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Alla riscoperta dell’antico castello

L’area collinare interessata alla ricerca
L’area collinare interessata alla ricerca
L’area collinare interessata alla ricerca
L’area collinare interessata alla ricerca

Mille anni di una storia tutta da scoprire: è quella del castello dal quale Monteforte d’Alpone prende il nome e che l’amministrazione del sindaco Roberto Costa ha tutta l’intenzione di valorizzare. Si comincia tra una ventina di giorni con un primo intervento di pulizia del Parco della rimembranza, quello che i montefortiani vollero realizzare dopo la prima guerra mondiale dedicando alla memoria dei Caduti la salita sul colle di Sant’Antonio sul quale si stagliava il castello di epoca medievale prima e sulle cui rovine, attorno alla fine del Duecento, venne eretta l’omonima chiesetta. Sarà un’esercitazione boschiva dei volontari della squadra Ana Valdalpone di protezione civile a rappresentare il primo passo di un lavoro di recupero che qualche giorno fa ha riunito in sala consigliare la Giunta, Fabio Saggioro (archeologo e docente all’università di Verona), lo storico e ricercatore locale Massimiliano Bertolazzi, Giamberto Bochese (presidente dell’associazione temporanea di scopo impegnata nella candidatura Unesco della Val d’Alpone) oltre ad Antonio Bogoni, ex sindaco in rappresentanza del Gruppo dei Toni che da tempo è un po’ il custode del parco e della chiesetta patronale. Un tavolo operativo, quello organizzato da Costa, per capire come avviare la riscoperta di una storia sostanzialmente sconosciuta ma ancora leggibile nei tratti di antica muratura che si scorgono sia all’interno del parco che nei vigneti dell’area circostante. «L’idea è di far luce sulla storia del castello, storia messa in ombra dall’antica chiesetta. Ho già preso contatti con i proprietari dei terreni su cui insistono resti di muratura e ho già i via libera all’accesso per approfondire le conoscenze che del castello si hanno», ha esordito Costa. L’idea è di elaborare un progetto di ricerca con l’Università di Verona per poter recuperare le evidenze adeguate a dar valore all’origine del paese a partire dal monte fortificato (da cui Monteforte) dal punto di vista storico, didattico, culturale e turistico e fare delle rovine la tappa di un itinerario nell’area collinare. Per Saggioro si è trattato di un ritorno a Monteforte: «Il castello conserva una parte di architetture, è un sito che ha delle potenzialità e che, in una prima fase, potrebbe essere indagato con metodiche non invasive: sarebbe la via per capire le potenzialità dell’area e fare ordine rispetto alle informazioni disponibili. Una ricognizione potrebbe essere utile per capire l’effettiva area di interesse e per arrivare ad una datazione». Ci sono di mezzo la costruzione della fortificazione medievale ma anche l’antefatto di cui è stata erede, cioè gli stanziamenti risalenti all’età del bronzo. Difficile oggi spingersi più in là perché l’area del Parco, che pure è spartita tra proprietà pubblica e proprietà privata, rivela oggi il passaggio dal colle del tornado che ha sconquassato Montecchia lo scorso 29 agosto. Ecco perché diventa strategico che l’esercitazione programmata abbia il colle come scenario. «Concentriamoci su ciò che c’è adesso», è la posizione dell’assessore Alberto Speri, «ripristinare l’accesso è già una prima valorizzazione. Poi valuteremo come procedere». Una tabella di marcia di massima, comunque, c’è già: pulizia prima, sopralluoghi, l’elaborazione di un progetto esplorativo da concordare con Sovrintendenza e università e che potrebbe essere propedeutico ad una convenzione. Con un progetto in mano, manco a dirlo, si aprirebbe la possibilità di partecipare ad eventuali bandi ed accedere a risorse utilissime. •

Paola Dalli Cani

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