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SAN BONIFACIO

Auto-fantasma, i truffatori spariscono: un imputato è in Colombia

Gli esterni della concessionaria «Arena auto» chiusa per truffa in località Ritonda
Gli esterni della concessionaria «Arena auto» chiusa per truffa in località Ritonda
Gli esterni della concessionaria «Arena auto» chiusa per truffa in località Ritonda
Gli esterni della concessionaria «Arena auto» chiusa per truffa in località Ritonda

«Loriano Lanfredi si trova in Colombia». Nell’aula della Corte d’assise, si sentiva a malapena due giorni fa il teste, chiamato a deporre dalla difesa. Lui è un ex socio del mantovano che ha escluso il coinvolgimento nella truffa di Lanfredi perché «era molto impegnato già con il nostro autosalone», ha detto. Eppure con la sua deposizione ha aperto un varco nel mistero che circonda il destino del veronese Gianpaolo Bertaroli, 60 anni, e dei mantovani Cristian Ogliosi, 44, Andrea Braiati, 52 e, appunto, Loriano Lanfredi, 47.

 

I quattro sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. In pratica, a parere dell’accusa, avevano aperto nel 2013 l’autosalone «Arena auto srl», in località Ritonda a San Bonifacio per truffare i clienti. Lì ricevevano i possibili acquirenti, «reclutati» attraverso la pubblicità su un sito internet, trattavano l’auto da acquistare, si facevano consegnare la caparra o addirittura l’intero prezzo dell’auto, fino al 5 maggio 2014 quando sono scappati, senza restituire caparre e incassi. Nella sua requisitoria, due giorni fa il pm Elisabetta Labate ha ricostruito l’intera vicenda, concludendo poi con le richieste di condanna. E così la pena più pesante, otto anni e tre mesi, è stata chiesta per Gianpaolo Bertaiola in quanto, ha detto il pm, «ha avuto un ruolo maggiore rispetto agli altri. Su 68 querele, in 58 viene citato Bertaroli. E l’accusa lo indica come amministratore della srl. Sei anni e tre mesi, invece, sono stati chiesti per gli altri tre imputati, considerati dall’accusa gli addetti alle vendite, con una richiesta di condanna complessiva a 27 anni. Chi, invece, è già uscito dal processo è Oliviero Scolari, 48 anni, residente a Bussolengo. Il veronese era accusato di ricettazione per aver dirottato 212.000 euro provenienti dalla concessionaria d’auto prima in una banca di San Marino e poi per aver tentato di trasferire i soldi in una banca lituana.

 

Scolari è stato condannato in primo grado a 4 anni poi ridotta in appello a due. Ha anche restituito i soldi ricevuti dai soci dell’autosalone alle vittime del reato per una somma intorno ai 200.000 euro. All’inizio della sua requisitoria, il pm Labate ha ricordato che «alcuni clienti dell’Autosalone erano stati convocati per la consegna dell’auto il 5 maggio 2018 e si trattava di un’attività che aveva dato un’effettiva parvenza di normalità».

 

Nella prima mattinata di quel giorno, è transitata una pattuglia dei carabinieri di San Bonifacio davanti alla concessionaria dove sostavano gli acquirenti truffati. «E l’inchiesta è nata per puro caso», ha aggiunto la rappresentante dell’accusa in aula. La conclusione della vicenda è alquanto amara: «Sono spariti tutti e quattro con un milione di euro, un giro d’affari molto considerevole. Nessuna auto è mai stata consegnata. Un’organizzazione che sapeva il fatto suo. Gli imputati sono stati identificati grazie anche all’individuazione fotografica operata dalle vittime della truffa. Un’organizzazione che ha lavorato per un anno senza che nessuna auto sia mai stata consegnata».

 

Resta anche il mistero del quinto uomo presente nella concessionaria: «Una teste riferisce di aver visto in concessionaria un altro soggetto oltre ai quattro imputati presenti nell’autosalone tutte le volte che vi si recava», ha detto ancora la pm Labate in aula. La conclusione è amara: «Non c’è stato nessun tipo di risarcimento per le vittime della truffa» se non quello legato al processo a carico di Scolari. È toccato poi ai legali delle 68 parti civile, costituitesi nel processo, presentare le richieste al tribunale, presieduto da Marcia Cecilia Vitolla con giudici a latere Fabio Prota e Arpè. Il processo riprenderà il 9 novembre con le arringhe dei difensori poi potrebbe essere letta la sentenza.

Giampaolo Chavan

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