<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">
L'EDITORIALE

Verona e il faro della centralità

Il bagno di folla per il nuovo vescovo, monsignor Domenico Pompili
Il bagno di folla per il nuovo vescovo, monsignor Domenico Pompili
Il bagno di folla per il nuovo vescovo, monsignor Domenico Pompili
Il bagno di folla per il nuovo vescovo, monsignor Domenico Pompili

Se abbiamo la buona volontà di cercare le linee sotto la superficie di avvenimenti apparentemente diversi, quello che è accaduto ieri a Verona è qualcosa di più ampio rispetto al solo e rituale insediamento di un vescovo. Nelle diverse rappresentazioni attraversate ieri nella stessa città, prendeva forma una visione o una speranza che guarda oltre il frammento. E che possiamo racchiudere nel fuoco dell’orgoglio. Sembra che alcuni fatti, prima ancora della giornata di Domenico Pompili, ci portino a pensare a questo. Senza voler mischiare il sacro con il profano, uno di questi è Intel. La grande alleanza che sta nascendo per portare la multinazionale americana dei chip e creare una Silicon Valley a Verona (in competizione con il Piemonte) è un segno che conduce a un punto focale.

Questa terra, la nostra, questo ecosistema economico, infrastrutturale e culturale sta polarizzando un’attenzione che ci riveste di una nuova consapevolezza e responsabilità. La stessa che fa dire all’antico predecessore di Pompili, Raterio, che Verona è una nuova Atene. Il medesimo orgoglio accomuna un’ambizione nel campo immateriale. La scelta del Papa, nel suo essere leader della chiesa universale, di inviare una figura di primo piano dell’episcopato italiano a capo della diocesi di San Zeno, disegna un’ulteriore linea intorno allo stesso punto focale. Verona attraversa un tempo che nelle sue diverse declinazioni pone le sue potenzialità sotto un faro. Che richiama nel presente un senso del proprio essere centrali nell’unità, nella misura, nello stile.

Leggi anche
Il vescovo Domenico: «Unire e non dividere, la città del bene comune»

Non è un caso, come ha rilevato Pompili nel salone dei vescovi di fronte alle istituzioni della città, che proprio ieri sia ricorso l’anniversario della morte del teologo veronese Guardini. Che nella sua teoria dell’opposizione polare racchiude il richiamo alla composizione delle diversità in nome del bene comune. Appello raccolto dalla politica sul nostro giornale. «Verona crocevia di strade, culture e mercati», ha detto ieri Pompili, una città che ha l’ambizione di riguadagnare una centralità che non è solo conseguenza di un algoritmo dell’attrattività, ma è il combinato disposto di una stratificazione economica, storica, sociale che fanno del nostro territorio un unicum. Nella bellezza del suo patrimonio, del suo umanesimo, del suo essere culla di talenti.

Riconoscersi nell’orgoglio di essere Verona significa però anche ripartire dal superamento dei propri limiti. Significa cibarsi del codice delle domande, tema su cui ieri si è soffermato il nuovo vescovo, in una società che sembra averle censurate. Ma che nel tempo dell’incertezza che ha sgretolato l’arroganza possono ridare respiro al perseguimento dell’interesse comune oltre le divisioni, il pregiudizio. «Mi sento responsabile della bellezza del mondo», ha detto l’imperatore Adriano celebrato dalla Yourcenar nelle sue Memorie. Pompili ci ha richiamato ieri ad essere, con contezza, responsabili della bellezza di Verona, in tutte le sue forme, non solo dentro le proprie mura.

Leggi anche
Domenico Pompili è il nuovo vescovo di Verona: l'arrivo in Duomo a piedi scortato da una folla di giovani

Massimo Mamoli

Suggerimenti