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L'attentato

Suora uccisa dai jihadisti. Ecco l'audio della sua ultima telefonata: «Che il Signore ci protegga»

Era in Africa da 59 anni. Aveva detto: «Qui ormai scappano tutti: infermieri, aspiranti suore, è triste»
A sinistra suor Maria De Coppi; a destra Chipene dopo l'attentato
A sinistra suor Maria De Coppi; a destra Chipene dopo l'attentato
L'ultimo vocale di suor Maria De Coppi: «Stanno facendo una strage»

L’ultima telefonata in Italia, con la voce rassegnata di chi sa, anche se spera che non sia così, che la fine è vicina e si affida a Dio. Suor Maria De Coppi aveva 83 anni, da 59 era missionaria in Mozambico, in una delle missioni dei Comboniani che hanno la loro casa madre a Verona. È morta nell’attentato terroristico alla sua missione. L’altra sera, un’ora prima di essere ammazzata con un colpo di proiettile alla testa ha chiamato una consorella per esprimerle tutta la sua preoccupazione. L’attentato alla comunità di Chipene è avvenuto intorno alle 21 di martedì e ancora non sono certi gli autori nè le circostanze precise. È scoppiato l’inferno quando un commando forse di Al Shabaab ha fatto irruzione nella missione, hanno dato fuoco alle case, alle scuole, all’ospedale. Le suore hanno tentato di mettere in salvo le ragazze aspiranti suore. «Le notizie riguardanti le sorelle lì presenti», aveva fatto sapere la segreteria generale in una prima nota «sono incerte e durante la notte non è stato possibile raggiungere il luogo per averne di più precise. L’unica sorella con la quale abbiamo avuto contatto è suor Eleonora Reboldi, scappata in foresta con alcune ragazze». La stessa nota parlava di «preoccupazione» per suor Angeles Lopez Hernandez e suor Maria De Coppi, ritrovata poi uccisa da un colpo di pistola alla testa.

L’ultima telefonata

Agghiacciante ascoltare il messaggio di suor Maria. Una voce pacata, rassegnata: «La situazione si sta aggravando, qui la situazione è molto tesa. Sono arrivati i gruppi di quelli che chiamano Al Shabaab, gli insurgent, sono a 15-20 chilometri da qui e sembrano che abbiano fatto già una strage. Qui tutto il popolo sta scappando, tutti se ne stanno andando via, le quattro aspiranti suore con altre due le porteremo via domani per portarle a casa e verranno a prenderle. Sono tutti molto tesi, tutti che se ne vanno, professori, infermieri, alunni tutti che scappano via. Oggi sono andata all’amministrazione per sapere qualcosa non c’era nessuno. La situazione è triste, speriamo che il signore protegga noi e protegga questo popolo. Ciao Maria, ciao, e buona notte», le ultime parole di suor Maria prima che scoppiasse l’inferno in terra. Poche ore dopo il commando era alla missione.

Una vita in missione

Suor Maria era da 59 anni in Mozambico, che aveva raggiunto per la prima volta nel 1963 dopo un viaggio in nave, quando era una colonia portoghese. Aveva acquisito la cittadinanza mozambicana, e aveva prestato servizio in varie missioni della provincia di Nampula. Nella missione operavano anche due sacerdoti, don Loris Vignandel, 45 anni, originario di Corva e già parroco di Chions (Pordenone) e don Lorenzo Barro, che è stato rettore del seminario diocesano pordenonese, entrambi fuggiti. Secondo quanto riferisce il Centro missionario della Diocesi di Concordia-Pordenone, «i ribelli hanno assaltato la missione, dando fuoco a tutte le opere parrocchiali. Suor Maria è stata uccisa durante l’agguato. Tutti i sopravvissuti sono scappati verso Nacala».

I veronesi

Ci sono anche don Francesco Castagna e Fabio Gastaldelli, altri missionari veronesi in Mozambico, che ieri hanno informati i confratelli di Verona di quanto era accaduto e di quello che stavano facendo. «La notte scorsa alle 21, Chepene è stata attaccata, scuola, ospedale bruciati, i terroristi sono entrati nella casa delle suore hanno sparato dalle finestre uccidendo suor Maria, le altre hanno fatto scappare le bambine nella foresta assieme a loro, le altre suore stanno bene, i preti hanno fatto scappare i ragazzi dell’internato, ma le case e la scuola dell’internato sono state bruciate. Io e don Fabio siamo andati a recuperare i preti e le suore, lungo la strada ci sono posti di blocco, sono arrivati elicotteri dell’Esercito che fermano e controllano le auto, ci sono auto piene di persone ovunque». Gli ultimi due anni in Mozambico sono stati molto duri.

L’intervista

«Al nord del Paese è in corso una guerra per i giacimenti di gas e la gente soffre e scappa: nella mia parrocchia ci sono 400 famiglie che arrivano dalla zona di guerra. Poi è venuto il ciclone. Infine l’anno scorso la siccità si è prolungata per tanto tempo. Oggi a Nampula c’è una estrema povertà». Così raccontava la situazione nel Paese africano suor Maria De Coppi, la religiosa comboniana uccisa la scorsa notte in un attacco terroristico. In un’intervista dell’ottobre scorso, riportata dal sito del settimanale diocesano di Vittorio Veneto L’Azione, suor Maria aggiungeva che «nonostante la povertà materiale, l’ascolto dell’altro resta un dono grandissimo, è riconoscergli dignità. La popolazione della zona di Nampula è fatalista, aspetta che passino la guerra e le calamità. Qui dicono: la nostra guerra è di non fare guerra». Ma c’è chi invece arma quelle mani, a volte inconsapevoli, mascherando con l’estremismo religioso ciò che è invece interesse economico.

«La missione che più ha amato»

«La missione di Chipene (Lurio) è stata la missione che da sempre ha amato. Da questa terra scriveva delle lettere appassionate, cariche di amore e bellezza per il popolo e la terra a cui ha dedicato la sua vita». Gabriella Bottani, nipote di suor Maria, ricorda con queste parole la religiosa tragicamente morta in Mozambico. Sul drammatico attentato è intervenuto anche padre Silvano Dal Dosso, missionario “fidei donum”, che fino a luglio era in Mozambico: "L’attacco dell’altra notte ora è sulla bocca di tutti perchè ad essere uccisa è una persona con passaporto europeo. Forse era proprio questo il senso dell’attacco: far parlare, lanciare un messaggio".

Alessandra Vaccari

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