per tempo e «in divisa» cioè in pantaloncini e petto nudo anche se era pieno inverno: una fedeltà assoluta, trasferte comprese, ripagata da tifoseria e società lungimiranti nel comprendere che giocatori e quadri col tempo potessero anche cambiare ma Batista no.

S'era ritrovato così a condividere più volte il ritiro dell' Hellas col ruolo di custode degli impianti e a ricevere praticamente ogni anno la divisa dell'Hellas della sua taglia: così, con addosso la tuta gialloblù, si presenterà a San Pietro per il primo dei suoi «discorsi».

Un cuore puro, come quello di un bambino, un approccio genuino e spontaneo alla vita e in cima a tutto il calcio, Hellas come fede ma pure la Sambonifacese e il Real Monteforte: poi c'era il Batista tuttofare preziosissimo nel dare una mano in Fondazione come in Pro loco, al sindaco come al parroco o all'amica che lo aveva ingaggiato come irresistibile buttafuori.

Un mito, Batista, personaggio da cabaret sul palco del Luni Pignataro come col gruppo delle Pelose nato in Fondazione, capace tollerare i detestati gnocchi quando, dopo la scomparsa di Flaminio, la maschera di Principe del gnoco toccò a lui.

Paola Dalli Cani

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