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stupro di gruppo

I tifosi: «I giocatori condannati non devono andare in campo». «Invece il calcio non c’entra»

I veronesi in tribuna per Virtus-Triestina, prima partita dopo le condanne. «Non si perdonano ragazzi che hanno la fortuna di fare questo lavoro»
La vicenda vede protagonisti cinque giocatori che, all'epoca dei fatti, giocavano tutti nella Virtus
La vicenda vede protagonisti cinque giocatori che, all'epoca dei fatti, giocavano tutti nella Virtus
La vicenda vede protagonisti cinque giocatori che, all'epoca dei fatti, giocavano tutti nella Virtus
La vicenda vede protagonisti cinque giocatori che, all'epoca dei fatti, giocavano tutti nella Virtus

Un fatto che nulla ha a che vedere con il calcio. Questa la linea di pensiero dei tifosi virtussini all’indomani della condanna di cinque calciatori a sei anni di reclusione per violenza sessuale di gruppo. I supporter rossoblù hanno espresso il loro parere in occasione della sfida casalinga contro la Triestina (la cronaca nelle pagine dello Sport).

«Se sono stati condannati», esordisce Stefano, «non mi sembra giusto che possano giocare tranquillamente. Una violenza così, di gruppo... Bisogna sempre dare un’altra possibilità alle persone, quello sì, però devono anche pagare per i loro comportamenti. Altrimenti giustifichiamo tutto... Queste cose non hanno niente a che vedere con lo sport, con momenti che dovrebbero essere di felicità e di condivisione». Sulla stessa linea un giovane supporter: «Se, come sembra, è questa la sentenza e se ha sbagliato è giusto che venga punito», prosegue, riferendosi a Gianni Manfrin, unico giocatore dei cinque ancora tesserato per la Virtus, «ormai vedo che è una cosa che capita spesso con i giocatori. Portanova, per esempio. Secondo me hanno sbagliato ed è giusto che paghino».

Luca condivide il pensiero ma attende le motivazioni della sentenza: «La situazione è complicata, bisogna distinguerla dal fatto sportivo: è una cosa diversa e se sono colpevoli vanno condannati, esula dal calcio che è un’altra cosa. Ha ragione Fresco secondo me a dire di aspettare le motivazioni, però sotto l’aspetto morale è complicato, anche la gestione della cosa... però è un errore», conclude, «che non va perdonato, soprattutto a ragazzi che hanno la fortuna di fare questo lavoro, guadagnando bene. Potrebbero benissimo evitare».

In attesa delle motivazioni, Chiara è dello stesso parere: «Sicuramente è giusto che i calciatori, come le persone comuni, paghino. Se è stato accertato è giusto, poco da dire. Sicuramente una brutta storia. Queste cose lasciano sempre un po’ interdetti».

Va in un’altra direzione il pensiero di una tifosa: «Penso che dire che se la sia andata a cercare è troppo, però quando vai in un ambiente del genere e conosci solo una persona... Mi fa riflettere che abbiano preso sei anni, non dico che non siano colpevoli, anzi, una cosa del genere, ragazzi... però bisogna aspettare le motivazioni della sentenza».

Andrea è sorpreso dalla notizia: «Non ne sapevo nulla, lo scopro ora. Vedendo anche quello che è successo ultimamente, anche con Portanova, si rimane un po’ perplessi. Si può dire quello che si vuole ma c’è un tribunale, c’è una giustizia, noi possiamo dire quello che pensiamo ma quello che conta, alla fine, è la sentenza».

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A.Mar.

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