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I numeri del contagio

Virus del Nilo, a Verona nove casi accertati: tre ricoverati tra cui un minorenne

Una zanzara della specie Aedes japonicus ritenuta tra le probabili responsabili della diffusione del virus
Una zanzara della specie Aedes japonicus ritenuta tra le probabili responsabili della diffusione del virus
Una zanzara della specie Aedes japonicus ritenuta tra le probabili responsabili della diffusione del virus
Una zanzara della specie Aedes japonicus ritenuta tra le probabili responsabili della diffusione del virus

Nove casi accertati e quasi tutti negli ultimi 15 giorni. Sono questi i numeri del West Nile Virus nel Veronese. Il virus del Nilo occidentale, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda (nel distretto di West Nile, da cui il nome) e trasmesso all'uomo dalla puntura di una zanzara infetta, sta correndo soprattutto in Veneto e Padova è l'epicentro: qui, dall'inizio della stagione, sono stati identificati oltre 50 casi e 33 di questi si sono manifestati nella forma neuro-invasiva.

La guardia è alta dappertutto, provincia scaligera compresa, proprio perché, come sottolinea anche l'ultimo bollettino di sorveglianza pubblicato ieri dall'Istituto Superiore di Sanità, in una settimana i casi sono più che raddoppiati. L'infezione da West Nile è all'80% asintomatica.

Per esempio, due dei nove casi accertati a Verona sono stati identificati in persone perfettamente in salute che si sono sottoposte al test per verificare l'idoneità alla donazione del sangue. Nel restante 20% dei casi i sintomi sono quelli di una sindrome pseudo-influenzale, mentre in rarissimi casi (lo 0,1%) l'infezione può provocare encefaliti o meningiti.

Anche un minorenne. In questo momento sono tre i pazienti ricoverati, tutti all'Azienda ospedaliera universitaria integrata. Si tratta di un minorenne per il quale è già stata accertata la positività al virus e di due persone di 73 e 77 anni che sono in attesa di ricevere il responso ufficiale dal centro di riferimento di Padova. Entrambe sono ricoverate nell'unità operativa di Malattie infettive, a Borgo Roma, con febbre alta e sintomi neurologici tipici della «febbre del Nilo».

Il test sierologico ha individuato IgM positive nel sangue di entrambi, segno di un'infenzione acuta in corso, e gli esami hanno escluso qualsiasi altra causa di infezione batterica e virale. Ma, come detto, la conferma definitiva che si tratti di West Nile Virus deve arrivare dal laboratorio di riferimento.
 

Attenzione alta.  Alla luce di questi numeri i sanitari non parlano di allarme, ma invitano a mantenere alta l'attenzione. Contro il West Nile Virus non esiste un vaccino, perciò l'unico modo per evitare l'infezione e la malattia è agire di prevenzione, sfuggendo alla puntura di zanzara. A questo proposito la Ulss 9 fornisce alcuni consigli utili: nelle ore crepuscolari e serali proteggere le parti scoperte del corpo con repellenti, oppure coprirle con indumenti se si sosta per tempi prolungati all'esterno; là dove possibile dotare le proprie abitazioni di zanzariere e porre massima attenzione ai ristagni d'acqua nei giardini e terrazzi, svuotandoli periodicamente o, altrimenti, sciogliendovi all'interno le pastiglie larvicide reperibili in farmacia.

«È molto importante il contributo che ogni cittadino può offrire per ridurre la diffusione dei vettori e dunque anche del virus potenzialmente trasportato», sottolinea Stefano Adami, direttore dei Servizi veterinari nelle unità di Igiene Allevamenti e di Igiene Urbana Animale della Ulss 9. L'Azienda sanitaria Scaligera si occupa di monitorare i casi di West Nile e una volta ricevuta la segnalazione dai centri regionali di riferimento, avvisa della positività il Comune di residenza del paziente e controlla lo stato delle disinfestazioni e l'efficacia del trattamento, verificando che le larve di zanzara nei tombini e nelle caditoie siano inferiori alla soglia del 10%. Il tutto avviene entro poche ore dalla positività riscontrata.

«Stiamo affrontando un anno un po' particolare, per cui la prevenzione è fondamentale», sottolinea Adami. «Ricordo l'annus horribilis, il 2018», dice, «quando si verificarono 39 forme febbrili e 13 neuro-invasive in tre pazienti tra i 45 a i 64 anni, uno tra i 65 e i 74 anni e otto over 75, con due decessi. La guardia va tenuta alta».

Nelle zone più abitate. Ma perché il Veneto è così colpito dal virus? «Difficile a dirsi, questo virus è imprevedibile», risponde Federico Gobbi, direttore dell'unità di Malattie infettive e tropicali dell'Irccs Ospedale Sacro Cuore di Negrar. «Quest'anno due fattori hanno favorito l'esplosione del West Nile. Da un lato, il fatto che il virus sia stato isolato, ai primi di giugno, segno che ha iniziato a circolare presto rispetto al solito. Dall'altro la siccità, che ha favorito lo spostamento delle zanzare». 

Laura Perina

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