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«Siamo in ultra emergenza»

Le dichiarazioni di Luca Zaia sul tema medici di base alza un polverone. Da una parte c’è la Federazione dei medici di medicina generale che chiedono un incontro per discutere della riorganizzazione del settore. Dall’altra i consiglieri regionali Pd Anna Maria Bigon e Francesca Zottis che accusano: «Nel 2018 la Regione Veneto ha chiesto al governo di ridurre il numero delle borse di studio annuali facendo marcia indietro solo dopo le proteste sindacali». L’incontro lo pretendono i camici bianchi a seguito dell’intervista di ieri de L’Arena del governatore sull'argomento spinoso dell'emergenza dovuta alla carenza di medici di base. A finire nell’occhio del ciclone alcune dichiarazioni di Zaia su posti, graduatorie e zone carenti. Affermazioni che hanno scatenato il disappunto del presidente della Fimmg del Veneto, Maurizio Scassola. «Abbiamo ormai superato il 30 per cento di dimissioni da parte dei colleghi che frequentano il corso triennale in Medicina generale, dimissioni che si sommano a una graduatoria regionale che è ormai solo virtuale e non rappresenta più alcuna riserva professionale disponibile», ha scritto Scassola in una lettera indirizzata a Zaia. «Inoltre la fascia prepensionabile dei medici di medicina generale ammonta a ben 656 su un totale di 2.937 attualmente attivi in Veneto. Quindi, entro il 2025 andrà in pensione il 20,1 per cento dei medici di famiglia che assistono attualmente quasi un milione di Veneti. E molti medici già oggi stanno andando in prepensionamento prima dei 68 anni». Secondo il presidente Scassola, il quadro non è più emergenziale, ma ultra-emergenziale, aggravato dai problemi di assistenza e cura di una popolazione sempre più anziana, fragile sia fisicamente che psichicamente. «Il Veneto», scrive ancora, «ha bisogno di modelli organizzativi nuovi, dignitosi, protettivi che permettano ai medici di medicina generale di curare i cittadini con adeguato personale di supporto e in ambienti degni di uno dei sistemi sociosanitari, per il resto, migliori al mondo. Da queste poche e forse frettolose riflessioni nasce la necessità di un immediato incontro tra le rappresentanze della medicina generale e la politica della Regione». Anche Bigon e Zottis controbattono a Zaia: «Il Veneto sta bloccando, se non smontando le forme associative. Insomma, la Regione in questi anni ha agito accentuando il fenomeno della cronica carenza dei medici di base». E ancora: «La lega, a livello nazionale, deliberando la Quota Cento, è intervenuta con un ulteriore aggravio. Infine, circa i 600 medici previsti nei prossimi tre anni, occorre tener conto dei pensionamenti previsti prima di stabilire che questi ingressi risolveranno la situazione. •.

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