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«ambasciatrice digitale»

Valentina, l'influencer che promuove Verona: «Ecco come ho raggiunto un milione di follower»

La 28enne Raso, seguitissima su Instagram e TikTok, da anni posta viaggi ed esperienze culinarie. Ora sarà anche uno dei componenti del Team Verona per la Regione Veneto: «Dietro un post di 40 secondi un lavoro lungo e complesso, che molti ancora non comprendono. I social? Sono la tivù degli anni 2020». Perché funziono? Io sono local, racconto ciò che non si trova sulle guide»
Valentina Raso, un pubblico di un milione di follower sui social, che la seguono nei suoi viaggi (anche culinari)
Valentina Raso, un pubblico di un milione di follower sui social, che la seguono nei suoi viaggi (anche culinari)
L'intervista a Valentina Raso

Una passione profonda e sincera per un tema o un settore. E poi impegno, molta costanza e soprattutto voglia e coraggio di metterci (nel bene e nel male) la faccia. È l’identikit dell’influencer. Un personaggio popolare soprattutto in Rete che sul tema di cui sopra è in grado di influenzare l’opinione pubblica. Checché ne dicano i detrattori, che vedono questi giovani e giovanissimi, dediti a post e stories e adorati da un esercito di follower, come perditempo. Tanto che questi volti «social», già da decenni corteggiati dalle aziende intenzionate ad allargare (e svecchiare) la platea dei loro brand, fanno gola ora addirittura dalle istituzioni pubbliche.

Prova ne sia l’iniziativa della Regione Veneto, che ha assoldato una squadra di 28 «creators» per vincere la sfida digitale e far sì, sono parole del governatore Luca Zaia, che tutto ciò che di più bello e inedito è custodito nelle sette province – cioè l’orgoglio del Veneto - diventi virale.

Uno di loro è Valentina Raso: 28 anni, veronese, travel&food creator, oltre 164mila follower su Instagram e quasi 800mila su TikTok, oltre a diverse collaborazioni con altre pagine social di turismo. Quel che si dice una discreta “platea”. E, nel curriculum, pure 500 minuti di celebrità, qualche anno fa, sull'«Isola dei Famosi». 

Valentina, che differenza c’è tra «influencer» e «creator»?

Il «content creator» si occupa di creare contenuti per il sito e/o le pagine social di un'azienda. L’influencer crea contenuti sulla pagina del brand, ma anche sulla propria. E, a differenza dell’altra figura, ci mette anche la faccia. Io sono entrambi. In più lavoro come social media manager dal 2015. Insieme al mio compagno abbiamo un’agenzia di comunicazione e portiamo avanti questa grande passione per i social, che è diventata il nostro lavoro.

Come è avvenuto il grande salto, dalla passione alla professione?

Ho sempre avuto la volontà di esprimermi sui social e una passione per i viaggi, che ho preso dai miei genitori. Finché nel 2019 ho cominciato a esplorare il mondo e raccontare le curiosità che trovavo e le esperienze che vivevo. Poi ho evoluto il mio modo di comunicare: ho aperto piccoli blog e, passo dopo passo, sono arrivate le prime collaborazioni con gli hotel, i tour operator e gli enti del turismo. E quello dell’influencer, ora, è diventato il lavoro prioritario, che mi consente di mantenermi e mi dà soddisfazioni, anche economiche.

Finché ha bussato alla porta anche la Regione Veneto…

Non si può sempre viaggiare all’estero: sulle mie pagine e quelle con cui collaboro racconto infatti anche il nostro territorio, con un occhio d’amore. Alla Regione è piaciuto e nei prossimi tre mesi, con gli altri tre compagni del Team Verona (gli influencer Giulia Mischi, Fabio Vicentini e Alessandra Van Zwam, ndr) racconterò con video e contenuti alcuni aspetti che più mi piacciono, come ho sempre fatto.

Ovvero con che taglio?

Mi piace raccontare tutto ciò che è un po’ insolito, fuori dagli itinerari tradizionali. Dico quello che consiglierei a una persona che venisse da fuori provincia e volesse scoprire il territorio veneto. E ci tengo a farlo nella massima sincerità: se vivo qualcosa che non mi piace non ne parlerò. Racconto solo ciò che mi colpisce. Ma per ora il dettaglio dei contenuti del progetto della Regione è top secret.

Facciamo una prova: quale esperienza consiglieresti a chi volesse visitare Verona?

Prima di tutto direi di prendere la funicolare per godersi il tramonto dal belvedere di Castel San Pietro. Poi proporrei un'apericena sulla terrazza dell'Hotel Milano, con vista sull'"ala" dell'Arena. Infine una cena tra i resti romani al tavolo di Giulietta al ristorante Maffei di piazza Erbe.

E invece all'estero, quali esperienze ti sono rimaste nel cuore?

Ho visitato ormai una trentina di Paesi. Ma Maldive e Kenya non si dimenticano. Le prime per l'estetica e le "vibrazioni", non esiste un mare così in nessun altro posto al mondo; il Kenya invece per il safari: dormire in un lodge nella savana con gli animali liberi a due passi è indimenticabile. 

Chi ti aiuta nel girare i video e nella post-produzione dei materiali?

Siamo una coppia, io e Alex Camara (anche lui influencer su Instagram e tiktoker, ndr), nella vita e nel lavoro già da 7 anni. Oltre a lavorare insieme nell’agenzia di comunicazione, ci aiutiamo nella creazione dei contenuti. Perché il lavoro è complesso.

Come lo descriveresti a un «boomer», una persona non così avvezza alle nuove tecnologie?

E’ come creare una trasmissione televisiva degli anni 2020: questa tivù tutti ce l’hanno a portata di mano, sempre con loro, e bisogna essere rapidi e riuscire ad arrivare alle persone in poco tempo, attraverso brevi filmati che raccontino con poche parole cosa ho vissuto nei miei viaggi e cosa potrebbero vivere anche loro.

E quanto sono brevi questi filmati?

Quaranta secondi… ma dietro c’è un lavoro lungo e articolato: girare i video, montarli, scrivere il testo che rispecchi il contenuto, registrare il testo con la mia voce e aggiungere i sottotitoli. In media, un’ora e tre quarti per ogni contenuto. E fra creazione, editing e re-work se cliente cambia idea, a volte le campagne possono durare anche mesi. Non tutti lo comprendono: molte persone, soprattutto su Facebook, non ne capiscono le potenzialità. Invece Instagram e TikTok sono social più aperti alla novità continua.

 

 

 

E poi, almeno per i più adulti, c’è la “concorrenza” di riviste e portali in Rete, dove le informazioni su turismo e ristoranti non mancano. Qual è il valore aggiunto del seguire un influencer?

Che io parlo come «local», mentre altrove si trovano itinerari precostituiti, che molti già conoscono. Io invece vi racconto le cose più particolari che difficilmente troverete su una guida stampata.

E come racconti invece la tua professione ai giovani che ti chiedono consigli per intraprenderla?

Per iniziare serve capire di quale argomento ci piace parlare e ci appassiona. Un desiderio che nasca dal cuore. Perché spesso agli inizi ci si troverà a farlo come secondo lavoro, di sera una volta usciti dall’ufficio o addirittura di notte: impossibile resistere a lungo se non è una passione. E poi partire da piccoli video, piccole rubriche raccontando ciò che si ama, anche se si tratta di argomenti insoliti o di nicchia: in Rete il pubblico è così vasto che sicuramente ci saranno persone pronte ad ascoltare ed apprezzare i nostri consigli.

Pensi che il futuro farà ancora rima con «social»?

Certo, sempre di più i social network avranno ruolo fondamentale nella nostra società e spero di continuare con questo lavoro. Ce la metterò tutta, anche se non andrà sempre bene: ci saranno momenti difficili perché, di fatto, dipendiamo da un algoritmo che cambia ed evolve. Ma l’importante è continuare a pubblicare e continuare a stupirsi. Io quando ho iniziato non sapevo come sarebbe andata, ma sapevo che volevo farlo. Si chiama «serendipity», significa cercare qualcosa e trovare qualcosa di ancora più bello. Ed è quello che è successo a me.

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Elisa Pasetto

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