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GRANDI OPERE

Traforo, ecco
le condizioni
di Technital

Massimo Raccosta, ad di Technital, promotore del progettoL’ingresso del tunnel sotto le Torricelle a Ca’ di Cozzi secondo il progetto originario
Massimo Raccosta, ad di Technital, promotore del progettoL’ingresso del tunnel sotto le Torricelle a Ca’ di Cozzi secondo il progetto originario
Massimo Raccosta, ad di Technital, promotore del progettoL’ingresso del tunnel sotto le Torricelle a Ca’ di Cozzi secondo il progetto originario
Massimo Raccosta, ad di Technital, promotore del progettoL’ingresso del tunnel sotto le Torricelle a Ca’ di Cozzi secondo il progetto originario

Il destino del Traforo delle Torricelle o se si preferisce, del Passante autostradale a nord della città, è appeso a un filo. Perché un progetto che stava in piedi nel 2008, dopo il terremoto dei mercati, delle Borse, della finanza e delle banche che ha sconvolto l’economia negli ultimi otto anni, oggi fa fatica a reggersi in piedi.

E per questo il soggetto promotore che si è aggiudicato la gara per il progetto, vale a dire Technital, con il suo amministratore Massimo Raccosta chiede al Comune un tavolo di confronto per condividere il rischio di impresa. Perché, è il concetto in sintesi, se si procede con il progetto esecutivo e le gare e poi dovesse mancare l’apporto finanziario, il gruppo promotore vorrebbe una manleva e non dover pagare penali per colpe non sue.

Del resto i conti stimati oggi parlano di costi vicini ai 500 milioni di euro, sono previsti 13,2 i chilometri delPassante da Poiano a Verona nord con un tunnel di 2,2 chilometri. Ma questo traforo, tra svincoli, gallerie e ponti sull’Adige, prevede anche una via d’uscita?

Dottor Raccosta, state procedendo con il progetto in due fasi? Il Comune lo attende per fine mese. Ha visto che il sindaco assicura che i 53 milioni della Serenissima ci sono?

«Il traforo va avanti nella misura in cui le condizioni per realizzarlo non diventino impossibili. Se queste condizioni non ci sono, per esempio i 53 milioni previsti, allora c’è il colpo di grazia. Io non ho ricevuto comunicazioni sui 53 milioni, ho letto quanto dichiarato dal sindaco Tosi e non ho motivo di dubitare, ma se negli ultimi tempi sono stati tolti dal castelletto finanziario non è stata per una decisione mia».

Cosa chiedete al Comune?

«Noi nel traforo ci crediamo e al Comune diciamo: veniamoci incontro, perché le condizioni dal 2008 a oggi sono cambiate, la realtà economica è mutata».

«Noi saremmo felici di fare l’opera tutta e subito e già la scelta di realizzarla in due fasi è il frutto della crisi», prosegue Raccosta. «Oggi il traffico è calato, le banche erogano meno finanziamenti, gli oneri finanziari sono cresciuti. Se da parte del Comune non c’è questa presa d’atto, cioè che i tempi sono cambiati, ci può essere il rischio di un abbandono da parte degli imprenditori che portano avanti l’iniziativa insieme con noi».

Avete il timore di pagare penali? Ma non avete firmato contratti....

«No, non abbiamo sottoscritto il contratto. Noi abbiamo vinto una gara per aggiudicarci come promotori il progetto ma nella gara erano previsti i 53 milioni della Serenissima nel piano finanziario. Se vengono tolti non è colpa nostra»

Insomma, dipende dall’atteggiamento del Comune nei vostri confronti?

«Dipende da come l’Amministrazione comunale vuole porsi sulle responsabilità future. Noi finora abbiamo eseguito tutto in autofinanziamento. Ipotizziamo che firmiamo il contratto per procedere con il progetto definitivo, la valutazione di impatto ambientale, i vari oneri finanziari e alla fine riusciamo a capire quali sono i costi finali in gioco. E poi scopriamo che le banche non ci sostengono con sufficienti finanziamenti, la leva bancaria è inadeguata e quindi l’opera non sta in piedi: che si fa? Noi chiediamo una manleva: si chiude tutto e amici come prima».

Voi però, anche se non siamo ancora in fase contrattuale, avete dovuto versare delle garanzie, giusto?

«Sì, esatto. Il Comune vuole escutere le garanzie? Ma mica sono inadempiente io se i mercati finanziari si sono ridotti così e i 53 milioni non ci sono più»

È questa la disponibilità che chiedete a Palazzo Barbieri, insomma...

«Noi chiediamo che ci sia la disponibilità a sedersi attorno a un tavolo e dire che nel caso in cui fossimo costretti a fermarci non ci saranno responsabilità a carico dei privati. Se ne prenderà atto, senza dare colpe a nessuno».

Invece si rischia che il Comune voglia rifarsi sul promotore inadempiente...

«Eh no. Che il progetto non sia più fattibile nei modo previsti, lo ha detto anche l’Autorità nazionale di Cantone. Come promotore non ritengo che mi possano imputare delle mancanze».

«Io voglio andare avanti a tutti i costi con questa opera», ribadisce l’ad di Technital. «Il Comune da parte sua ha paura che nel caso in cui si fermi tutti, possano nascere problemi con la Corte dei Conti. Io dico: veniamoci incontro con un po’ di elasticità, non possiamo andare al suicidio....».

Maurizio Battista

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