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Addio a Tessarini, la vita come una lezione

La bara di Francesco Tessarini, accompagnata dai propri cari ieri alla chiesa di San Bonifacio DIENNEFOTO
La bara di Francesco Tessarini, accompagnata dai propri cari ieri alla chiesa di San Bonifacio DIENNEFOTO
La bara di Francesco Tessarini, accompagnata dai propri cari ieri alla chiesa di San Bonifacio DIENNEFOTO
La bara di Francesco Tessarini, accompagnata dai propri cari ieri alla chiesa di San Bonifacio DIENNEFOTO

La lezione più bella del professor Francesco Tessarini? «Non quella sui banchi di scuola, ma quella della vita». Sono le parole che padre Livio Guerra, sacerdote del Cammino catecumenale della parrocchia del Cuore immacolato di Maria di Verona ha scelto ieri, in un gremitissimo Duomo di San Bonifacio, guardando ai tanti ragazzi che sono voluti correre a salutare per l’ultima volta il loro professore di storia e lettere. C’erano allievi ed ex allievi di Tessarini, che insegnava all’indirizzo economico dell’Isiss Dal Cero di San Bonifacio, e tanti ragazzi venuti a stringersi a Giuseppe, Benedetto, Letizia e Costanza il cui papà ha chiuso gli occhi mercoledì, a soli 46 anni, dopo nemmeno 12 mesi di battaglia contro la malattia. Un papà, un insegnante, un uomo speciale al punto da spingere padre Livio a ricordare le parole di papa Francesco: «Attenzione ai santi della porta accanto, ci sono e sono la speranza del mondo». Davanti a centinaia di persone «travolte dal dolore», queste le parole scelte in un saluto durante la preghiera dei fedeli, a rasserenare gli animi sono state proprio le parole di Francesco Tessarini lette all’inizio della messa: «Non siamo a celebrare una fine quanto un nuovo inizio. Gesù mi ha dato il dono di essere sempre sereno, lo ringrazio per le meraviglie che vedo». Il resto lo hanno fatto le chitarre dei ragazzi del Cammino neocatecumenale con la loro energia capace di trasformare un commiato in una sorta di festa, perché così vedeva questo momento Francesco. Ecco perché una messa concelebrata da sette sacerdoti accolti dal parroco don Emilio Centomo, ecco il perché di un ricordo in cui ogni persona che l’ha conosciuto ha parlato della grande testimonianza di fede di Tessarini: «Per Francesco questo tempo è stato quello speciale per rendere testimonianza», ha rimarcato padre Livio, «un invito a mettere eternità nel nostro quotidiano». Adagiati ai muri del Duomo i fiori degli ex colleghi della Pedrollo, l’azienda che aveva lasciato nel 2007 per vivere il sogno di una vita, cioè insegnare, e lo aveva fatto al Dal Cero. Sono stati 12 anni intensi, 11 a scuola e l’ultimo con i colleghi diventati compagni del suo viaggio affidato a qualcosa di più grande: c’erano anche loro, in chiesa, incapaci di trovare voce per ricordarlo davanti a tutti, «travolti dal dolore» appunto, come ha detto un amico, ma al tempo stesso «allievi» della lezione di Tessarini. Un prof sui generis, che aveva inciso su un file mp3 la lezione sulla rivoluzione russa per raccontarla agevolmente ai ragazzi, anche a casa; un prof che sul profilo Whattsapp aveva scelto le parole di Abramo «Signore mio ti prego non passare senza fermarti». La lezione di Tessarini sta nello sguardo sereno della moglie Elisabetta, cui le letture son sembrate guardare col loro rimando, come ha detto padre Livio, «al matrimonio come cammino di vero amore» e a quei ragazzi «i cui nomi sono un programma di vita». Quanti colori sull’altare, quelli dei tanti fiori a raccontare la vicinanza dei colleghi come quelli delle famiglie e dei docenti delle scuole dei figli. Poi la voce di una mamma che parla a Letizia: «Colora i giorni coi ricordi più belli», le dice dando voce a quelle dei compagni di scuola, e delle loro famiglie, del liceo artistico. «Non temere, soltanto abbi fede», il commiato di papà Francesco. •

Paola Dalli Cani

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