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LA REPLICA DELLA PROVINCIA

Superbeton, odori
e fumi a Montorio
È protesta continua

Antonio PastorelloUn cartello di protesta esposto da alcuni abitanti di Montorio
Antonio PastorelloUn cartello di protesta esposto da alcuni abitanti di Montorio
Antonio PastorelloUn cartello di protesta esposto da alcuni abitanti di Montorio
Antonio PastorelloUn cartello di protesta esposto da alcuni abitanti di Montorio

Quella appena trascorsa è stata una settimana difficile per tanti abitanti di Montorio, ancora alle prese con continue lamentele legate alla Superbeton (azienda che produce conglomerati bituminosi), come confermato dalle parole di una residente della zona: «Ormai la situazione è insostenibile. Spesso, al mattino, bisogna chiudere le finestre e portare altrove i bambini piccoli perché si fatica a respirare. Ci sono fumi e, a volte, ti sembra di essere in inverno quando c’è la nebbia. In questi giorni d’estate capita di metterci all’aperto per mangiare ma, dopo un po’, bisogna scappare in casa a causa anche del forte odore e la polvere che provoca pizzicore in gola. A nostro avviso ultimamente, nulla è cambiato e vorremmo che questa situazione venisse risolta».

Il 21 luglio è scaduta la diffida alla Superbeton presentata dalla Provincia, e il consigliere di circoscrizione Paola Cavalieri di Civica Attiva ha inoltrato una richiesta di accesso agli atti per poter capire quale fosse l’evolversi dei fatti, ricevendo un documento riguardante la risposta della Superbeton che chiedeva una proroga di 60 giorni per poter smaltire i rifiuti in eccesso.

Il presidente della Provincia, Antonio Pastorello, e Carlo Poli, dell’Area funzionale servizi in campo ambientale, chiariscono la posizione dell’ente nella vicenda. «I 60 giorni richiesti non verranno concessi», esordisce Poli, «però la situazione va spiegata. La Superbeton lavora con due titoli: uno è quello definito in semplificata acquisito da prima e contenuto nell’autorizzazione unica ambientale, mentre l’altro è il titolo ordinario che non ha ancora completato perché deve ancora sistemare l’impianto. Ad oggi la ditta operava in semplificata, legata però all’attività di cava che, finché era tale, esisteva per il recupero di rifiuti intesi come il fresato e la produzione di betonaggio. Nel frattempo la Regione ha dichiarato che la cava è estinta, quindi noi non solo non possiamo rispondere positivamente alla proroga perché non esiste più teoricamente quel provvedimento, ma abbiamo dichiarato la decadenza di quell’autorizzazione».

Come Poli puntualizza, però, «questo non vuol dire che la Superbeton ha finito e deve andare via. Vuol dire che deve continuare a completare il progetto in ordinaria e portarlo a termine iniziando l’esercizio provvisorio. Quindi la partita della diffida è chiusa perché si sta chiudendo la partita legata all’autorizzazione semplificata che hanno adesso. Da loro ci è stato comunicato che, nonostante abbiano cercato di smaltire quello da noi richiesto, non sono riusciti a completarlo chiedendo una proroga. Su questa richiesta noi ci esprimiamo negativamente perché consideriamo, con l’estinzione della cava da parte della Regione, chiusa la partita della semplificata. Al limite dopo inizierà la partita legata all’ordinaria».

Ma la Provincia controllerà che tutto venga fatto come previsto? «I controlli li facciamo affidandoli anche alla polizia locale o alla commissione di vigilanza. Sulla risposta della Superbeton c’è poco da controllare perché sono loro stessi ad autodenunciarsi di non aver fatto in tempo a rispettare gli obblighi».

Molte persone inoltre si sono chieste come mai ci può essere un’attività simile in una zona agricola dove si coltivano frutteti. «Quella è area agricola utilizzata per l’attività di cava», afferma Poli, «finita la cava torna a essere agricola e resta agricola. Finchè esiste, quell’impianto può stare dov’è. Finito l’utilizzo da parte dell’azienda dovrà essere rimosso ripristinando l’area agricola».

Duecento segnalazioni ufficiali e circa 1.300 adesioni al Comitato Ambiente è un segno che gli abitanti della frazione stanno vivendo una situazione difficile da sostenere. «Il nostro compito è bilanciare le esigenze del territorio», prosegue Poli, «sia di chi ci abita ma anche di chi ci lavora, senza fare danni a nessuno. Il territorio conta 250 impianti di gestione rifiuti, tutte cose che creano impatto ma vogliamo trovare un equilibrio tra l’attività produttiva e la gente»

E Pastorello chiude: «Il nostro compito è quello di tutelare i cittadini ma anche chi lavora e quindi, in questo caso, l’obiettivo è quello di trovare un punto d’incontro, di vivibilità, una soluzione nel rispetto della legge».

Marco Hrabar

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