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i dati dell'autovalutazione

Note, sospensioni e genitori convocati: a Verona le scuole più severe del Veneto

Negli istituti scaligeri il numero degli interventi è più alto di quello regionale. Dilaga tra i banchi il malessere di giovani e giovanissimi: solo un istituto su dieci non segnala alcun episodio problematico
Un ragazzino a scuola: dai dati segnalati dalle scuole emerge che il fenomeno del disagio è diffuso nel 90 per cento degli istituti
Un ragazzino a scuola: dai dati segnalati dalle scuole emerge che il fenomeno del disagio è diffuso nel 90 per cento degli istituti
Un ragazzino a scuola: dai dati segnalati dalle scuole emerge che il fenomeno del disagio è diffuso nel 90 per cento degli istituti
Un ragazzino a scuola: dai dati segnalati dalle scuole emerge che il fenomeno del disagio è diffuso nel 90 per cento degli istituti

Meno di una scuola su dieci, nel Veronese, è un’isola felice, nel senso che non ha rilevato alcun episodio problematico nel corso dell'anno. Ma la media regionale e quella nazionale sono addirittura inferiori, a testimonianza del fatto che, per un motivo o per l'altro, non c'è plesso che si salvi. È quanto emerge dai «Rapporti di autovalutazione» del 2022 consultabili sul sito «Scuola in chiaro» del Ministero dell'Istruzione.

La raccolta statistica elaborata dal Sistema nazionale di valutazione è soggetta alla correttezza dell'inserimento dei dati e dunque non una valenza statistica “scientifica“, a maggior ragione nel 2022, anno in cui è ripartito il processo di autovalutazione delle scuole dopo un periodo di sospensione a causa della pandemia.

Stando ai dati resi pubblici, durante lo scorso anno scolastico il 71,4% dei dirigenti scolastici veronesi ha dovuto convocare almeno una volta i genitori per casi problematici, l'81% ha dovuto convocare gli alunni, il 42,9% delle scuole ha fatto ricorso a sospensioni con obbligo di frequenza e il 38% con allontanamento dalle lezioni, il 9,5% ha chiesto l'intervento dei servizi sociali e un altro 9,5% ha chiesto alle famiglie un risarcimento economico per danni.

Dai telefonini "fuorilegge" alle offese ai prof

«Aggressività, mancanza di rispetto nei confronti dei professori, uso eccessivo dei telefonini... Non si può generalizzare, ma è fuor di dubbio che, come può accadere tra le mura domestiche e in altri contesti, anche in classe vi siano alcune difficoltà di relazione e di gestione dei ragazzi», spiega la psicologa Giuliana Guadagnini, da molti anni collaboratrice delle istituzioni scolastiche. È probabilmente questo uno dei motivi per cui le scuole veronesi sembrano reagire con più severità nei confronti degli atteggiamenti inadeguati.

Note, richiami e colloqui "chiarificatori"

Per esempio, a Verona commina note sul diario o ammonizioni scritte sul registro il 90,5% degli istituti, contro la media regionale dell'85,4% e nazionale dell'84,9%. Ancora, abbassano il voto di comportamento l'85,7% delle scuole, contro la media regionale del 84,5% e nazionale del 77,1%. Ma qui si fanno anche molti più colloqui «chiarificatori» tra alunni e docenti e in oltre sei casi su dieci si lavora non con il singolo ma con l'intero gruppo classe, segno che c'è un'attenzione particolare al tema delle fragilità e del disagio, argomento che è anche oggetto delle attività della rete provinciale Sppe per il supporto psicologico, pedagogico ed educativo attivata all'intero dell'Ufficio scolastico territoriale di Verona.

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Attenzione al disagio

«All'aumento degli stati d'ansia, dei fenomeni depressivi e di autolesionismo si sommano manifestazioni di rabbia apparentemente immotivate e un senso di competizione che porta a dimostrazioni estreme di “valore”. C'è chi non riesce a staccarsi dal cellulare, chi non accetta il voto negativo, chi si presenta in classe senza aver fatto i compiti e in tutti i casi si pretende di avere ragione quando il docente richiama. Anche da quelle famiglie che giustificano i figli in tutto e per tutto, la scuola non viene più vista come un rinforzo positivo».

I ragazzi soffrono e chiedono aiuto, e sul territorio «si sta facendo molto», conferma Guadagnini. E per ribadire il carattere parziale dei «Rapporti di autovalutazione» spiega che, se i progetti di educazione alla legalità risultano attivi nel 47,6% delle scuole, «in realtà si fanno dappertutto e per tutto l'anno scolastico». Lo stesso si può dire in riferimento all'attivazione di servizi di consulenza psicologica o sportelli di ascolto, che sembra riguardare il 62% dei plessi, «mentre a me risulta che siano stati attivati quasi ovunque nelle scuole di ordine e grado», sottolinea la psicologa.

 

Laura Perina

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