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«Spariti i giovani e gli stagionali provenienti dall’Est e dal Sud»

Sul lago La prima giornata dal clima estivo ha richiamato molte persone
Sul lago La prima giornata dal clima estivo ha richiamato molte persone
Sul lago La prima giornata dal clima estivo ha richiamato molte persone
Sul lago La prima giornata dal clima estivo ha richiamato molte persone

Plateatici brulicanti tra un tripudio di fioriere, tintinnio di piatti e bicchieri, voci svelte e disinvolte «Permesso signori, prego». È una domenica di bella stagione che anticipa l’estate, sulle rive del lago di Garda. Il sole, il riverbero dell’acqua, il rumore sordo delle barche in porto cullate dallo sciabordio. Eppure qualcosa manca. Mancano i volti giovani di chi si è trovato un “lavoretto” al bar nei fine settimana per pagarsi la vacanza. Mancano austriaci e altoatesini forti della lingua tedesca, consapevoli di trovare qui un impiego sicuro. E i pendolari del Sud in trasferta per lavorare tutta la stagione. E i numerosi cittadini dell’Est europeo, negli ultimi anni arrivati a frotte. Fino a tre-quattro anni fa la loro era un’invasione puntuale, anticipata in inverno da una marea di lettere inviate in ristoranti, alberghi, campeggi con la candidatura per una mansione qualsiasi: cameriere, cuoco, lavapiatti, addetto alle camere. Ora, invece, nessuno cerca più un lavoro stagionale. I motivi? Tanti fattori o forse è solo che sono cambiati i tempi. Il risultato, però, è uno: «Siamo sotto organico, e quasi tutti i colleghi da qui a Riva vivono lo stesso problema», spiega Giorgio Sala, titolare del ristorante La Formica di Bardolino, che sente però le voci dell’associazione De Gustibus dei ristoratori gardesani che presiede. Allora che si fa? «Facciamo con quello che abbiamo e i pochi che si propongono li prendiamo, ma dobbiamo formarli. Perché l’altro problema è che manca personale qualificato». Non ne arriva neppure dalle scuole specializzate: «Abbiamo un collegamento, ma quello che esce è relativo e servono molte più persone, oltre al fatto che ne servono anche con esperienza. Ha preso contatti con il mio ristorante solo una studentessa dell’alberghiero per la stagione». A fare una lista delle figure che servono si perde il conto. I ristoratori cercano camerieri e cuochi. Negli alberghi, gli addetti alla sistemazione delle camere e alla reception «che sappiano le lingue, almeno l’inglese», spiega un albergatore. Nei campeggi, che ormai sono cittadelle complete di tutto, servono receptionist, giardinieri, manutentori, camerieri, cuochi, lavapiatti, pizzaioli, banconieri, bagnini e personale di palestra: «Prima qui c’era di tutto, studenti, lavoratori... Ora nessuno. Non vengono proprio in cerca», aggiunge Giovanni Bernini, proprietario del camping Du Parc di Lazise, e presidente di Assogarda camping. «Neppure da lontano. C’è chi cerca il posto fisso perché magari deve comprare casa e accedere al mutuo. Ma in un campeggio come il mio, con 1.500 ospiti, do lavoro a una cinquantina di persone, di cui una decina fisse. Molti invece non vogliono lavorare la sera. Alcuni giovani hanno aperto una loro attività, gli altoatesini, visto lo sviluppo del settore, trovano lavoro là. I fattori sono tanti». «Gli studenti mancano da anni, anche solo quelli che chiedevano un lavoro per il fine settimana», continua Sala. «Ma soprattutto sentiamo la mancanza dei lavoratori più preziosi: quelli dell’Est, spariti, e del Sud». Non sa dire il motivo, Sala: «Forse per il reddito di cittadinanza e per la difficoltà di trovare un alloggio qui. E poi lavorare per il turismo significa turni di sera e nei festivi. Questo per alcuni è un problema». E se fosse una questione economica? In camping il contratto prevede 1.200 euro netti più straordinari ed extra. «Certo, dovrebbero essere di più, ma lo Stato trattiene moltissimo dalla busta paga», dice Bernini. «Per un cameriere sono 1.500 netti con una stagione che va da marzo a novembre» spiega Sala. E chi cerca lavoro per un solo mese? «A trovarli, prendiamo anche loro».•.

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