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testimonianza DALLA SIRIA

Cardinale Zenari: «Aleppo è al buio tra neve, macerie e folle di rifugiati»

Il veronese Mario Zenari, Nunzio apostolico in Siria, parla della situazione nel Paese dopo il terremoto
Il nunzio. Il cardinale Mario Zenari, veronese, è nunzio in Siria
Il nunzio. Il cardinale Mario Zenari, veronese, è nunzio in Siria

La prima immagine della distruzione causata dal terremoto, all’arrivo ad Aleppo in Siria è «la grande moschea con i quattro minareti spezzati». Poi «la chiesa, al centro della zona cristiana, con i cornicioni caduti». Sono le immagini raccontate dal cardinale veronese Mario Zenari, Nunzio apostolico in Siria.

Monsignor Zenari parla al cellulare «dal convento dei francescani, dove alloggio in questo momento, nella zona cristiana della città. Sono in una stanza buia, manca l’elettricità». E poi c’è la neve: «Partendo da Damasco», spiega, «ho impiegato più del solito a raggiungere Aleppo, a causa dei cumuli di neve sull’autostrada. Ci si mette pure il meteo ostile; questo è un inverno molto rigido. Si può immaginare la sofferenza della gente sopravvissuta, rimasta senza casa, al freddo, e ora in cerca di un riparo sicuro».

Migliaia di vittime

Sono diverse migliaia i morti sotto i crolli provocati dalle potentissime scosse fra Turchia e Siria. Ma all’emergenza di estrarre dalle macerie i possibili superstiti, si somma l’urgenza di trovare un tetto stabile e beni di prima necessità a una moltitudine di famiglie, mentre gli aiuti – che devono attraversare la Turchia – stentano ad arrivare a destinazione.

Il convento francescano, spiega, è «già pieno di gente rifugiata. I padri mi hanno detto che qui hanno circa cinquecento persone da ospitare, persone che hanno paura di tornare nelle loro abitazioni, insicure dopo il terremoto». La disperazione del popolo, prosegue il nunzio apostolico, si riassume «nelle lacrime di una signora di quarant’anni, accolta qui: suo marito è stato estratto morto dalle macerie».

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Guerra e solidarietà

«Porterò la solidarietà del Papa, e con i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose cercheremo di organizzare i soccorsi e la solidarietà, che arriva già da tante parti». Arriveranno fino alla Siria, gli aiuti, attraverso la Turchia, dove la situazione non è certo migliore? «Non entro nella logistica», risponde monsignor Zenari, «perché siamo in un Paese in guerra. Voglio sperare», sottolinea, «che al primo posto ci sia la persona umana, la persona che soffre, e che vengano superate tante barriere, in primis politiche. Faccio appello alla buona volontà di tutti quanti, affinché si provi compassione per la gente al freddo, che ora manca di tutto e piange i propri cari».

«Il Papa ha mandato un messaggio, inviato al nunzio della Turchia e me, nunzio della Siria, con la sua profonda solidarietà per il dolore causato da questo terribile flagello naturale. Francesco prega per le vittime, è solidale con i familiari, e incoraggia i soccorritori, coloro che si prodigano per alleviare queste sofferenze». Aggiunge, infine, il cardinale veronese: «Ringrazio la solidarietà, che già proviene da tante parti, governi, istituzioni, chiese. Anche la Chiesa italiana ha già manifestato la sua consueta vicinanza, e tante Caritas. Mi auguro la buona volontà da parte di tutti».

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