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il lutto

Zangarini, addio allo storico della Verona del Novecento, del fascismo e della Resistenza

Fondò l’Istituto per la storia della Resistenza. Le ricerche e i sagg
Maurizio Zangarini
Maurizio Zangarini
Maurizio Zangarini
Maurizio Zangarini

Ha tracciato il profilo della Verona novecentesca, di quella fascista e di quella della Resistenza, in decenni in cui ricostruire la storia contemporanea era opera funambolica tra aspri scontri politici ed esaltazioni monocolore della lotta antifascista. Lo ha fatto sfrondando da questi aspetti la ricostruzione storica. Lascia questa eredità alla città lo storico Maurizio Zangarini, morto ieri, a 71 anni, per una grave malattia.

La notizia dalla sua casa in Valdonega, dove lascia la moglie Anna Pilloni e la figlia Francesca, è rimbalzata per Verona come sulla scia di un immaginario telegrafo che collega tutti i luoghi in cui è passato: l’università, dove aveva insegnato storia contemporanea; l’Istituto per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea che fondò nel 1986 e del quale era stato direttore scientifico, presidente e, fino a ieri, presidente onorario; la Cierre Edizioni, con la quale ha pubblicato diversi volumi.

Tesi pionieristica compilata attraverso i necrologi de L'Arena

Zangarini si laureò in storia contemporanea a Padova, nel 1976, con il professore Angelo Ventura e una tesi pionieristica sulla classe politica nel Ventennio fascista che compilò attraverso i necrologi pubblicati su L’Arena. «Erano anni in cui alla storia si applicavano altre scienze e internet era sconosciuto. Condusse uno studio con analisi statistiche e filologiche sui necrologi», racconta il giornalista Giuseppe Anti, già curatore delle pagine di Cultura de L’Arena e nel direttivo dell’Istituto. «Ne uscì un’analisi sociale di Verona e delle famiglie aristocratiche e borghesi, quelle che c’erano e quelle che sparirono, come quelle ebree».

Le sue ricerche, prima di proseguire lungo il binario della Verona della Repubblica sociale italiana e della Resistenza, sono passate per i movimenti sindacali, le giunte di primo Novecento, i primi anni dell’Italia repubblicana e il Concilio Vaticano II. Zangarini collaborò con L’Arena negli anni Ottanta, prima al fianco di Jean Pierre Jouvet che, tra il 1983 e il 1984, avviò la lunga inchiesta di 111 pagine sul Ventennio a Verona, poi scrivendo degli articoli sul Partito Fascista, sulla querelle sorta contro i partigiani per la distruzione dei ponti a opera dei nazisti in fuga nell’aprile del 1945, sulla Liberazione e sul referendum del 1946. Tutti testi che confluirono nella sua «Storia della Resistenza» (2012 e in ristampa nel 2019), volume che è oggi una pietra miliare per questo capitolo veronese.

Fondò l'Istituto veronese per la Storia della Resistenza

Nel 1986 Zangarini fondò l’Istituto veronese per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea con il professore Emilio Franzina e Giovanni Dean, antifascista e autore di un volume sulla Resistenza veronese del 1982, trovando come prima sede una stanzetta municipale a Sant’Eufemia, prima di giungere, una quindicina di anni fa, all’attuale di via Cantarane.

«Fu un’idea contraria al parere del professor Ventura, presidente dell’Istituto padovano che temeva un proliferare di queste strutture dubitando della loro serietà storiografica e del pericolo che finissero per diventare veicoli propagandistici di una narrazione monocolore della Resistenza: erano gli anni di contestazione dell’Anpi per l’obbedienza al comunismo. Zangarini dimostrò il contrario, facendo in modo che la gestione restasse autonoma dalle associazioni partigiane», conclude Anti.

«Costruttivo e positivo»

«Lascia un bel ricordo in città per l’atteggiamento costruttivo e positivo», aggiunge il professore Gian Maria Varanini, che ha conosciuto Zangarini nella Gioventù studentesca di don Rino Breoni prima di ritrovarlo all’ateneo veronese. «Ha lavorato con i migliori contemporaneisti veneti come Ventura e Franzina e l’Istituto fu per lui un traguardo. Era affabile, di buona capacità didattica, accattivante, uomo di amicizia e di relazioni».

Con lui Zangarini ha lavorato a due volumi: uno sul Concilio Vaticano II e il recente «Storia di Verona» scritto con Alfredo Buonopane e Gian Paolo Romagnani. «Colleghi di storia al corso di Scienze dell’educazione», spiega quest’ultimo, «Maurizio teneva a sottolineare l’importanza della storia nell’ambito degli educatori perché non fosse considerata marginale. È stato un pioniere della storia contemporanea di Verona riscattando il passato di Resistenza di cui poco si sapeva»

Maria Vittoria Adami

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