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SAN BONIFACIO

A lezione per insegnare la lingua veneta ai figli

Mocellin: «È parlata da quasi 4 milioni di italiani e da almeno altri 2 in tutto il mondo. È presente in letteratura, vedi Goldoni e Ruzante»
La presentazione delle lezioni: in primo piano il Leone di San Marco
La presentazione delle lezioni: in primo piano il Leone di San Marco
La presentazione delle lezioni: in primo piano il Leone di San Marco
La presentazione delle lezioni: in primo piano il Leone di San Marco

Altro che nostalgici: «Bisogna imparare a leggere e a scrivere in lingua veneta anche per recuperare termini utilizzati in tutto il mondo. Qui non si vuole imparare a parlare il veneto dei nonni ma imparare il veneto da insegnare ai figli: mi interessa sapere come si dice computer».
Così Alessandro Mocellin, 26 anni e solo materia grigia: vicentino, parla inglese, tedesco e franscese, ha una straordinaria voce da baritono, è da poco dottore in legge e, per pura passione, è diventato un esperto indiscusso di linguistica.
E' a lui che l'associazione «In Corte», quella fondata a Villabella da alcuni delusi del movimento «9 dicembre», in testa Renato Zoppi, poi arrestato e liberato con l'inchiesta sui cosiddetti secessionisti.
«In Corte» è nata come centro propulsore di cultura, spazio aperto per dibattere con esperti di qualsiasi tema, dalle norme tributarie all'ambiente passando, e non poteva essere diversamente, per il sogno di un Veneto libero.
Sogno che si alimenta di undici secoli di Repubblica Veneta, di un patrimonio culturale di cui Ruzante e Goldoni sono solo due dei blasoni, di una identità che si vuole conservare e recuperare.
Anche partendo della lingua: «Questo è, una lingua», ha detto Mocellin presentando il corso di lingua veneta che prenderà il via martedì 10 giugno e per tre serate (compreso il 17 e il 24 giugno, costo 30 euro compreso il suo libro), proposto a tutti.
In sala venticinque persone di tutte le estrazioni, attente e partecipi come una vera e propria classe. Per aggiungersi a loro basta iscriversi contattando entro martedì mattina il numero 338.1430939.
Quella veneta è una lingua: alla dimostrazione di questo assunto Mocellin ha dedicato tutta la serata. «Una lingua si definisce tale in relazione ad alcuni criteri: l'autonomia linguistica c'è perchè è parlata da quasi 4 milioni di italiani (Istat 2007), dal 76 per cento dei veneti e da almeno altri 2 milioni di persone nel mondo. E' presente in letteratura, vedi Goldoni e Ruzante.
«Ha riconoscimento politico», ha aggiunto Mocellin, «basta pensare agli undici secoli di Serenissima, ma anche al Libro rosso delle lingue in pericolo dell'Unesco che attribuisce al veneto il grado di protezione 4 su 5, ed è la lingua ufficiale del Rio Grande do Sul, in Brasile e come se non bastasse Ferguson e Moseley le hanno attribuito riconoscimento accademico».
Tutto d'un fiato Mocellin, «o meglio Mosein, perchè così io nasco prima della depurazione che ha fatto nascere, artificialmente, la lingua italiana».
La dimostrazione è presto detta: prendiamo la parola italiana addio. «Per noi veneti sarebbe adio, come per i francesi è adieu o per gli spagnoli adios. Condizionale di canterei: cantar-ia in veneto, chater-ais in francese, cantar-ia in spagnolo. Solo che s'è fatta pulizia delle cose brutte», certifica Mocellin. Ancora qualche dubbio? «Marzapane, gazzette, lido, gnocchi, gondola, schei e i germanismi brincare, sbregare e tastare sono internazionali: come si dice assaggiare in inglese? To taste, appunto».

Paola Dalli Cani

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