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Aprono le Terme, via ai primi tuffi

Una piscina alle Terme di Giunone di Caldiero
Una piscina alle Terme di Giunone di Caldiero
Una piscina alle Terme di Giunone di Caldiero
Una piscina alle Terme di Giunone di Caldiero

Le Terme apriranno il 5 giugno - perché considerate, nel complesso, parco acquatico - e chiuderanno il 7 settembre, prima dell’inizio dell’anno scolastico. «C’è incertezza soltanto sull’uso della Brentella e della Cavalla, essendo vasche prettamente termali, le cui sorgenti sono curative. Attendiamo, ai primi del mese prossimo, le ultime indicazioni dalla Regione Veneto», spiegano il sindaco di Caldiero Marcello Lovato, che è stato presidente delle stesse Terme e il vicesindaco Francesco Fasoli. Insomma, è (sarebbe) tempo di ferie a piacimento anziché dei saltuari week end prima del lockdown. Non per il coronavirus, in servizio permanente. Nel 1967, il Comune diventò proprietario delle Terme, affidandole, in seguito, ad un’apposita azienda. Sono dedicate a Giunone: la divinità preferita dalle donne dell’antica Roma. L’acqua è bellezza; il coronavirus, bruttezza. La bellezza salverà il mondo, diceva Fëdor Dostoevskij. Appunto, il mondo: è una pandemia. Il coronavirus non si trasmette con l’acqua. Se ti muovi, non ti contagi. Se ti fermi a chiacchierare, puoi contagiarti perché, anche in piscina, respiri vicino al parente o all’amico. Nel 1992, il Ministero della Sanità certificò le qualità terapeutiche dell’acqua. Nel 1993, la Regione Veneto ne autorizzò l’imbottigliamento. Ci fosse lo stabilimento, l’aerosol medicherebbe, chissà, anche l’infezione da coronavirus. Se qualche Università o clinica pubblica o privata intendesse collaborare con il Comune, saremmo disponibili a discutere di finanziamento, costruzione e gestione. Nel Seicento, si diceva che le acque di Caldiero contenessero «il superfluo sputo». Difatti, la mascherina è obbligatoria fuori dall’acqua, non dentro l’acqua. Nel Settecento, si diceva che le acque prevenissero «i mali degli occhi, delle cavità delle narici e della bocca». La pulizia dell’acqua, già continua, sarà ulteriormente intensificata. Il disinfettante per le mani sarà distribuito in abbondanza. Nell’Ottocento, si diceva che ci fossero «vasche di marmo per bagni isolati». Mentre la Regione Veneto ha circoscritto 7 metri quadrati a persona sia sul prato sia in piscina. Stando alla normativa sul distanziamento, potremmo ospitare 7.100 clienti al giorno. E, di questi, 700 nelle vasche. Prima del coronavirus, eravamo organizzati per 5.000. Solitamente, però, erano 1.500 nei feriali e 2.500 nei festivi. Dunque, ci sono sempre stati più spazi che persone. E se singoli e famiglie manifestassero, dopo il lockdown, la sindrome della capanna: meglio restare un altro po’ al sicuro in casa che rifrequentare luoghi comunque affollati dove si potrebbe compromettere la salute? Abbiamo preventivato anche il 30 per cento in meno di clienti. Ma, tranquillizziamo di nuovo residenti e non residenti: il coronavirus non si diffonde in acqua. Sennò, perché Stato e Regione Veneto - non sindaco e vicesindaco - ci avrebbero autorizzato a riavviare l’attività? E se mancassero i soldi? A Caldiero, sarebbero vacanze economiche, che, tra l’altro, avevi annullato o neppure programmato. Gli addetti stagionali hanno perso il posto? Neppure uno. Un’ottantina lavoravano, un’ottantina lavoreranno. Studenti, la maggior parte. Assunti progressivamente. Siete sì amministratori, ma delegati. Le Terme hanno già un Consiglio di amministrazione. Noi, piuttosto, tramite i Servizi sociali sorreggiamo 200 caldieresi stremati economicamente dall’emergenza sanitaria. Sono individui all’interno di una comunità, alle domande dei quali rispondere; non numeri di un bilancio, da sommare o sottrarre. Comunque, abbiamo speso 50 mila euro e stanziato altri 150 mila euro a sostegno della popolazione. Se necessario, ne aggiungeremo. Quanti ne assistevate in precedenza? Una cinquantina. Qui c’è grande solidarietà: i volontari erano più degli ordinativi a domicilio di alimenti e medicine durante il lockdown. Il 2 giugno 1946 fu indetto il referendum per la Repubblica o la Monarchia. Sindaco: ha esposto il Tricolore sul balcone? Sì, già dal 25 aprile. Ma non ci siamo ancora liberati dal coronavirus. Vicesindaco? Ho appeso l’arcobaleno disegnato dai miei figli. Lovato: andrà tutto bene? No, finché ci saranno persone bisognose d’aiuto. Fasoli? No, finché i bambini non torneranno a scuola. •

Stefano Caniato

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