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La Pandemia

Terze dosi, ricoveri e contagi, i numeri e le previsioni per il Veronese

Sono 12.553 i veronesi che, ad oggi, hanno ricevuto la terza dose di vaccino anti-Covid. Solo nelle ultime due settimane, più di 9mila: 2.071 tra fragili e operatori sanitari; 1.086 over 60; 1.815 tra 70 e 80enni e 4.244 ultraottantenni. Sempre nel periodo 14-28 ottobre, si è ulteriormente allargato anche il numero di chi ha deciso di iniziare la profilassi: sono state esattamente 9.224 le persone che hanno ceduto e hanno fatto la prima dose, spinte probabilmente dall’obbligo del Green pass introdotto a metà ottobre. Molte di più quelle che invece hanno ricevuto la seconda - 17.321 - e che dovranno ora attendere sei mesi per mettersi al sicuro con il rinforzo o booster, al momento autorizzato dal governo solo agli over 60, ai sanitari e a chi, indipendentemente dall’età, rientra nelle categorie dei super-fragili.
Il tutto, tradotto in percentuale, porta all’80.4 i cicli completati nella nostra provincia, mentre l’83.7 dei cittadini si è coperto solo con la prima somministrazione. Manca quindi all’appello il 16,3 per cento dei veronesi. «Ed è a questa fetta di popolazione», spiegano gli infettivologi da quasi due anni alle prese con la pandemia, «che ci appelliamo perché si vaccini: con le varianti, sempre più contagiose, con l’arrivo del freddo e dell’influenza, è opportuno mettersi in sicurezza per evitare che la curva epidemiologica salga. E purtroppo», confermano, «anche se si tratta ancora di poche decine di numeri, in questi ultimi giorni è tornata su».


Le previsioni non sono rosee. Secondo lo studio settimanale di Altems dell’Università Cattolica stiamo già vivendo un «fine ottobre rosso». Proprio il Veneto, spiegano i ricercatori, insieme al Friuli Venezia Giulia (dove s’è sviluppato un cluster di contagi dopo le proteste dei portuali), è una delle quattro regioni italiane più a rischio per la ripresa dell’infezione. Tra i cinque fattori «impattanti» uno è dato proprio dalla proporzione di popolazione non vaccinata. L’ultimo bollettino della regione conferma in effetti che l’incremento degli attuali positivi è stato nelle ultime 24 ore di 270, sorpassando quota diecimila (10.215), con due decessi e 523 nuovi casi.
Situazione speculare nel Veronese, dove con le dovute proporzioni i numeri denunciano la stessa leggera virata verso l’alto: se l’8 ottobre i veronesi contagiati erano 1.070, due settimane dopo (cioè ieri) hanno superato la soglia dei 1.100 salendo a 1.116. Influisce di sicuro, sulla scoperta dei nuovi infetti, il boom di tamponi imposto dal Certificato verde, «ma non è comunque un dato da sottostimare», spiegano i biostatistici, «dato che comunque è passato ormai più di un anno e mezzo dallo scoppio della pandemia: se la curva, sebbene di poco, registra balzi in su, significa che il virus circola ancora e che è importante continuare a vaccinare chi ancora non l’ha fatto, rafforzando con il booster il resto della popolazione». La conferma che «non siamo al sicuro» arriva, ad esempio, dai Paesi in cui c’è stato un allentamento prematuro delle misure anti-contagio: con le aperture al 100%, con lo stop alle mascherine e al distanziamento sociale, il Covid ha tirato su la testa ed è tornato a colpire, ad esempio in Gran Bretagna, grazie anche alle sue micidiali mutazioni.


I numeri a cui è ferma la campagna vaccinale (in Veneto l’81,1 per cento ha completato il ciclo) non permetterebbero, quindi, la «sicurezza» dell’immunità di gregge. «Non so se arriveremo mai al 90%», ha ammesso il presidente Zaia, «di sicuro è impossibile il 100%, anche perchè bisogna contare quelli che tutte le settimane vanno in piazza a protestare. L’obiettivo del 90% sarebbe già un grande traguardo: all’85% ci arriviamo, dopodichè ogni giorno è un giorno in più per fare la cosa giusta e con responsabilità capire che vaccinarsi è l’unica salvezza».

Camilla Ferro

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