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L'incubo di una famiglia veronese

«Un anno senza mia figlia. Ora manca solo una firma, ma in tribunale sono in ferie»

Lo sfogo del papà: «Liberi da ogni dubbio, ma vedo lei e mia moglie solo il sabato. Ora mi chiedo: sono davvero dalla parte delle famiglie?»
Bambini Il tribunale archivia le accuse ma non basta per riunire una famiglia. La foto è simbolica ma il gesto spiega
Bambini Il tribunale archivia le accuse ma non basta per riunire una famiglia. La foto è simbolica ma il gesto spiega
Bambini Il tribunale archivia le accuse ma non basta per riunire una famiglia. La foto è simbolica ma il gesto spiega
Bambini Il tribunale archivia le accuse ma non basta per riunire una famiglia. La foto è simbolica ma il gesto spiega

«Non vedo Margherita da quasi tre settimane, ho avuto il Covid e mi sono negativizzato solo domenica. Quello almeno è passato, lunedì ho ripreso a lavorare e ora dovrò aspettare fino a sabato. Per stare con lei un’ora e mezza. Questo non mi passa più». Giulio (il nome è di fantasia, come quello della piccola) parla veloce. Ha voglia di raccontare, di protestare, di capire perché dall’estate di due anni fa vive un incubo.

«Non ci riesco, per me è una cosa incomprensibile rimanere lontano da mia moglie e dalla nostra bambina, trattenute in una Casa famiglia senza che vi sia una valida ragione, tutto per una diagnosi non corretta fatta da un pediatra». La storia di Margherita e del calvario dei suoi genitori, sospettati ingiustamente di averla sottoposta a maltrattamenti, inizia nell’agosto 2020. «Gliela spiego, certo. All’epoca abitavamo in provincia di Padova, dovevamo ancora trasferirci (ora vivono nel Ferrarese), e nel giugno di due anni fa mia moglie notò che la bimba, che aveva poco più di un anno, camminava male. La portammo in ospedale a Cona, dove le fecero un gesso alla gamba destra per una leggera frattura a legno verde».

Nessun problema, nessun sospetto, le tolsero il bendaggio rigido ma dopo qualche giorno la mamma vide che la gamba era gonfia. «Fu uno scrupolo, si preoccupò e a quel punto un’amica le disse di portarla a far visitare in un ospedale diverso e le consigliò Legnago. Decidemmo di andarci per toglierci ogni dubbio, per avere magari qualche consiglio diverso». Nel Veronese arrivarono una domenica pomeriggio, l’ortopedico in servizio al Pronto Soccorso rincuorò entrambi dicendo che il leggero gonfiore era una cosa normale dopo un mese di immobilità.

«Ma a quel punto arrivò un pediatra che disse a mia moglie che lei e la piccola avrebbero dovuto restare in ospedale. Protestammo sottolineando che per l’ortopedico era tutto a posto ma non ci fu nulla da fare. Partì tutto da lì». Il loro calvario si tradusse con una segnalazione alla Procura per maltrattamenti, la piccola venne temporaneamente affidata ad una famiglia ed entrambi vennero indagati. Furono gli esperti nominati dal loro legale, l’avvocato Patrizia Micai, a dipanare - nel corso dell’incidente probatorio davanti al gip - ogni dubbio. La piccola non presentava quel quadro che ipotizzava fratture multiple, e non era stata quindi picchiata. L’indagine fu archiviata e loro scagionati, la bimba potè riabbracciare la mamma ma i servizi sociali attivarono un percorso di valutazione della capacità genitoriale. Iniziò la procedura seguita dal Tribunale dei minori ma vennero mandate in una casa famiglia. Lontano dal papà.

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«Le tengono lì da un anno, sono stato ammalato e ho chiesto alle assistenti sociali di poter recuperare il tempo perso a causa del Covid ma mi hanno risposto di no», prosegue come un fiume in piena. «Margherita chiede di stare a casa, con la mamma e il papà, chiede di vedere i suoi cagnolini e di dormire nella sua cameretta. Ma niente. La vedo un’ora e mezza, al sabato, sempre incontri protetti a volte a casa nostra, a volte in un parco. Con questo caldo. Ma sempre alla presenza di un’assistente sociale. Mi chiedo se sono dalla parte delle famiglie, siamo stati scagionati da quel sospetto orrendo ma continuano a trattenerle».

E poi le regole della «Casa» sono rigidissime: «Il frigo è diviso in tre, devono mangiare tutti alla stessa ora e se la piccola non ha fame salta il pasto. Io non ce la faccio, mia moglie è stanca, esasperata». Il 29 luglio l’avvocato Micai ha presentato istanza urgentissima al magistrato affinché revochi l’allontanamento, il perito incaricato dal tribunale dei Minori ha dato parere favorevole al ricongiungimento urgente e soprattutto che Margherita torni a casa con i genitori.

«Ad oggi non ho ricevuto nulla, sono passati più di 10 giorni, capisco che il giudice sia in vacanza e che il tribunale sia in pausa feriale ma i provvedimenti d’urgenza, e questo lo è, possono essere presi in carico dal magistrato in turno». Dal 2020 aspetta di poter riportare sua figlia a casa. E Margherita ha già compiuto tre anni.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Fabiana Marcolini

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