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la storia

La scelta di Gelmino e Daniela: in Africa la nuova vita da volontari

Un medico veronese dopo la pensione si trasferirà con la moglie nella Sierra Leone: «Il governo spesso non riesce neppure a pagare il personale delle strutture sanitarie»
Sempre insieme. Daniela Brunelli e Gelmino Tosi
Sempre insieme. Daniela Brunelli e Gelmino Tosi
Sempre insieme. Daniela Brunelli e Gelmino Tosi
Sempre insieme. Daniela Brunelli e Gelmino Tosi

Dopo la pensione una «seconda vita» in Africa, ma lontano dai circuiti turistici: a Pujehun, l'ultimo miglio della Sierra Leone, dove la malnutrizione è feroce e uccide un bambino ogni dieci sotto i cinque anni. Quel che spinge Gelmino Tosi, medico veronese di 63 anni, e sua moglie Daniela Brunelli, di 60, a scendere in prima linea è un mal d'Africa che dura da più di trent'anni. Da quando, sposi novelli, trascorsero due anni e mezzo in Tanzania come missionari della Ong Medici con l'Africa Cuamm, all'Ikonda Hospital di Njombe, al limite della foresta pluviale, dove il loro primogenito ha imparato a gattonare.

Dopo quella prima esperienza ne sono venute altre: l'ultima, durata oltre un anno tra il 2018 e il 2019, è stata nel Sud Sudan funestato dalla carestia e dai massacri etnici. Questa volta la destinazione è l'ospedale distrettuale di Pujehun, che copre una popolazione di 385mila pazienti e comprende anche un presidio materno-infantile per l'aiuto alle donne partorienti.

Al lavoro tra formazione e accoglienza

I Tosi arriveranno domani: Gelmino per occuparsi di un progetto legato alle patologie croniche (soprattutto il diabete,) e per affiancare i medici in formazione specialistica; Daniela per gestire una guest house costruita dal Cuamm per l'accoglienza temporanea di giovani specializzandi e volontari del servizio civile. Torneranno a Verona a dicembre per un periodo di riposo, per poi mettersi di nuovo a disposizione, assecondando quell'impulso profondo che da sempre li sprona a spendersi per i più poveri.

Nella lista dei Paesi in via di sviluppo la Sierra Leone è al 182esimo posto, su 189. L'indice di mortalità materna è di 1.120 ogni 100mila nati vivi, quello di mortalità neonatale di 78,5 ogni mille nati vivi. Il distretto di Pujehun, che è il più remoto, ha il maggior numero di bambini malnutriti del Paese. Ma un po' alla volta, Medici con l'Africa sta facendo la differenza.

Al lavoro. Il medico veronese in una delle precedenti missioni
Al lavoro. Il medico veronese in una delle precedenti missioni

L'Ong presente dal 2012 per fare la differenza

La Ong, che è presente dal 2012, opera in cinque ospedali e supporta 25 strutture sanitarie. Nel 2021 ha destinato ai progetti in Sierra Leone quasi due milioni di euro, trattato 350mila pazienti affetti da malaria ed effettuato 94.098 visite prenatali, 50.371 parti assistiti e 445.809 visite pediatriche.

«Ora la guerra in Ucraina e la speculazione energetica stanno mettendo a dura prova il continente africano», spiegano i Tosi. «In Sierra Leone il servizio nazionale per il trasporto delle emergenze, messo in piedi due anni fa anche grazie al Cuamm, sta funzionando poco e male per colpa del caro carburante. Le ambulanze sono 80, ma il gasolio è sufficiente soltanto per i primi cinque o sei giorni del mese».

Povertà e welfare inesistente

Lo stesso vale per i farmaci e il cibo. «Chi ha uno stipendio medio è in grado di acquistare soltanto il riso. Il grano per la farina veniva importato dall'Ucraina e con lo scoppio del conflitto i prezzi sono lievitati, portando fame e aggravando la povertà. Il governo non riesce a pagare i salari con regolarità, perciò in ospedale anche molti dei dipendenti sono volontari: restano lì sperando che qualcosa arrivi, ma se trovano altro se ne vanno. Nonostante tutto, nelle strutture sanitarie medici e infermieri fanno delle collette per permettere alle persone di curarsi».

La sanità è statale, ma un welfare non esiste, perciò tutto è a pagamento. Sono tempi difficili per tutti, ma specialmente per le popolazioni già molto povere che non hanno paracaduti di sorta. «L'Africa sta tornando indietro», affermano i Tosi. Basta questo a spingerli a fare qualcosa per ridurre le distanze e le diseguaglianze.

Laura Perina

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