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«Addio papà, nostro maestro di

La bara di Giuseppe Coffele trasportata in chiesa FOTO DIENNE
La bara di Giuseppe Coffele trasportata in chiesa FOTO DIENNE
La bara di Giuseppe Coffele trasportata in chiesa FOTO DIENNE
La bara di Giuseppe Coffele trasportata in chiesa FOTO DIENNE

«La tua fede granitica (anzi, direi calcarea-basaltica) ti ha dato modo di affrontare la vita con il sorriso». Con queste parole il figlio Alberto ha descritto il padre Giuseppe Coffele durante la cerimonia funebre che si è svolta ieri pomeriggio, nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo. «Sei andato vicino alla morte più volte», ha raccontato il figlio del prof del vino, «ma l'hai affrontata con il coraggio e la serenità che la tua fede salda ti ha dato. Il tuo ultimo saluto è stato così: sereno». «Accanto ad ogni grande uomo, c'è una grande donna», ha ricordato Alberto, citando anche sua mamma Giovanna Visco. «L'ultima volta che sei sceso, era il 30 luglio e lo hai fatto per andare a prendere un presente proprio per la mamma. Assieme abbiamo festeggiato il vostro cinquantesimo di matrimonio: sei stato un marito sempre rispettoso e un papà maestro di vita». Durante l'aspersione e l'incensazione del feretro, una flautista ha fatto risuonare in chiesa le note della colonna sonora del film La vita è bella scritta dal maestro Nicola Piovani. «Anche nei momenti più difficili, Beppino aveva sempre il sorriso», ha ricordato Aldo Lorenzoni, amico e direttore uscente del Consorzio di tutela vino Soave. «Teniamo sempre presente questo sorriso, perché fin tanto che ce lo ricorderemo, Beppino sarà qui con noi». Don Stefano Grisi, parroco di Soave, ha letto il messaggio di vicinanza alla famiglia del cardinale Tarcisio Bertone. Lo ha fatto per la comunità di Soave e, in particolare, per il fratello don Gianfranco Coffele. «Desidero esprimere la mia profonda partecipazione al vostro dolore», ha scritto Bertone. «Ho conosciuto la rettitudine di Giuseppe e la sua grande professionalità: lo affido al Signore». Giuseppe Coffele, per tutti Beppino, è nato nel 1944 a Castello di San Giovanni Ilarione. Ha studiato nell'istituto salesiano ed è diventato prima maestro elementare e poi professore di lettere alle medie di Soave. Nel 1971 ha lasciato l'insegnamento, per dedicarsi alla viticoltura. Da alcuni anni lottava contro una malattia difficile. Il padre di Giuseppe, Gelindo Coffele, confessava che dei suoi cinque figli, Beppino era il più salesiano di tutti, nonostante le sue sorelle e i suoi fratelli fossero consacrati nell'ordine di don Bosco. Proprio il fratello don Gianfranco Coffele, docente dell'Università pontificia salesiana in Roma, ha letto l'episodio evangelico del primo miracolo di Gesù, quando trasformò l'acqua in vino alle nozze di Cana. «Sembrerebbe un po' irridere la realtà di Soave», ha saputo premettere prima della lettura del Vangelo ironicamente don Gianfranco. «Ma il miracolo, non è tanto l'acqua e il vino», ha spiegato nell'omelia don Paolo Pasetto, fondatore della comunità Sulle Orme Onlus, con la quale a Castelcerino il professor Coffele ha realizzato nel 2017 la fattoria sociale Cascina Albaterra («per giovani sgangherati», ha detto don Paolo), «ma la capacità di trasformare. Beppino ha saputo credere nella forza della creatività. Non è stato bloccato dalla paura. Gesù ha ripetuto tante volte “non temete”». «Vivere è la capacità che abbiamo di trasformarla continuamente, come ha fatto Beppino», ha raccomandato don Paolo, «per arrivare alla fine dei nostri giorni ad avere il vino buono. Questa energia Dio ce l'ha messa nel cuore. Un padre vero, è quello che consegna ai propri figli la fiducia nell'amore e Beppino ha insegnato ai suoi figli la fede, l'amore e la mitezza». Sull'altare è stata posta la fotografia di Giuseppe mentre abbraccia il nipotino Alessandro, molto somigliante al nonno. Mentre la salma di Coffele è uscita dalla chiesa, le campane hanno suonato a festa, «come ha chiesto fosse fatto proprio Giuseppe: è la pasqua della vita e Giuseppe oggi ha raggiunto la sua nuova vita». «Riposa in pace, papà, ma non troppo», ha concluso di dire il figlio Alberto, «perché abbiamo ancora bisogno di te». •

Zeno Martini

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