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In tribunale

Prende di nascosto la pistola del padre e giocando si ferisce: genitore a processo

Il 16enne ha raccontato di aver spiato la combinazione della cassaforte e di aver preso l'arma quando il papà non c'era
L'elicottero del Suem 118
L'elicottero del Suem 118
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L'elicottero del Suem 118

Quando i genitori sono in vacanza, i figli ne approfittano per fare ciò che solitamente è loro vietato. E così ha fatto un ragazzino di 16 anni, aprendo la cassaforte di casa. Ha preso la pistola del padre e, giocandoci, si è sparato addosso, rischiando la vita.

Un proiettile gli ha attraversato l’addome e gli è uscito dal fianco sinistro, non senza avergli perforato rene e intestino. Era il 23 agosto del 2021. Ora il padre (difeso dall’avvocato Anastasia Righetti) è finito a processo, accusato di non aver custodito adeguatamente la sua pistola Beretta e le relative munizioni, omettendo «le cautele necessarie per impedire che il figlio minore giungesse ad impossessarsene agevolmente».

In quei giorni, i genitori del ragazzino erano in vacanza in Turchia. Lui era rimasto con lo zio e i cugini, che vivevano nello stesso appartamento. Sapeva che il padre aveva una pistola (legittimamente detenuta), perché alcune volte lo aveva accompagnato al poligono di tiro. E sapeva anche che l’arma era custodita all’interno della cassaforte di casa. Ieri mattina in aula, davanti al giudice Isabella Pizzati, il ragazzino, che oggi è ancora minorenne, ha raccontato di aver spiato il padre mentre digitava la combinazione della cassaforte. Era riuscito a vedere solamente le ultime cifre, ma da quelle era risalito al codice completo, la data di una famosa battaglia di Instanbul.

Così, rimasto solo in casa con il cugino, ha aperto la cassaforte e si è messo a giocare con la pistola. L’ha allungata anche al cugino che, a sua volta, l’ha presa in mano. L’arma aveva il caricatore e i proiettili inseriti. Poco dopo il cugino, che nel frattempo si era spostato in un’altra stanza per studiare, ha sentito uno sparo e le grida del cugino. Così lo ha raggiunto e, resosi conto di quanto accaduto, ha chiamato subito il 118. Il sedicenne è stato trasportato d’urgenza con l’elicottero al pronto soccorso ed è rimasto ricoverato per alcuni giorni in ospedale. La convalescenza è durata tre-quattro mesi. Dopo le testimonianze dei due ragazzini, sono stati sentiti ieri i carabinieri intervenuti per i rilievi e il processo è stato rinviato.

Manuela Trevisani

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