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Aido, Dalla Tezza va «in pensione» dopo 960 mila ore di volontariato

Dalla Tezza con la foto della riproduzione della basilica del Santo
Dalla Tezza con la foto della riproduzione della basilica del Santo
Dalla Tezza con la foto della riproduzione della basilica del Santo
Dalla Tezza con la foto della riproduzione della basilica del Santo

Ha scritto la storia dell'Associazione italiana dei donatori di organi di San Bonifacio da quando parlare di questo argomento era tabù e proprio davanti all'assemblea degli iscritti dell'Aido, che si riuniscono questa mattina alle 10 in sala Barbarani, cederà definitivamente il testimone: Giancarlo Dalla Tezza lascia la presidenza che riveste da metà dei sui 81 anni. È stato l'uomo da 40 milioni di lattine di alluminio: tante sono quelle che negli anni, grazie a una rete decisamente estesa di collaboratori, è riuscito a raccogliere e a trasformare in denaro vendendo l'alluminio. Solo che se all'inizio pensò a questa soluzione per avere i fondi con cui pagare le quote di iscrizione dei tesserati, dal 1989 ha fatto di ogni lattina un «mattone» di un'opera d'arte e di ingegno: ce ne sono volute 2 milioni quell'anno per fare in scala l'Arena, 3.245.000 per rifare la Basilica del Santo tre anni più tardi e via di questo passo attraverso 17 allestimenti, l'ultimo dei quali il mastodontico albero di Natale che ha troneggiato in piazza Costituzione, a San Bonifacio, nel 2017. Ogni opera, realizzata grazie all'aiuto di professionisti ed artisti, è stata usata come strumento di sensibilizzazione alla donazione. UN TRAGUARDO importantissimo per Dalla Tezza è il consenso alla donazione che ora si può esprimere in Comune e affianca nuovi donatori ai 1079 che costituiscono l'ossatura dell'Aido sambonifacese. C'è stato lui in cabina di regia in questi ultimi 41 anni, come c'era nel 1967 quando nella sua Locara fondò la locale società del calcio: cinque anni dopo, trasferitosi a San Bonifacio, è stato tra i fondatori dell'associazione dei donatori di sangue dell'Avis e ne è diventato segretario. L'attenzione all'altro è sempre stato il suo chiodo fisso ed è questa l'unica ragione per cui, nel 1979, aveva lasciato l'Avis: da lanciare c'era un altro progetto solidale, quello dell'Aido, associazione della quale ha scritto da allora tutta la storia anche attraverso iniziative che per anni sono stati appuntamenti fissi del calendario sambonifacese, dalla Festa della rosa alla Giornata del donatore, dai concorsi grafici per le scuole alla borsa di studio intitolata al compianto presidente dell'Avis Mino Trevisoi, dalla marcia «Vita per la vita» alla gita sociale a Roma che in tre decenni ha portato 2900 sambonifacesi nella capitale. Il tutto, compresi i convegni medico-scientifici in cui parlare di donazione di organi, mettendo in fila qualcosa come 960 mila ore (il conteggio lo ha fatto lui) investite nel volontariato. •

P.D.C.

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