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Rincari delle materie prime

Tav, appalti «flop». La super-ferrovia rimane senza rotaie

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Galleria della Tav a San Giorgio in Salici
Galleria della Tav a San Giorgio in Salici
Galleria della Tav a San Giorgio in Salici
Galleria della Tav a San Giorgio in Salici

La Tav da Brescia a Verona, la superferrovia che avvicinerà i nostri confini per lavoro, tempo libero, merci, fa i conti con i rincari delle materie prime. Ferro, acciaio, cemento che significano binari, traversine, scambiatori, tutto quello che in gergo si chiama «armamento». Tutto questo è a rischio. Sì perché le aste per gli appalti vanno deserti. Le aziende non ci stanno dentro con i costi, come si suol dire, e disertano le gare. A nulla è valso un aumento del 10 per cento, da 60 a 66 milioni per l’importo base.

Ma è pensabile una ferrovia senza binari? No e quindi una soluzione si troverà. Intanto però i supertreni accumulano ritardi. L’ultimo caso nei giorni scorsi: l’armamento era infatti l’oggetto di un ricco appalto, andato a vuoto, per i cantieri della Tav Brescia Verona. Cantieri che sono aperti senza interruzione anche nella nostra provincia dove si stanno realizzando passaggi fondamentali, come la galleria di San Giorgio in Salici. Ma l’asta è andata deserta, per la seconda volta consecutiva: una commessa da oltre 66 milioni di euro che in tempi normali avrebbe fatto gola alle imprese del settore, le stesse che invece questa volta l’hanno snobbata. La stessa sorte, asta deserta, aveva già avuto anche il primo tentativo di assegnare lo stesso appalto: oltre 60 milioni di euro per il cosiddetto «armamento» ferroviario, ovvero la fornitura e la posa di rotaie, traversine, attacchi e deviatoi, la sovrastruttura ferroviaria vera e propria, da Rezzato a Verona Ovest. Nel dicembre scorso era fallito il primo tentativo, con importo a base d’asta di 60 milioni e 532 mila euro: nessuna offerta era stata presentata, e la crisi dei prezzi per energia e materiali non era acuta come nelle ultime settimane. La gara è quindi stata ripetuta alzando gli importi, a 66 milioni e 43 mila euro. Ma il termine per la presentazione delle offerte, che scadeva il 21 marzo, è stato prima prorogato al 5 aprile (segno di una possibile carenza di offerte) e poi concluso nei giorni scorsi con lo stesso esito.

La comunicazione di Cepav Due, il consorzio Eni per l’alta velocità che sta coordinando la grande opera come general contractor, è essenziale, stringata, quasi laconica: «Al termine ultimo per la presentazione delle offerte, non è stata caricata al portale alcuna domanda di partecipazione alla procedura». Ma se nemmeno alzando l’importo di circa il 10%, da 60 a 66 milioni, si è trovato un fornitore, può voler dire che il problema sia sì congiunturale, ma di incerta soluzione, stanti queste condizioni di mercato, con i prezzi alle stelle per acciaio, energia e materiali da costruzione: segno forse di una diffidenza delle imprese ad accollarsi lavori a importo prefissato, in una situazione di estrema volatilità dei costi.

Una situazione che la guerra in Ucraina ha senz’altro acuito, ma che si era già innescata in precedenza con il bonus 110 e le conseguenti speculazioni sui materiali. Tant’è vero che anche prima della guerra, due mesi fa, Cepav Due aveva visto il «flop» di un altro appalto importante: nessuna offerta era pervenuta per un appalto da 19 milioni e 416 mila euro relativo all’acquisto e all’installazione di barriere antirumore lungo il tracciato da Brescia a Verona, gara in scadenza lo scorso 2 febbraio senza che ci siano state manifestazioni di interesse.

Che fare? Sulla carta le possibilità non mancano: si può procedere a qualche forma di assegnazione diretta, oppure Cepav Due potrebbe decidere di svolgere il lavoro in proprio, tramite le imprese che formano il consorzio, formato da Saipem del gruppo Eni, Pizzarotti (impresa di costruzioni e ingegneria civile) e Icm Maltauro. Ma anche per loro, come per tutte le altre imprese d’Italia, i prezzi dei materiali sono al momento un grosso punto interrogativo, che non dà punti di riferimento. Il problema è che con queste due gare andate a vuoto si potrebbero accumulare due, tre o quattro mesi di ritardo sulla tabella di marcia dei cantieri, che proprio nell’ultimo periodo avevano preso slancio con lavori molto visibili lungo tutto l’asse Brescia-Verona da Pozzolengo a Lonato, Peschiera, Sommacampagna. Il completamento della Brescia - Verona è programmato entro il 2026 con successivi interventi sugli ingressi ad ovest e ad est sulla città. La Verona - Vicenza è tutta finanziata fino alle porte di Vicenza, salvo revisioni prezzi e gare per l’armamento. Ma se davvero il problema è nei costi dei materiali e dell’energia per produrli, è un problema che non si risolverà a breve.

Maurizio Battista

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