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La nuova amministrazione comunale

Tommasi apre l'agenda da sindaco. Le priorità dei primi cento giorni

Damiano Tommasi poco prima della proclamazione (Foto Marchiori)
Damiano Tommasi poco prima della proclamazione (Foto Marchiori)
Damiano Tommasi poco prima della proclamazione (Foto Marchiori)
Damiano Tommasi poco prima della proclamazione (Foto Marchiori)

Quando in municipio, proclamato nuovo sindaco di Verona con 50.118 voti validi pari al 53,4 per cento, indossa la fascia tricolore, Damiano Tommasi chiede con un mezzo sorriso: «E ora? Arrivederci?». Al suo fianco, alla tavola rotonda di sala Arazzi, il giudice Francesco Bartolotti dell’Ufficio elettorale comunale, che ha letto la proclamazione, il segretario generale del Comune Corrado Grimaldi e Patrizia Adami, giornalista che ha guidato l’ufficio stampa di Tommasi.

Poi apre l’agenda: «Sento una grande responsabilità, ma anche una grande fiducia attorno alla mia squadra, che vuole far vivere a Verona una nuova pagina», dice il quattordicesimo sindaco dal dopoguerra a oggi. Ex calciatore, 48 anni, sposato, sei figli, già presidente dell’associazione italiana calciatori, ora alla guida della Don Milani Middle School a Settimo di Pescantina, Tommasi arriva all’investitura alle 11, in piazza Bra. Sale a Palazzo Barbieri dalla scalinata. Accompagnato dal suo staff e da esponenti della coalizione. Con lui la figlia primogenita Beatrice, che l’ha seguito nella lunga corsa amministrativa della coalizione Rete!, di centrosinistra. C’è anche uno dei quattro fratelli di Tommasi, Alfonso. È un momento solenne. Vissuto però da Tommasi con quell’aria da “parvenu” della politica che, insieme tra l’altro all’onda gialla di tanti giovani e movimenti civici, oltre ai partiti, è stato il segreto del suo successo. Ben oltre alle divisioni del centrodestra di Federico Sboarina, suo predecessore, e Flavio Tosi, già sindaco. Entrambi battuti da Tommasi.

Il grazie «Il mio è un ringraziamento collettivo, perché ciò che sarà Verona da qui in avanti dipenderà da tutti, a prescindere da quello che è stato scelto durante le elezioni», spiega. «Perché Verona, e una città, si costruisce con le piccole cose di tutti i giorni e tutti possono e devono contribuire. Quindi sento una grandissima responsabilità personale, ma anche di visione della città. Quanto creatosi in questa tornata elettorale amministrativa è qualcosa di nuovo. Verona ha fatto una scelta», sottolinea, «e portarla avanti è un grande peso, ma anche una grande sfida. Per essere protagonisti, con concretezza, della propria città, che ha tante cose, è tante cose ed è molto di più di quello che viene raccontato. Ci saranno momenti complicati, di frustrazione», spiega, «ma anche momenti in cui ci esalteremo nel poter fare della nostra città qualcosa di nuovo. Speriamo di fare buona amministrazione». Il segnale è lanciato. «Abbiamo disponibilità da tante amministrazioni, di tutta Italia, ma non solo, e il senso di Rete! è stato colto e speriamo si possa concretizzare. C’è bisogno di tutti, anche di chi non la pensa come noi e magari sperava in un altro risultato. Ma le persone si aspettano la concretezza. Per me futuro diverso, contento di non essere solo. Spero siamo facilitatori di questo entusiasmo per trattenere qui i nostri giovani, le nostre risorse migliori, per quel posto in cui meritano di essere».

 

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Ma quali saranno le prime mosse? E Tommasi come risponde all’appello di categorie economiche come Confidustria Verona, Confartigianato, Confagricoltura, Cia, Confcommercio, Casartigiani, e della Camera di Commercio, a non cancellare i progetti validi, come quelli delineati nel Progetto Verona 2040, e a confrontarsi sulle priorità?

Temi «Ho sempre detto che i progetti che vanno a beneficio della città non verranno bloccati e lo confermo, ora», risponde il sindaco. «Faremo una attenta valutazione dei progetti già in campo e poi metteremo in pista quelli che abbiamo messo nel nostro programma». Tommasi individua già una priorità, per i cosiddetti primi cento giorni di amministrazione. Ma fa una premessa, attingendo dal suo periodo di lavoro, da calciatore, in Cina: «Là dicono che dopo cento giorni un bambino è fuori pericolo», spiega. «Ebbene, non in questi cento giorni studieremo e da subito lavoreremo per la città, in squadra. Il primo obiettivo, però, è attivare un ufficio efficiente per attrarre i fondi del Pnrr e dei bandi europei, che richiede una velocità di esecuzione, per centrare gli obiettivi». In tante occasioni in campagna elettorale Tommasi ha parlato di questo tema, cioè quello delle risorse da attingere dall’Europa, attraverso i bandi, oltre che dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, per progetti di sviluppo per la città. Tommasi ha una prospettiva di cinque anni, tanto sarà lungo il mandato appena cominciato, che durerà dal 2022 al 2027. Anche se ieri ha detto che «guardo ai prossimi dieci anni».

È l’orizzonte temporale del nuovo sindaco. Che arriva a fine giugno, proprio a pochi giorni da quella che sembra essere l’imminente data della possibile nomina del nuovo vescovo di Verona, come L’Arena ha riferito nei giorni scorsi, che sarebbe monsignor Domenico Pompili, dal 2015 vescovo di Rieti. «Sapevamo che quest’anno sarebbe arrivato il nuovo vescovo», dice Tommasi, che dice però «di aver parlato in più occasioni, nelle scorse settimane, con il vescovo uscente Giuseppe Zenti».

 

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Tommasi è poi entrato per alcune firme a documenti nell’ufficio al primo piano, al cosiddetto “piano nobile” di Palazzo Barbieri. Nella parte antica del municipio. Lì dovrebbe tornare a insediarsi il sindaco, diversamente da Federico Sboarina che aveva scelto il terzo piano vicino agli assessori. Poi Tommasi, di Sant’Anna d’Alfaedo, è comunque salito al terzo piano, a salutare i dipendenti. Nella sua prima giornata da sindaco di Verona..

Enrico Giardini

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