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REGIONI ATTIVATE PER RIAPRIRE GLI HUB

Covid, via libera alla quarta dose per gli over 60

Il ministro Speranza: «Si parte subito». In Lazio prenotazioni già da giovedì
Quarta dose Via libera delle autorità sanitarie alla somministrazione della quarta dose agli over 60, riapriranno anche gli hub vaccinali
Quarta dose Via libera delle autorità sanitarie alla somministrazione della quarta dose agli over 60, riapriranno anche gli hub vaccinali
Quarta dose Via libera delle autorità sanitarie alla somministrazione della quarta dose agli over 60, riapriranno anche gli hub vaccinali
Quarta dose Via libera delle autorità sanitarie alla somministrazione della quarta dose agli over 60, riapriranno anche gli hub vaccinali

Dalle autorità sanitarie è arrivato il via libera ufficiale alla quarta dose di vaccino per gli over 60. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e l'Agenzia europea dei medicinali (Ema) hanno dato l'ok all'avvio della campagna di somministrazioni del secondo richiamo per tutti coloro che hanno più di 60 anni, oltre che per le persone vulnerabili di ogni età, in risposta alla ondata attualmente in corso in Europa, con tassi crescenti di ricoveri in ospedale (9.454, rispetto a due giorni fa 410 in più) e in terapia intensiva (360 in Italia, dieci in più). Immediata la risposta del governo italiano: «Apriremo subito sui nostri territori la somministrazione, la battaglia contro il Covid è ancora in corso», accelera il ministro della salute Roberto Speranza, annunciando che il Lazio farà da apripista: lì, da giovedì 14 luglio ci si potrà prenotare sul portale regionale. Per il resto, sarà necessario riorganizzare le Regioni con i relativi hub vaccinali. La seconda dose booster potrebbe essere somministrata almeno quattro mesi dopo la precedente, con particolare attenzione alle persone che hanno ricevuto un richiamo più di sei mesi fa. Nelle loro raccomandazioni, Ecdc ed Ema non danno però indicazioni per le persone di età inferiore ai 60 anni perché «al momento non ci sono prove chiare a sostegno della somministrazione di una seconda dose». E in considerazione di una ipotetica nuova ondata autunnale, potrebbero arrivare due vaccini adattati alla nuova variante Omicron: le autorità sanitarie europee ne stanno esaminando due, aggiornati, per un possibile via libera nel mese di settembre.

«Stiamo lavorando per una possibile approvazione di vaccini adattati a settembre», conferma il direttore esecutivo dell'Ema, Emer Cooke, che insieme all'Ecdc invita tutte le autorità sanitarie a «pianificare ulteriori richiami autunnali e invernali per le persone a più alto rischio di malattie gravi, possibilmente combinando le vaccinazioni contro il Covid-19 con quelle contro l'influenza». «I nuovi antidoti sono stati disegnati per dare una protezione dalle forme gravi di malattia, ma costituiranno una barriera un pò più efficace anche rispetto alla malattia lieve», osserva Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici Covid-19 dell'Ema, che sottolinea però come gli attuali vaccini «funzionano ancora abbastanza bene contro le forme gravi di malattia, tanto che sia l'Fda americana che l'Oms invitano ad utilizzarli».

Gli italiani attualmente positivi al Coronavirus sono 1.304.018. Spinte dall'ondata estiva, continuano a crescere anche le prescrizioni settimanali dei medicinali contro il Covid, gli anticorpi monoclonali e i farmaci antivirali. Questi ultimi, in Veneto, fanno registrare numeri più che decuplicati, per lo meno per quanto riguarda l'antivirale orale Paxlovid, prodotto da Pfizer e autorizzato per il trattamento precoce del Covid-19. Da 44 confezioni ritirate dai pazienti nella seconda metà di maggio, si è passati a 600 nei primi 11 giorni di luglio. Dei tre antivirali attualmente disponibili, il Paxlovid è l'unico che può essere dispensato anche dalle farmacie del territorio, dietro presentazione della ricetta medica. In Veneto la distribuzione è iniziata il 16 maggio e dopo settimane al rallentatore, inizia a registrarsi un netto incremento di richieste, dovuto anche alla crescita dei contagi. «Contando i 370 pazienti di giugno, sono 1.014 le persone che finora hanno ritirato l'antivirale nella propria farmacia di fiducia, beneficiando del regime di «distribuzione per conto» che permette ai pazienti di prelevare i medicinali vicino a casa senza doversi recare ogni volta nelle strutture ospedaliere», spiega Matteo Vanzan, segretario di Federfarma Veneto e di Federfarma Verona. «Questi dati», dice, «sono un segnale molto positivo e confermano l'impegno fondamentale delle farmacie di prossimità nella tutela della salute dei cittadini. Dal momento che il farmaco è efficace se assunto entro cinque giorni dalla positività al tampone, i tempi di erogazione devono essere estremamente rapidi e per questo le farmacie hanno dato la propria disponibilità a distribuirlo in maniera gratuita, senza nessun costo per il Servizio sanitario nazionale».

In Veneto sono quasi semila i pazienti curati a casa con le pillole contro il Covid Molnupiravir e Paxlovid. Dall'ultimo rapporto dell'Aifa sul loro uso emerge che dal 30 giugno al 6 luglio le richieste del primo sono aumentate del 10,4% e quelle del secondo del 33%. Il terzo antivirale, il Remdesivir, necessita invece di tre iniezioni da fare rigorosamente in ospedale ed è utilizzato al momento per circa 600 pazienti con polmonite che richiede ossigeno supplementare. Tutti questi farmaci-chiave, se adoperati secondo prescrizione, sono in grado di arrestare la replicazione del virus nei pazienti a rischio di forme gravi della malattia, riducendo il rischio di ospedalizzazione. Eppure la loro distribuzione è minima: nell'ultima settimana, in Veneto, sono stati utilizzati per meno dell'uno per cento dei pazienti positivi. Numeri deludenti? Definirli così sarebbe riduttivo.

«Le basse prescrizioni si devono a molteplici fattori», spiega Giulio Rigon, segretario provinciale della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale. «Chi è vaccinato e si scopre positivo, non sempre si rivolge al medico. I pazienti ci contattano anche una settimana dopo aver fatto il tampone fai-da-te, dunque troppo tardi per avviare la terapia che è comunque raccomandata per chi è ad alto rischio di progressione verso forme gravi della malattia. Ci sono poi tipologie di pazienti che non sono idonei a questo trattamento. Va anche sottolineato che la maggioranza dei positivi accusa sintomi lievi e gestibili senza l'ausilio di una terapia che in alcuni casi prevede l'assunzione di quattro compresse al giorno per cinque giorni».

Spinte dall'ondata estiva, continuano a crescere anche le prescrizioni settimanali di anticorpi monoclonali, farmaci costituiti dalle proteine che già naturalmente ci difendono da microrganismi invasori. Dal 30 giugno al 6 luglio, rispetto alla settimana precedente, le richieste sono aumentate del 32,7% per sotrovimab (Xevudy), ritenuto attualmente l'unico efficace contro Omicron, e del 37,2% per Evusheld (tixagevimab-cilgavimab), che è però usato in via preventiva come profilassi pre-esposizione. Le regioni che ne hanno prescritti di più in terapia sono Veneto (10.114), Lazio (9.619) e Campania (5.352). Mentre quelle che ne hanno prescritti di più per profilassi sono Lombardia (534), Veneto (333) e Lazio (301). Rispetto a due settimane fa, i pazienti che hanno ricevuto questi farmaci sono stati 2.158, pari a una crescita del 3,24%. In particolare, rispetto al totale di 66.699 prescrizioni, quelle per monoclonali utilizzati in terapia sono state 64.297 (+2,2% in due settimane); mentre sono state 2.402 (+30,3%) quelle per monoclonali usati in profilassi, ovvero per prevenire il contagio in soggetti immunodepressi o a rischio effetti collaterali in caso di somministrazione del vaccino.•.

Laura Perina

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